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Incertezza del proprio futuro, precarietà nel lavoro, preoccupazione nel poter realizzare una famiglia. Queste alcune delle perplessità che tormentano le nuove generazioni. La scuola e l’università non occupano più le pagine principali dell’agenda di governo, assistiamo continuamente ad un imbarazzante imbarbarimento socio-culturale delle nostre comunità e un costante disinteresse dei cittadini verso il bene comune. Se continuano così il rischio è creare un danno irreversibile al nostro Paese che si ripercuoterà sul futuro prossimo dei nostri ragazzi. Un’Italia sempre più vecchia e poco attrattiva, un Paese ricco che si svuota e che lascia al caso troppe cose.

I giovani, le nuove generazioni, sono senza dubbio la categoria più fortemente colpita dalla crisi economica post pandemia. Se non per quanto riguarda la salute, sicuramente dal punto di vista occupazionale e di opportunità. Bisognerebbe chiedersi perché e la risposta la potremmo trovare nelle cattive politiche economiche rivolte ai giovani fatte negli ultimi anni e negli ultimi decenni. Ed è proprio qui che troviamo la risposta al perché sempre più giovani si trasferiscono all’estero, nei Paesi vicini e non, consapevoli che altrove troveranno una reale soddisfazione economica e carrieristica. Un fenomeno a senso unico, ovviamente, perché sono troppo pochi coloro che dall’estero decidono di trasferirsi in Italia. Ciò avviene perché in Paesi come ad esempio la Germania o la Francia, le politiche dedicate ai giovani sono di gran lunga superiori alle nostre.

Ci siamo mai chiesti cosa possiamo fare realmente per aiutare i nostri ragazzi a rimanere qui? Le polemiche sterili o i soliti slogan politici abbiamo visto non servire a nulla, ora occorre analizzare il problema e risolverlo. Non è una questione di destra o sinistra, qui serve unire le forze e ricostruire insieme il futuro dell’intero Paese. Sono convinto sia proprio adesso, in un momento in cui l’Italia ha bisogno di un rilancio, che dobbiamo investire sulle nuove generazioni. Sono mesi che lo dico e sono lieto che anche un massimo esponente dell’economia mondiale come l’ex presidente della Bce, Mario Draghi, al forum economico di Rimini, abbia incentrato il suo discorso proprio sui giovani e sulla loro occupazione. Non possiamo far finta di niente, dobbiamo capire che il debito pubblico italiano e soprattutto quello accumulato in questi mesi di pandemia ricadrà sulle spalle delle nuove generazioni e solo creando posti di lavoro e solidità professionale oggi, daremo loro la possibilità domani di farcela. È vero anche che però occorre mettere le imprese nella condizione di poter assumere, in un momento economicamente difficoltoso come quello che stiamo vivendo e che ancora per un po’ vivremo.

È partendo proprio da questo che ho deciso di fare una proposta di legge, depositata ad inizio agosto, per la promozione dell’occupazione giovanile, prendendo spunto dalla legge 285 del 1977 che ha consentito negli anni 1978-1979 l’inserimento nel mondo del lavoro di numerosi giovani. La proposta prevede che i datori di lavoro che assumono giovani qualificati, diplomati o laureati, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, possano usufruire di uno sgravio fiscale pari al 100% dei contributi previdenziali per i primi quattro anni e il 50% per i restanti due. È incoraggiando le aziende che riusciamo a concretizzare le assunzioni dei giovani che usciti dal liceo o dalle università possono iniziare la loro carriera, partendo anche da un apprendistato professionalizzante retribuito che avrà il compito di formare il giovane e inserirlo nel mondo del lavoro sfruttando le singole qualità professionali.

Auspico che la mia proposta di legge venga presto calendarizzata in Parlamento e che venga discussa e approvata quanto prima. Non abbiamo tempo da perdere, il futuro delle nuove generazioni e dell’Italia intera è nelle nostre mani.

Il futuro dei giovani al centro. La proposta di Rospi sul lavoro

Di Gianluca Rospi

Incertezza del proprio futuro, precarietà nel lavoro, preoccupazione nel poter realizzare una famiglia. Queste alcune delle perplessità che tormentano le nuove generazioni. La scuola e l’università non occupano più le pagine principali dell’agenda di governo, assistiamo continuamente ad un imbarazzante imbarbarimento socio-culturale delle nostre comunità e un costante disinteresse dei cittadini verso il bene comune. Se continuano così il rischio…

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