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La decisione del Tribunale arbitrale dell’Aja sulla vicenda dei due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone segna un punto di svolta e riporta all’attenzione dell’opinione pubblica una vicenda delicatissima che ha avuto parecchi momenti di tensione e che ne promette altri quando riprenderanno le inchieste civile e militare.

IL BLITZ RESO IMPOSSIBILE

Bisogna riandare alla primavera del 2012, quando la petroliera Enrica Lexie era stata fatta tornare con l’inganno nel porto di Kochi e dalla quale, dopo quattro giorni, i due marò furono prelevati dalla polizia indiana e arrestati. Giorni nei quali la “pratica” fu affidata al console senza che dall’ambasciata di New Delhi si muovesse nessuno.

Con l’avvio dello scontro diplomatico sulle eventuali responsabilità e soprattutto sulle competenze, a seconda che il fatto si fosse verificato in acque internazionali o meno, nei mesi successivi in assoluta segretezza lo Stato maggiore della Difesa pianificò un blitz con l’utilizzo del Comsubin, gli incursori della Marina, pianificazione che entrò nel vivo dopo che il 30 maggio 2012 l’Alta Corte del Kerala aveva concesso a Latorre e Girone la libertà su cauzione. I fucilieri di Marina erano liberi di passeggiare solo sulla spiaggia privata dell’hotel dov’erano ospitati e altrimenti guardati a vista dagli indiani: la pianificazione prevedeva che un mezzo del Comsubin li avrebbe prelevati, condotti sul sommergibile Scirè e quindi su Nave San Giusto, in attesa al largo in acque internazionali. L’11 giugno, però, l’articolo su un quotidiano raccontò (pur se con una struttura “di fantasia”) tutti i dettagli: a quel punto gli indiani scortarono Latorre e Girone anche sulla spiaggia e il blitz divenne impossibile, a prescindere se l’allora presidente del Consiglio, Mario Monti, avrebbe o meno dato il via libera.

L’OSTILITÀ DI ALCUNI POLITICI

Anche il clima politico dell’epoca non era dei più felici. Il governo Monti aveva componenti di ogni ideologia e una parte era ostile alle Forze armate in modo preconcetto, prima ancora di valutare l’esatta dinamica di quanto era avvenuto in mare. Mentre si cercava una soluzione definitiva, Latorre e Girone tornarono in Italia per le elezioni del 2013 dopo le quali ci fu un colpo di scena: l’11 marzo il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, annunciò che non sarebbero ripartiti perché l’India aveva violato il diritto internazionale; il 22 marzo, all’improvviso, ai due fu comunicato che invece sarebbero tornati in India.

La decisione, sulla quale ebbero un peso decisivo i pareri di Monti e dei ministri Andrea Riccardi e Corrado Passera, portò Terzi alle dimissioni. Ma anche nel 2013, con il governo di Enrico Letta, ci fu un momento di forte polemica quando lo staff dell’allora ministro degli Esteri Emma Bonino fece sapere che non era stata ancora “accertata la colpevolezza né l’innocenza” dei due militari, deviando da una linea italiana innocentista.

LA DECISIONE DELL’ARBITRATO

Fu nell’estate del 2015 che il presidente del Consiglio Matteo Renzi decise di ricorrere all’arbitrato internazionale. Da molto tempo le trattative, che i due Paesi avevano delegato alle rispettive intelligence, sembravano portare a una svolta positiva che invece si allontanava sempre di più. All’inizio di gennaio Latorre era stato operato in Italia per un’anomalia cardiaca e si cercava, inutilmente, di far tornare anche Girone. Dopo l’ennesimo sgarbo, il governo decise di ricorrere all’arbitrato.

LE DUE INCHIESTE

La decisione arbitrale comporterà il riavvio del procedimento penale aperto dalla procura della Repubblica di Roma subito dopo i fatti del 15 febbraio 2012. Ma analogo iter seguirà la procura militare di Roma che ipotizza i reati di “violata consegna aggravata”, perché i due marò spararono utilizzando fucili in dotazione ad altri militari del team di scorta sulla petroliera, e “dispersione di oggetti di armamento militare”. La decisione del tribunale dell’Aja è certamente una buona notizia, ma siamo ancora all’inizio.

Dal mancato blitz alle inchieste italiane. Tensioni e retroscena sulla vicenda dei marò

La decisione del Tribunale arbitrale dell’Aja sulla vicenda dei due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone segna un punto di svolta e riporta all’attenzione dell’opinione pubblica una vicenda delicatissima che ha avuto parecchi momenti di tensione e che ne promette altri quando riprenderanno le inchieste civile e militare. IL BLITZ RESO IMPOSSIBILE Bisogna riandare alla primavera del 2012,…

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