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Quattro a uno. Il governo Conte-bis ha messo il Golden Power sulla fornitura di rete 3G/4G a Iliad da parte di quattro aziende americane, Amphenol, Commscope, Cisco e Ciena, e una cinese, Huawei.

Su proposta del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli nel dpcm del 6 novembre il governo ha esercitato “i poteri speciali, con prescrizioni” sulla stipulazione di contratti delle cinque aziende con l’operatore francese.

La notifica è partita dalla stessa società d’Oltralpe, come prescritto dal “decreto Cyber” approvato dal governo rossogiallo nell’autunno del 2019 (dl. 105/2019). In questo caso non si tratta di fornitura 5G ma il decreto prevede l’obbligo per le società di inviare una notifica al comitato dei tecnici di Palazzo Chigi anche per “l’acquisizione, a qualsiasi titolo, di componenti ad alta intensità tecnologica funzionali alla predetta realizzazione o gestione, quando posti in essere con soggetti esterni all’Unione europea”.

Le prescrizioni del comitato sono dunque “standard” per le aziende extra-Ue. Va ricordato però che la presidenza del Consiglio ha la massima discrezionalità nella scelta di quali fornitori colpire con il Golden Power. Qui risiede la rilevanza politica dell’intervento su Iliad.

Non lascerà indifferenti gli ambienti corporate e diplomatici statunitensi la stangata di quattro aziende americane, messe sullo stesso piano di Huawei, il colosso tech cinese accusato di spionaggio per conto del Partito comunista cinese dal governo americano, di cui il Copasir lo scorso dicembre ha chiesto l’esclusione dalla rete 5G.

“Le prescrizioni si applicano alle società acquirenti e prevedono procedure standard, come clausole contrattuali o specifiche tecniche come la consegna del codice sorgente”, confida a Formiche.net un esperto che ha lavorato a lungo con il comitato e preferisce l’anonimato, “ma il dato politico è sotto gli occhi di tutti. Un colpo a Huawei per non dispiacere agli Stati Uniti, un colpo alle aziende Usa per rassicurare i cinesi. Insomma, un piede in due scarpe”.

È la seconda volta in una settimana che il governo mette il Golden Power su aziende americane. Pochi giorni fa era stato il turno del fondo statunitense Kkr entrato in Fibercop, in tutt’altra partita, quella per la rete unica. Un intervento limitato a prescrizioni blande che però aveva drizzato le antenne degli investitori a Washington DC.

Il sospetto è che, in vista delle gare per la rete 5G, il governo Conte bis voglia rassicurare le aziende (e le autorità) cinesi che tutti i soggetti extra-Ue, nessuno escluso, possono finire sotto la scure del comitato. Non fa eccezione il Golden Power su Iliad, che non ha ancora ufficialmente lanciato un’offerta per il 5G ma vanta già 5200 impianti 4G attivi in Italia e utilizza tre bande (la 3, 1800 MHz, la 7, 2600 MHz e la 1, 2100 MHz).

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