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Nella sua prima conferenza stampa da quando è arrivato a Taipei due mesi fa, il nuovo pseudo-ambasciatore di Washington a Taiwan ha elogiato gli sforzi realizzati dall’isola per rafforzare le sue difese. “Tornando a Taiwan dopo tre anni… Sono molto più fiducioso nell’efficacia di Taiwan e delle sue riforme di difesa … per rafforzare la stabilità tra le due sponde dello Stretto e la più ampia situazione di sicurezza nell’Indo-Pacifico”, ha dichiarato mercoledì 4 settembre ai giornalisti Raymond Greene, direttore dell’American Institute in Taiwan, ente che de facto svolge le funzioni di un’ambasciata statunitense a Taiwan dal 1979, quando Washington ha tagliato le relazioni diplomatiche con Taipei per poter stabilire legami ufficiali con Pechino.

Per far fronte alla crescente aggressività assunta dalla Repubblica Popolare, Taiwan ha intrapreso una serie di iniziative, aumentando drasticamente la spesa per la difesa, ripristinando il servizio di leva maschile per un anno, inziando a rendere sempre più realistico l’addestramento militare, e avviando la costruzione di un network di droni. Ma i funzionari governativi e gli analisti statunitensi hanno ripetutamente criticato gli sforzi compiuti in passato, ritenendoli insufficienti.

Greene ha anche sottolineato come gli Stati Uniti hanno fatto progressi nell’accelerare le consegne di armi a Taiwan negli ultimi sei mesi. Con il Taiwan Relations Act, Washington definisce qualsiasi sforzo per determinare il futuro di Taiwan con mezzi non pacifici come una questione di grave preoccupazione per gli Stati Uniti, e si impegna a fornire a Taiwan armi difensive e a mantenere la capacità degli Stati Uniti di resistere alla coercizione che metterebbe a rischio la sicurezza di Taiwan; tuttavia, la deflagrazione del conflitto in Ucraina e di quello mediorientale hanno messo a dura prova la capacità dell’industria della difesa statunitense, causando forti ritardi nelle spedizioni di munizioni all’isola del Mar Cinese. Ma Green ha assicurato che gli Stati Uniti hanno un processo di prioritizzazione per le forniture di armi agli alleati e ai partner, e che Taiwan è “in cima alla nostra lista di priorità”. Greene ha persino ventilato la possibilità che gli Stati Uniti possano produrre coprodurre armi assieme all’alleato asiatico, notando come gli Usa stanno già lavorando con diversi partner sulla potenziale produzione congiunta di forniture militari, e non escludendo che “Taiwan possa essere uno di questi partner in futuro”.

L’endorsement di Greene rassicura gli animi, mentre la prospettiva di un’altra presidenza di Donald Trump solleva preoccupazioni sull’impegno degli Stati Uniti nei confronti dei suoi alleati e partner, compreso Taiwan. Lo scorso luglio Trump ha suggerito che Taiwan “dovrebbe pagare” gli Stati Uniti per i suoi impegni nel campo della difesa; mentre in una precedente affermazione aveva asserito che il Paese, ora il più grande produttore al mondo dei semiconduttori più avanzati, avrebbe rubato questo business agli Stati Uniti.

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