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Secondo il National Security Bureau taiwanese, la principale agenzia d’intelligence dell’isola, la Repubblica popolare cinese ha intensificato l’uso dell’intelligenza artificiale generativa per diffondere centinaia di migliaia di messaggi controversi sui social network, con l’obiettivo dichiarato di “dividere” la società taiwanese e minare la coesione interna. In questo nuovo fronte della “guerra cognitiva” vengono sfruttati momenti di particolare sensibilità politica e sociale per creare scompiglio e dubbi nei cittadini. Eventi come il discorso del presidente Lai Ching-te o l’annuncio degli investimenti della Tsmc sono divenuti bersagli privilegiati per queste campagne di disinformazione su piattaforme come Facebook e TikTok.

Oltre al fronte digitale, Taiwan sta assistendo a un netto aumento delle cosiddette tattiche di “gray zone warfare”. Queste operazioni comprendono incursioni da parte della guardia costiera cinese e la presenza di palloni aerei nei territori e nelle acque taiwanesi, provocando un irrigidimento della risposta militare dell’isola. L’ultima, consistente esercitazione si è tenuta la scorsa settimana, con la partecipazione del gruppo d’attacco della portaerei Shandong. A quanto riferito dal comando del Teatro orientale delle forze armate cinesi, durante le manovre sono stati simulati attacchi contro porti e infrastrutture energetiche chiave.

Queste manovre, anche se non configurabili come veri e propri atti di guerra tradizionale, sono pensate per stressare le risorse di Taiwan e amplificare il senso di insicurezza, alimentando timori di una futura escalation militare. La Cina, da parte sua, non ha mai escluso l’uso della forza per imporre la propria visione della sovranità, delineando così un quadro in cui la pressione militare e quella informativa si integrano in una strategia complessa e pervasiva.

La crescente attività bellicosa e strategica della Cina non passa inosservata sulla scena internazionale. Gli Stati Uniti e numerosi alleati hanno manifestato preoccupazione per la crescente capacità della Cina di utilizzare sia la tecnologia di intelligenza artificiale per la disinformazione sia le tattiche di guerra in zona grigia per ottenere vantaggi geopolitici. In questo contesto, il presidente Lai Ching-te ha affermato con decisione che “solo il popolo taiwanese può decidere il proprio futuro”, evidenziando la ferma opposizione nei confronti delle rivendicazioni cinesi e della strategia di divisione.

Così la Cina usa l’IA per diffondere panico a Taiwan

Secondo l’intelligence di Taipei, Pechino ha intensificato l’uso dell’intelligenza artificiale generativa per diffondere disinformazione online e “dividere” la società taiwanese. Il tutto dopo la maxi-esercitazione della scorsa settimana

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