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L’Unione europea prova a rialzare la testa facendo massa rispetto alle numerose crisi ai propri confini (alcune anche dentro). Lo fa a partire dalla Difesa, con i ministri (compreso Lorenzo Guerini) riuniti oggi a Berlino, a cui faranno seguito già domani i colleghi degli Esteri per un appuntamento altrettanto delicato.

L’AGENDA

Quello di oggi doveva essere sulla carta un incontro “informale”, preparatorio all’appuntamento di novembre a Bruxelles, questo sì “formale”. Eppure, le acque calde del Mediterraneo orientale e le vicende in Bielorussia hanno alzato la rilevanza del vertice, con un’agenda già piuttosto fitta tra le missioni della politica estera dell’Ue (dal Mali alla Libia) e la Difesa europea, in slalom tra gli investimenti previsti (al ribasso) e lo Strategic Compass. Presente anche il segretario generale Jens Stoltenberg, per una partecipazione tradizione che però, questa volta, ha assunto un valore particolare in virtù della centralità dell’Alleanza su tanti dossier in discussione.

IL MEDITERRANEO ORIENTALE

Non era nell’agenda del vertice la situazione del Mediterraneo orientale, che tuttavia è finita sul tavolo dell’incontro (come prevedibile) per le richieste di attenzione da parte di Cipro e Grecia. I timori sono tutti per l’assertività turca. Oggi Recep Tayyip Erdogan è tornato a ribadire con forza il punto di Ankara: la Turchia “non scenderà a compromessi” con la Grecia, ma anzi resta “determinata a fare tutto il necessario per ottenere il riconoscimento dei propri diritti nell’Egeo, nel Mar Nero e nel Mediterraneo”.

ESERCITAZIONI IN MARE

Nel frattempo, oggi è iniziata l’esercitazione Eunomia, impegno congiunto di tre giorni tra le Marine di Cipro, Grecia, Francia e Italia, segnale di un rinnovato impegno europeo per la sicurezza della regione. “Il nostro messaggio è semplice: priorità al dialogo, alla cooperazione e alla diplomazia affinché il Mediterraneo orientale sia uno spazio di stabilità e di rispetto del diritto internazionale”, ha detto la ministra francese Florence Parly sull’esercitazione. “È necessario un approccio bilanciato per la ricerca di una sempre maggiore cooperazione e dialogo tra le parti”, le ha fatto eco ribadendo la linea italiana il ministro Lorenzo Guerini, che ha anche avuto un bilaterale con il collega cipriota Charalambos Petrides (in serata lo avrà con l’omologa tedesca). Linea sostenuta dalla Germania, protagonista di un forte impegno di mediazione tra Grecia e Turchia, nonché di turno nella presidenza dell’Unione europea. Il vertice ha Berlino è stato presieduto dall’Alto rappresentante Josep Borrell insieme alla ministra tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer.

L’IMPEGNO PER LA LIBIA

In agenda anche la Libia. “L’annuncio di un possibile accordo sul cessate-il-fuoco è un fatto positivo, ma sappiamo della difficoltà e andrà attentamente monitorato e incoraggiato”, ha detto Guerini intervenendo alla riunione berlinese. Resta dunque “importante” il rafforzamento della missione europea Irini, alla guida dell’ammiraglio Fabio Agostini. Bruxelles lavora per una possibile collaborazione con la missione Nato Sea Guardian, elemento che l’Italia ritiene da tempo “auspicabile”. L’Alleanza, ha spiegato il segretario generale Jen Stoltenberg, “ha fornito supporto alla precedente missione dell’Ue nel Mediterraneo, Sophia; ora stiamo cercando il modo di collaborare con la nuova missione, ma non c’è nulla di nuovo su questo oggi”.

L’opportunità è in linea con l’obiettivo di dotare Irini di più assetti per operare in mare, “uno degli elementi su cui si gioca la credibilità e il ruolo dell’Europa nella crisi libica”, ha detto Guerini ai colleghi. Da pochi giorni si è unita all’operazione la fregata tedesca Hamburg, aggiungendosi alla collega greca Spetsai, a Nave San Giusto della Marina italiana (flagship) e a diversi aerei per la ricognizione e la sorveglianza. Si tratta dell’impegno dell’Ue per risolvere la crisi libica, seguendo la strada tracciata a gennaio con la Conferenza di Berlino: un cessate-il-fuoco efficace e un dialogo intra-libico inclusivo.

TRA MALI E LIBANO

Sulla stabilità libica pesa l’intero arco saheliano, per cui da qualche settimana si sono aggiunte le preoccupazioni per il Mali dopo il golpe. “È importante – ha detto Guerini – che l’Unione europea rafforzi la capacità di leggere ed interpretare la realtà e anticipare gli eventi per una più efficace gestione”. L’attenzione è per la missione Eutm Mali, ma soprattutto per la task force Takuba voluta dalla Francia per sostenere l’impegno della missione Barkhane nel contrasto al jihadismo in Mali, Burkina Faso, Niger, Mauritania e Ciad, un’area grande quanto l’intero Vecchio continente. La collaborazione con i governi di questi Paesi è fondamentale, ragion per cui si temono sconquassi dalle vicende in Mali. Timori simili a quelli (seppur di origine diversa) per il Libano dopo l’esplosione di inizio agosto. “L’Italia continuerà a sostenere con grande generosità gli sforzi internazionali per ricostruire l’unità del Paese”, ha detto Guerini, reduce dalla visita di lunedì scorso a Beirut.

QUALE DIFESA EUROPEA?

Intricata anche la pagina dedicata alla Difesa europea. Il complesso vertice di giugno tra i capi di Stato e di governo sul Recovery Fund ha fatto finire il progetto tra le vittime eccellenti nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione (2021-2027). Per il Fondo europeo di Difesa (Edf) sono stati previsti 7 miliardi rispetto ai 13 iniziali proposti da Bruxelles. La mobilità militare, tema caro alla Nato, avrà una dotazione di 1,5 miliardi (se ne prevedevano 6,5), mentre per la European Peace Facility dedicata alle missioni militari oltre i confini dell’Ue si è confermato il dimezzamento da 10 a 5 miliardi. La ministra tedesca Akk ha già promesso di voler sfruttare il semestre di presidenza per rialzare il livello d’ambizione comune.

UNA BUSSOLA STRATEGICA PER RIPARTIRE

La tedesca ha trovato oggi la sponda del commissario al Mercato interno, il francese Thierry Breton: “Un’Europa sovrana e autonoma nella propria sicurezza richiede lo sviluppo cooperativo di capacità di difesa moderne”. Su questo, i big four (Francia, Germania, Italia e Spagna) sono ben allineati, ma ciò rischia di non bastare di fronte ai “frugali” che puntano a mantenere basse le risorse complessive dell’Ue. Per la Difesa potrà aiutare lo Strategic Compass, la bussola strategica in via di definizione che servirà per individuare priorità è interessi condivisi così da definire poi le linee d’azione. Se ne è parlato oggi a Berlino, anche con il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Ue, tra i promotori dell’iniziativa che punta a dare il quadro che manca a una politica davvero “comune” di sicurezza e difesa. “Lo Strategic Compass – ha spiegato Guerini- ci consentirà di favorire una visione strategica unitaria nel campo della sicurezza e della difesa e di definire le esigenze dello strumento militare in piena coerenza con le iniziative della Pesco che vedono il nostro Paese protagonista”.

E LA BIELORUSSIA?

Infine la Bielorussia, entrata nel vertice soprattutto con le parole di Stoltenberg, dettosi “preoccupato di quanto sta evolvendo ai nostri confini”. Il popolo bielorusso, ha aggiunto, “deve avere il diritto di decidere del proprio futuro; tutti gli alleati rispettano la sovranità, l’integrità e l’indipendenza della Bielorussia e la Nato resta un’alleanza difensiva”. Poi la specifica contro eventuali pretesti del presidente Alexander Lukashenko o del collega Vladimir Putin: “Non c’è alcun rafforzamento militare della Nato nella regione; per cui, ogni tentativo del regime bielorusso di usare la Nato come una scusa o un pretesto per reprimere i dimostranti nel Paese è assolutamente sbagliato e assolutamente ingiustificato”.

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