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Per pura coincidenza, nei giorni in cui si dipanava il lieto fine della vicenda di Silvia Romano e della trattativa per i permessi di soggiorno per alcune categorie di immigrati clandestini, ho visto in televisione L’ombra del dubbio, un capolavoro di Alfred Hitchcock del 1943 che, sotto una vicenda apparentemente thriller e poliziesca, fa un ritratto impietoso dell’ipocrisia.

Ed è venuta, quindi, anche a me l’ombra del dubbio ed il sospetto che nelle due vicende si nasconda una buona dose di ipocrisia. Per me le due vicende hanno un legame perché hanno come scenario, in gran misura, l’Africa a sud del Sahara, parte del mondo a cui sono molto legato in quanto ho lavorato in numerosi dei suoi Paesi nei circa vent’anni passati tra Banca mondiale e Fao. Per sei anni – dirigevo una divisione della Banca mondiale – ho di fatto avuto una seconda casa a Nairobi, dove andavo ogni tre mesi. Ho stretto amicizie personali con africani in Kenya, Somalia, Tanzania, Etiopia, Costa d’Avorio e Senegal. Sono durate per anni.

Andiamo in primo luogo alla vicenda di Silvia Romano. Tutto è bene ciò che finisce bene dice il titolo di una commedia di Shakespeare. Resta, però, una duplice ombra del dubbio. In primo luogo, se un riscatto è stato pagato i contribuenti hanno diritto alla massima trasparenza: sapere quanto è stato pagato e cosa le autorità stanno facendo per assicurare alla giustizia i responsabili del rapimento e del sequestro. In caso contrario, rapitori e sequestratori di tutto il mondo potrebbero pensare che rapire e sequestrare italiani è il modo più semplice per finanziare le loro attività. In secondo luogo, occorre sapere chi ha concesso a Africa Milele lo status di Organizzazione Non Governativa di Utilità Sociale e sgravi tributari per 300 mila euro.

Da quello che si è letto pare si tratti di improvvisati alla ricerca di sprovveduti da reclutare sui social e da spedire in Africa senza un minimo di protezione. Neanche l’assicurazione malattie. Silvia Romano si è laureata a Milano in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani, dopo il diploma all’istituto tecnico per le attività sociali Giulio Nattà e lavorava in una palestra milanese, la Zero gravity prima di essere attirata da Africa Milele.

Ci sono probabilmente responsabilità contabili da parte dei funzionari che hanno concesso gli sgravi a Africa Milele. Ce ne sono forse altre di competenza della Procura della Repubblica. Dovrebbe essere lo stesso Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a prendere l’iniziativa anche per metter fine alle malelingue secondo cui lo sbarco a Ciampino di Silvia Romano venisse strumentalizzato come uno spot pubblicitario per il titolare della Farnesina.

Andiamo a quella che è stata chiamata, a ragione o a torto, la sanatoria pro-clandestini. Il dispositivo ricalca le procedure e le modalità di attuazione delle precedenti sanatorie. In particolare quella del 2012, attenuando le modalità e i criteri di accertamento dei requisiti soggettivi degli immigrati (per quelli relativi ai datori di lavoro, peraltro del tutto inutili per le famiglie, viene disposto un successivo rinvio a un decreto interministeriale attuativo) e l’importo delle sanzioni. In buona sostanza viene offerta la possibilità di regolarizzare qualsiasi violazione intervenuta nelle causali di ingresso in Italia e dei vincoli connessi al rilascio dei permessi di soggiorno.

Un approccio singolare – ha scritto Natale Forlani, sindacalista di lungo corso della Cisl, ex amministratore delegato di Italia Lavoro, nonché ex Direttore generale per l’Immigrazione al ministero del Lavoro che mette in berlina l’intero impianto normativo in materia di rilascio dei permessi di soggiorno per le diverse finalità.

Tale scelta, unitamente alla mancata definizione delle misure sanitarie preventive, rende evidente l’intenzione del legislatore di offrire un’opportunità di regolarizzazione generalizzata a tutti quelli che, compresi gli immigrati che non hanno ottenuto il permesso di protezione, sono rimasti in Italia senza averne titolo.

Viene il dubbio che non è stata utilizzata la strada più semplice e più retta – quella del rilascio di permessi di soggiorno temporanei per i cittadini stranieri irregolari- nella speranza che dietro una coltre di buonismo perbenista finisca tutto in una grande confusione. Nel contempo, il sindacato degli invisibili ha convocato uno sciopero visibile per chiedere una sanatoria generalizzata.

Permane l’ombra del dubbio.

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