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Dopo il New Start, Vladimir Putin tende la mano a Donald Trump anche sul trattato Inf, lo storico accordo del 1987 da cui gli Stati Uniti si sono ritirati lo scorso anno accusando la Russia di reiterate violazioni. Ora il capo del Cremlino invita a trovare “schemi di stabilità” alternativi, proponendo il ritiro dei missili contestati dal fronte europeo e un allargamento del sistema di controllo alla regione Asia-Pacifico, dove l’interesse di Mosca converge con quello di Washington per inglobare anche la Cina.

L’ACCORDO

Pare un momento propizio per gli accordi in campo missilistico tra Russia e Stati Uniti. La scorsa settimana sono arrivate novità positive sul rinnovo del trattato New Start, in scadenza a febbraio, con un’intesa di massima che ha sbloccato l’attendismo russo a fronte dell’urgenza americana per chiudere l’accordo entro il 3 novembre, consegnando così un’altra freccia nell’arco elettorale di Trump. Oggi, tramite una nota ufficiale del Cremlino, Putin disegna un percorso d’intesa anche sull’Inf. Acronimo per “Intermediate-range nuclear forces”, il trattato è stato siglato trentadue anni fa da Stati Uniti e Unione sovietica per evitare il dispiegamento a terra di armi nucleari a medio raggio, ossia quelle con una gittata tra i 500 e i 5.500 chilometri.

LE DENUNCE

A erodere l’accordo è stato soprattutto il venir meno dalla mutua fiducia. Negli ultimi anni, le accuse di reciproche violazioni sono arrivate a più riprese da entrambe le parti. Per l’Occidente (Stati Uniti e Nato) il problema riguarda il dispiegamento dei missili SSC-8 che invece, secondo i russi, sarebbero oltre i limiti previsti dall’accordo. Da parte sua, Mosca se l’è presa spesso con il sistema di difesa missilistica Aegis Ashore dispiegato dagli Usa in Romania. Secondo i russi, oltre ai tradizionali intercettori, il sistema sarebbe in grado di lanciare anche i Tomahawk, armamenti della stessa categoria di quelli proibiti nel trattato del 1987. Ipotesi sempre negata dagli americani che così, nell’estate dello scorso anno, hanno ufficializzato l’uscita dall’Inf.

LA PROPOSTA DI PUTIN

Oggi, il presidente Putin ha presentato la richiesta “a tutti i Paesi interessati di cercare schemi per mantenere la stabilità e prevenire le crisi missilistiche in un mondo senza il trattato Inf, applicato alla regione Asia-Pacifico”. I russi sono “aperti a un lavoro comune in questa direzione”, spiega il presidente. Potrebbe incontrare il favore degli Stati Uniti, che da tempo premono la comunità internazionale per spingere la Cina ad aderire al sistema di controllo sugli armamenti nucleari. Non è certo un segreto che tale interesse sia alla base della progressiva erosione del sistema occorsa negli ultimi anni, tra Inf, accordi Open Skies e in prospettiva New Start. Con il Dragone d’oriente libero dagli obblighi dei trattati, Russia e Stati Uniti hanno approcciato il tema senza tanta convinzione.

D’altra parte, una vera e propria corsa al riarmo in Europa non converrebbe né ai russi, né agli americani. Ai primi preme soprattutto che gli Stati Uniti non aumentino ulteriormente la postura di deterrenza. Ai secondi interessa invece poter procedere sullo sviluppo di nuovi missili (non necessariamente sul loro dispiegamento), per un segmento su cui oltreoceano si moltiplicano gli avvertimenti circa il gap tecnologico accumulato rispetto ai competitor, tra cui preoccupa non tanto la Russia, quanto proprio la Cina.

LA PARTITA EUROPEA

Sul trattato Inf Putin segue perciò la normalizzazione. Secondo il presidente, Mosca sarebbe addirittura disposta a non dislocare gli SSC-8 nella regione europea, pur “rimanendo in una posizione coerente sulla piena conformità del missile ai requisiti del trattato Inf”. C’è però una condizione: “Che i Paesi della Nato escludano il dispiegamento in Europa di armi precedentemente proibite dal trattato Inf”, ovvero proprio il sistema Aegis Ashore, al cui dislocamento in Romania (e in prospettiva in Polonia) Mosca si è sempre opposta. Per questo, Putin propone verifiche incrociate dei rispettivi sistemi, tra quelli Usa in Europa orientale, e quelli russi presenti nell’enclave di Kaliningrad, così da “confermare l’assenza a terra di elementi oggetto dell’accordo sul Trattato”.

VERSO #USA2020

Dopo l’intesa sul New Start, la nuova proposta di Vladimir Putin sembrerebbe offrire a Donald Trump un’ulteriore occasione in politica estera prima del voto del 3 novembre. Risale ormai a inizio settembre l’accusa di Putin al candidato democratico Joe Biden di “diffondere retorica anti-Russia”. Ieri, come riporta l’agenda di Stato Tass, il Cremlino lo ha criticato nuovamente per aver definito la Russia la principale minaccia alla sicurezza nazionale americana. “Non è corretto, siamo in forte disaccordo con questa affermazione”, ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. “Ci può solo dispiacere che l’odio contro la Russia sia diffuso in questo modo e il nostro Paese sia raffigurato come un avversario”. Segnali rilevanti sulle preferenze di Mosca nella corsa a Usa2020.

 

Missili ed elezioni. Così Putin tende (forse) la mano a Trump

Il presidente russo ha proposto un nuovo “schema di stabilità” sui missili nucleari allargato ad Asia e Pacifico, dicendosi disponibile a non dispiegare nella regione europea i contestati vettori SSC-8 per cui gli Stati Uniti sono usciti dal trattato Inf. Un favore di Putin a Trump nella corsa a Usa2020?

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