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Racconta Il Secolo XIX che, “mentre le istituzioni liguri erano alle prese con l’inchiesta giudiziaria che ha travolto i vertici di Regione e Autorità portuale, una delegazione di Lingang ha visitato Genova”. Lingang è la zona economica speciale creata dal governo cinese nel porto di Shanghai. Alla guida della delegazione c’era Liu Wei, vice-presidente dello Shanghai Lingang Economic Development Group, la società statale che promuove lo sviluppo di Lingang. La visita nel capoluogo ligure si è svolta il 22 luglio scorso, ovvero la settimana prima della visita a Pechino in cui Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha firmato un piano d’azione triennale per rilanciare il partenariato strategico globale dopo il mancato rinnovo del memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative, la cosiddetta Via della Seta.

Carlo Golda, presidente di Liguria International, la società regionale che promuove l’internazionalizzazione delle imprese liguri, ha spiegato al quotidiano locale che la delegazione cinese ha incontrato “dirigenti pubblici locali, di Regione, Comune, Autorità portuale, oltre agli agenti marittimi, agli spedizionieri e a Confindustria”. È proprio nella cornice del rilancio dei rapporti dopo la fine della Via della Seta che va letta la missione. “Stiamo riattivando una serie di contatti. Anche se è ancora presto per dire dove ci porteranno, sappiamo che l’interesse c’è, e non solo da parte di Lingang”, ha dichiarato Golda.

Ma non è tutto. Sempre Il Secolo XIX racconta che giovedì 26 settembre si terrà un incontro a porte chiuse, con imprese liguri, alla Camera di commercio di Genova. A capo della delegazione ospite sarà il China Council for the Promotion of International Trade, braccio operativo governativo in materia di commercio estero che sarà anche a Milano e Piacenza. A organizzare l’incontro è, insieme a Liguria International, Renai Chan, storico rappresentante della comunità cinese a Genova, delegato del Ccpit in Italia. “Avremo una ventina di imprese, tutte provenienti dalla città di Chengdu, capitale della provincia di Sichuan, nel sudovest del Paese”, ha spiegato l’imprenditore al giornale locale citando Confindustria, Ansaldo Energia (che ha un azionista cinese, ovvero Shanghai Electric Corporation) e Esaote. “Lo scopo è promuovere accordi commerciali, aprire nuovi mercati, trovare nuovi fornitori”, ha dichiarato ancora.

Il memorandum del 2019, firmato dal governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte, era stato accompagnato da una serie di accordi commerciali, compresi due che sia il porto di Genova sia il porto di Trieste avevano concluso con l’impresa statale cinese China Communications Construction Company. Le – anche recenti – mire cinesi su Trieste hanno fatto drizzare le antenne a molti, anche oltre Atlantico, considerato che lo scalo può diventare il terminal europeo del corridoio India-Medioriente-Europa (Imec) lanciato un anno fa a margine del G20 di Nuova Delhi, in India. Non è certo meno strategico il porto di Genova. Basti pensare al sistema di cavi BlueRaman, a cui partecipano Sparkle, Google e altri operatori, per collegare Italia, Francia, Grecia e Israele (Blue System) e Giordania, Arabia Saudita, Gibuti, Oman e India (Raman System).

La Cina torna a Genova? Le mire di Pechino anche dopo la Via della Seta

La visita di una delegazione cinese nel luglio scorso e l’incontro previsto a settembre alla Camera di commercio di Genova testimoniano il rinnovato interesse per il porto ligure, uno snodo strategico per i commerci globali. Le mire su Trieste hanno già fatto drizzare diverse antenne

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