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Che il Mes non sia sempre stato mal digerito dal Movimento Cinque Stelle è un fatto. Ma proprio quando il Governo stava incassando il placet di Forza Italia (a cui Luigi Di Maio per primo sembrava aver teso una mano) e delle opposizioni allo scostamento di bilancio, ecco apparire sul blog delle Stelle un comunicato che, nella sua concisione, non lascia spazio a dubbi: il Mes non passerà.

Carla Ruocco, deputata del Movimento e presidente della Commissione di inchiesta sul sistema bancario, non si scompone: “La linea di coerenza che ha sempre contraddistinto l’azione del Movimento: il Mes è uno strumento obsoleto che porrebbe dei vincoli insostenibili per il nostro Bilancio”.

Specie alla luce della situazione che andrà a profilarsi “a seguito dell’emergenza pandemica. Anche lo stesso David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, ha ribadito questa linea”.

L’irrigidimento dei pentastellati è determinato dal fatto che esistano “delle alternative molto più convenienti e senza le condizionalità a cui ci vincola il Meccanismo Europeo di Stabilità” dice. La linea contraria “ha determinato anche nell’atteggiamento Europeo un cambio di rotta su alcune tematiche. Certo: siamo lontani dal vedere un’Europa che ragioni su obiettivi ragionevolmente comuni. Ma sicuramente, in questa fase, il Mes sarebbe una clamorosa retromarcia”.

All’interno dell’esecutivo giallorosso però, i partner di Governo sembrano irrequieti. Ora il nodo diventa parlamentare, un passaggio obbligato. “All’interno del Governo – dice Ruocco – c’è sicuramente un dialogo aperto sul ricorso alle misure del Mes, la dialettica è sincera seppur da posizioni diverse. Di qui l’importanza del passaggio parlamentare”.

Nel frattempo la galassia grillina perde quattro Stelle in Europa. “La frangia ambientalista del M5S al Parlamento europeo, costituita da Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato, Ignazio Corrao ed Eleonora Evi, si separa formalmente dalla delegazione pentastallata presente in Europa per proseguire un percorso politico autonomo”, recita una nota dei dissidenti.

Ruocco ha le idee chiare. “Negli anni il Movimento è stato abbandonato da tante persone per motivi diversi, anche perché il nostro codice etico è senza dubbio particolarmente rigido”. Anche sulla rigidità però, occorre fare dei distinguo imposti da esigenze di realpolitk. “Ci sono parlamentari che si sono allontanati motivando la loro scelta facendo intendere che il Movimento non fosse più quello delle origini – spiega Ruocco – Ora, fermi restando i capisaldi della nostra linea politica, occorre sempre tenere presente che si governa esclusivamente se si hanno il 51% delle preferenze”.

L’altro grande tavolo negoziale è quello legato alla possibile fusione tra Unicredit e Monte dei Paschi. A corroborare l’ipotesi che la maxi acquisizione possa andare in porto sono le fulminee dimissioni dell’amministratore delegato di Unicredit Jean Pierre Mustier. Sul punto Ruocco si sofferma su un ragionamento di sistema. Con la doverosa puntualizzazione di dichiararsi “non pregiudizialmente contraria alle fusioni”.

Ma dietro all’operazione Unicredit- Mps “c’è qualcosa di più: probabilmente potrebbe rappresentare l’occasione di rivedere il ruolo dello Stato nell’ambito del sistema bancario”. Anche perché, nel merito, “nella gestione della partita Mps, lo Stato ha pagato qualcosa come otto miliardi. Fondi che, specie a pandemia furoreggiante, occorre spenderli con cautela”. O, quantomeno, “avendo una visione strategica del ruolo che si vuole avere all’interno del gioco”.

In più “per evitare che i crediti deteriorati appesantiscano ulteriormente i bilanci delle banche, la strada da seguire è l’istituzione di una bad bank pubblica”. Meglio non gettare il bambino con l’acqua sporca. “Serve un sostegno al sistema economico e alle imprese in difficoltà da parte dello Stato, gestito in maniera efficiente e capillare”.

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