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Flavio Ezio è quel generale romano passato alla storia per aver sconfitto gli Unni di Attila nella battaglia dei Campi Catalaunici. Forse l’ultima grande vittoria dell’Impero Romano.

Ma dopo quella vittoria Ezio divenne così potente che l’Imperatore Valentiniano III arrivò ad ucciderlo con le sue proprie mani in una imboscata. Valentiniano era uno di quegli imperatori molto deboli e si racconta che il giorno dopo Petronio Massimo, suo consigliere, gli abbia detto “Augusto, ieri hai tagliato la tua mano sinistra con la tua mano destra”.

Io penso che se il 20 e 21 settembre voteremo “sì” al taglio dei parlamentari è come se facessimo la stessa cosa. Cioè decidessimo noi stessi di amputare un pezzo della nostra democrazia.

Apparentemente si tratta di un voto referendairio semplice e quasi banale. Ci si chiede di confermare la riforma costituzionale che porta da 945 a 600 i parlamentari. Una riforma a favore del popolo e anti-casta, perché diminuisce le “poltrone” e fa risparmiare parecchi milioni al bilancio dello Stato.

Invece, a me sembra invece piuttosto un atto di demagogia.

Da anni tutti diciamo che il nostro parlamento funziona male. Soprattutto a causa del bicameralismo perfetto e della perdita di centralità delle Camere.

Da un lato, le decisioni parlamentari sono complicate e farraginose, per cui sempre più spesso è il Governo a decidere le linee politiche. Dall’altro, sappiamo bene che fino a 50 anni fa il dibattito politico era tutto svolto in parlamento, mentre ora con lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione la politica si è spostata in televisione e sui social network.

Non è certo riducendo il numero dei parlamentari che riusciamo a restituire al Parlamento centralità politica e anche decisionale.

Anzi. Perché la democrazia rappresentativa perderà ulteriormente il canale di collegamento con i territori, visto che in molte regioni, ad esempio, si eleggeranno soltanto 3 senatori, quindi a scapito di minoranze e piccoli partiti.

Anche la questione del risparmio di spesa non mi sembra decisiva. A seconda dei calcoli ridurre a 600 i parlamentari ci farà risparmiare dai 20 ai 40 milioni di euro ogni anno. Sembrano molti, ma invece sono soltanto una briciola rispetto agli 800 miliardi annui della spesa pubblica. Cioè con il taglio lo stato risparmia lo 0,002 del suo bilancio. È come se ciascun italiano per risparmiare prendesse un caffè in meno ogni anno…

Insomma, mi pare che la nostra democrazia sia già in crisi di suo e non vale certo la pena perdere un ulteriore pezzo di rappresentanza politica, che può e deve essere recuperata con riforme più utili e incisive.

Perciò voterò “no”, per non tagliare un pezzo della mia mano sinistra con la mano destra…

Perché voterò no al referendum sul taglio dei parlamentari. Il commento di Celotto

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