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Il presidente eletto Joe Biden ha scelto il generale Lloyd Austin III per guidare il Pentagono. Lo ha riportato Politico, e confermato la Cnn. Generale quattro-stelle, classe 1953 dell’Alabama, sarà il primo segretario alla Difesa di colore, a patto che la nomina superi l’iter di approvazione (rafforzato) del Congresso. L’indiscrezione della stampa Usa ha fatto il giro dei media internazionali. D’altra parte, con la squadra di governo quasi al completo, la casella del dipartimento della Difesa era la più rilevante tra quelle libere. Per Biden la scelta appare in linea con le nomine del team di sicurezza nazionale. Austin è un esperto degli affari militari, legato all’epoca obamiana, gran conoscitore del Medio Oriente e abituato all’interlocuzione con partner e alleati.

LE PRESSIONI DEL CONGRESSO

Fino a un paio di settimane fa sembrava tutto pronto per l’annuncio di Michele Flournoy, l’esperta e fondatrice del Cnas, con il curriculum segnato per arrivare al vertice del Pentagono. Poi però sono aumentate le pressioni del Black Caucus del Congresso, lamentatosi per le “troppe facce bianche” nel team per la sicurezza nazionale. Alla fine, stando alle indiscrezioni di stampa, Austin III avrebbe dunque superato la Flournoy nelle preferenze del presidente eletto.

IL VIA LIBERA CHE SERVIRÀ

Classe 1953, per lui ci vorrà tuttavia un’approvazione particolare da parte del Congresso. Essendosi ritirato dal servizio militare attivo non più di sette anni fa, infatti, per ricevere la nomina civile dovrà ottenere la deroga dalla normativa vigente, possibile tramite la maggioranza delle preferenze alla Camera e al Senato, e poi la sigla del presidente. Successe anche per il generale Jim Mattis, il primo capo del Pentagono di Donald Trump, e per solo altri due prima di lui. Per Austin potrebbe essere più difficile. I democratici sono tradizionalmente più scettici nei confronti di nomine militari nelle posizione top della Difesa, mentre i repubblicani potrebbero agire per puro spirito di opposizione.

IL CURRICULUM

Anche perché il recente passato di Austin al Congresso non promette bene. DefenseNews ricorda un’audizione piuttosto rude in cui i deputati riuscirono a strappargli la frase per cui in cinque mesi l’intera coalizione internazionale anti-Isis era riuscita a eliminare solo quattro o cinque combattenti. All’epoca Austin era al comando del CentCom, all’apice di oltre 40 anni di servizio attivo. Guidava uno dei più rilevanti comandi unificati degli Stati Uniti, con responsabilità per la protezione degli interessi americani in circa venti Paesi dal Corno d’Africa all’Asia centrale. Compreso un Medio Oriente esplosivo, in cui in quegli anni emergeva lo Stato islamico.

IL MEDIO ORIENTE

Ma Austin conosceva già bene il contesto. Tra il 2003 e il 2005 aveva comandato la decima Divisione di montagna dello US Army impegnata in Afghanistan. Dopo alcuni incarichi tra CentCom e Stato maggiore, nel 2008 aveva poi assunto il comando delle forze Usa in Iraq, alla testa di un contingente che all’epoca ammontava a circa 152mila persone. È sotto il suo comando che l’impegno americano nel Paese è sceso in maniera consistente, passando dalla missione Iraqi Freedom alla New Dawn. Tornato negli Stati Uniti a dicembre 2011, era stato vice capo di Stato maggiore dell’Esercito. Solo un anno dopo, a dicembre 2012, era arrivata la nomina di Barack Obama per il CentCom. Durante i tre anni di incarico ha assistito alla ripresa dell’impegno americano in Medio Oriente che lui aveva contribuito a ridurre; ha guidato le forze Usa durante la nascita della Coalizione nazionale anti-Isis; ha visto il maggiore allargamento territoriale dello Stato islamico, e poi alla sua progressiva sconfitta.

L’ATTIVITÀ PRIVATA

Come accade spesso per gli alti vertici militari americani, il congedo dal servizio attivo ha aperto la strada all’ambito dell’industria della Difesa. Già nel 2016 Austin è entrato nel consiglio d’amministrazione di Raytheon, uno dei colossi americani del settore. L’anno successivo ha fatto il suo ingresso anche nel cda del campione dell’acciaio, Nucor, e poi nel 2018 è stato nominato in quello di Tenet Healthcare. C’è anche qualche l’attività nel mondo della ricerca con l’adesione alla Carnegie Corporation di New York e alla docenza della Auburn University dell’Alabama, dove lui stesso ha studiato.

 

Medio Oriente, missioni e industria. Cosa pensa Austin III, prossimo capo del Pentagono

Se riuscirà a superare un iter aggravato di approvazione al Congresso, il generale quattro-stelle dell’Alabama sarà il primo capo del Pentagono di colore della storia degli Stati Uniti. Già comandante del CentCom durante il massimo sforo contro l’Isis, conosce bene il Medio Oriente, ha un profilo altamente operativo ed esperienze nel mondo industriale

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