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I colpi di coda della presidenza Trump non sono finiti: dopo quella – rituale – del tacchino Corn, è ieri arrivata, alla vigilia di Thanksgiving, la grazia per il generale Michael Flynn, l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale rimasto coinvolto nel Russiagate e reo confesso di avere mentito all’Fbi.

Il magnate presidente l’ha annunciata su Twitter: “È mio grande onore annunciare che al generale Michael Flynn è stato garantita il completo perdono”, ha scritto. “Congratulazioni a lui e alla sua meravigliosa famiglia. Ora so che avrete un Thanksgiving davvero fantastico!”, ha aggiunto.

In un altro tweet, commentando un sondaggio da cui risulta che la maggioranza dei repubblicani lo rivoterebbe nel 2024, Trump avverte che “il 2020 è tutt’altro che finito!”, nonostante sia stata già avviata la transizione verso il passaggio dei poteri all’Amministrazione Biden.

Trump ha finora concesso 28 grazie, o perdoni, che estinguono i reati commessi, e 16 commutazioni della pena, che riducono la condanna. Flynn fu l’unico funzionario della Casa Bianca condannato nell’ambito dell’indagine sul Russiagate condotta dal consigliere speciale Robert Mueller.

Flynn aveva successivamente ritrattato le sue ammissioni e il Dipartimento della Giustizia stava cercando di farne chiudere l’istruttoria, ma la procedura era tuttora all’esame di un giudice federale. La grazia ora concessagli conferma il totale appoggio del magnate presidente al generale in congedo cacciato dalla Casa Bianca nel febbraio 2017, appena 22 giorni dopo l’entrata in carica; la grazia rappresenta altresì un’ultima salva contro l’inchiesta Russiagate sui contatti tra la sua campagna ed emissari russi che aveva gettato un’ombra sulla prima metà del suo mandato.

Dopo la grazia a Flynn, si attendono altri provvedimenti di clemenza per amici ed ex collaboratori di Trump, che potrebbe persino progettare di concederla a se stesso, così da mettersi definitivamente al riparo da procedimenti giudiziari già avviati nei suoi confronti – ma l’iter appare piuttosto complicato.

Per i media Usa, la lista di possibili beneficiari del perdono presidenziale comprende Paul Manafort, ex capo della campagna di Trump, condannato a sette anni e mezzo di per ostruzione della giustizia e violazione di leggi finanziarie e sull’attività di lobby, il suo ex vice Rick Gates e l’ex consigliere della campagna George Papadopoulos, entrambi condannati nel Russiagate. E c’è pure l’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon, incriminato in agosto per truffa nella raccolta di fondi per il muro al confine col Messico.

Alla vigilia di Thanksgiving, il presidente eletto Joe Biden ha ieri pronunciato un sobrio discorso, ricordando agli americani che “siamo in guerra contro il virus, non l’uno con altro” e chiedendo perseveranza nel contrasto alla pandemia. Il virus ha ieri fatto oltre 2400 vittime in 24 ore, come non avveniva da inizio maggio, e quasi 200 mila nuovi casi. E’ stato il secondo giorno consecutivo con oltre 2.000 vittime. Globalmente, secondo i dati della John’s Hopkins University, i contagi nell’Unione, alla mezzanotte di ieri sulla East Coast, erano stati quasi 12.773.000 e i decessi oltre 262.000.

Nel suo discorso, Biden è stato diretto, empatico e ottimista, sollecitando gli americani a “tenere duro” nell’affrontare un lungo inverno segnato dalla pandemia. “Se guardiamo alla nostra storia, vediamo che lo spirito della nostra Nazione è stato forgiato nei momenti più difficili”.

Biden annuncerà la prossima settimana la squadra economica, dopo avere presentato martedì quella per la politica estera e la sicurezza (con l’eccezione del Pentagono). Nel processo di transizione ormai avviato, il team di Biden è stato aggiornato sulla risposta nazionale alla pandemia, compresa la Operation Warp Speed sui vaccini, mentre lunedì 30 il presidente eletto dovrebbe ricevere il suo primo briefing dell’intelligence.

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