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A Ferragosto è successo molto più di quello che già sappiamo. Infatti mentre il mondo ha gli occhi puntati sull’Alaska, dove Trump e Putin si confrontano in un vertice che rimescola le carte della geopolitica globale, un altro leader si impone con un discorso che segna un’epoca.

Dal Red Fort di Nuova Delhi, il 15 agosto 2025, Narendra Modi, primo ministro indiano, pronuncia un’orazione di 103 minuti, la più lunga mai tenuta per il Giorno dell’Indipendenza. Non è solo una celebrazione dei 79 anni di libertà dal dominio britannico: è una dichiarazione di forza, un manifesto per un’India sovrana, militarmente inattaccabile e industrialmente autonoma.

Modi, uno dei grandi protagonisti del presente e del futuro, delinea una visione che proietta l’India verso il 2047, centenario dell’indipendenza, come potenza globale autosufficiente. Due temi spiccano: sicurezza nazionale e indipendenza industriale, pilastri di un’India che non si piega e guarda al mondo da pari.

Difesa: un’India che detta le regole

Modi parla chiaro: la sicurezza nazionale è non negoziabile. Cita l’Operazione Sindoor, la risposta fulminea all’attentato di Pahalgam del 22 aprile, con le forze indiane che hanno colpito basi terroristiche oltre confine, imponendo un “nuovo normale”. “Non distinguiamo più tra terroristi e chi li protegge”, tuona, in un messaggio diretto al Pakistan. Il premier contesta il Trattato sulle Acque dell’Indo, definito “unilaterale e ingiusto”, e proclama che l’acqua dei fiumi indiani servirà i contadini locali. È una mossa che rafforza la sovranità, ma alza la posta nelle tensioni idriche regionali.
Con la Missione Sudarshan Chakra, Modi svela un sistema di difesa aerea “Made in India”, ispirato all’Iron Dome israeliano, per proteggere città e siti strategici da attacchi terroristici. L’obiettivo è l’autosufficienza entro il 2035, liberandosi da fornitori esteri.

Sul fronte demografico, lancia la Missione Demografica ad Alto Potere per contrastare infiltrazioni e migrazioni illegali nelle aree di confine, viste come minaccia all’unità nazionale. È un discorso che unisce difesa, identità e coesione, in un’India multietnica che non tollera compromessi sulla sicurezza.

Indipendenza industriale: la forza di Aatmanirbhar Bharat

L’autosufficienza industriale è il cuore pulsante della visione di Modi, incarnata nel principio di Aatmanirbhar Bharat. L’India non vuole più dipendere da nessuno. Entro fine anno, annuncia, produrrà chip semiconduttori nazionali, con sei unità operative e quattro nuove in cantiere. Questo passo è vitale per difesa, intelligenza artificiale e cybersecurity, settori dove l’autarchia tecnologica è imprescindibile. Modi sprona scienziati e giovani a innovare in jet engine, farmaci e vaccini, sotto la politica BioE3, che punta sulle biotecnologie come leva strategica.

L’energia è un altro fronte di indipendenza. L’India centra il 50% di energia pulita nel 2025, con un balzo trentennale nel solare in soli 11 anni. Modi annuncia 10 nuovi reattori nucleari per decuplicare la capacità entro il 2047, aprendosi al privato, e lancia la Missione Idrogeno Verde per un futuro sostenibile. La Missione Esplorazione Acque Profonde mira a sfruttare petrolio e gas offshore, mentre la Missione Minerali Critici identifica 1.200 siti per risorse essenziali, riducendo la dipendenza da importazioni, soprattutto dalla Cina. Lo Spazio è un simbolo di questa ambizione.

Modi celebra il ritorno di Group Captain Shubhanshu Shukla e i progressi di Gaganyaan, annunciando una stazione spaziale indigena. Oltre 300 startup spaziali testimoniano un settore in fermento, cruciale per difesa e innovazione. Le riforme strutturali completano il quadro: liberalizzazione degli investimenti esteri, modernizzazione del settore assicurativo, abolizione di 40.000 norme e 1.500 leggi obsolete. Modi spinge su “Vocal for Local” e “Zero Defect, Zero Effect”, per una manifattura di qualità che compete globalmente senza danni ambientali.

Un protagonista globale

Mentre Trump e Putin trattano in Alaska, Modi parla al mondo. La sua India non è solo un gigante demografico, ma una potenza che detta le proprie regole, protegge i propri confini e produce le proprie tecnologie. In 103 minuti, il premier traccia una rotta che fa di Nuova Delhi un attore centrale in un mondo frammentato, capace di dialogare con l’Occidente senza sottomettersi e di contenere la Cina senza conflitti aperti.

Questo discorso non è solo un evento nazionale: è un segnale globale. L’India di Modi è qui, e il futuro le appartiene.

Modi, prove tecniche da leader globale. Scrive Arditti

Mentre Trump e Putin trattano in Alaska, Modi parla al mondo. La sua India non è solo un gigante demografico, ma una potenza che detta le proprie regole, protegge i propri confini e produce le proprie tecnologie. In 103 minuti, il premier traccia una rotta che fa di Nuova Delhi un attore centrale in un mondo frammentato, capace di dialogare con l’Occidente senza sottomettersi e di contenere la Cina senza conflitti aperti

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