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Ghigliottinati da loro stessi. Verrebbe da dire così, leggendo la condanna inflitta alla storica leader del Rassemblement National, Marine Le Pen nella vicenda legata all’appropriazione indebita di fondi Ue. Non siamo in grado di stabilire i tempi della sentenza di appello ma “il quadro probatorio sembra così consistente da poter dire che la corsa all’Eliseo nel 2027 è da considerarsi pressoché impossibile”. Lo dice a Formiche.net il costituzionalista ed ex parlamentare del Pd, Stefano Ceccanti che rileva un’altra sfaccettatura all’interno della querelle giudiziaria. “Gli ultimi che possono protestare contro questa scelta legislativa sono esponenti di forze antisistema che in nome di un certo populismo giudiziario hanno voluto quelle norme, tra cui Marine Le Pen”.
La sentenza contro Le Pen rappresenta un duro colpo per il RN. Nel merito cosa dobbiamo pensarne?
Farei due osservazioni di sistema: la prima è che il diritto di elettorato passivo è un diritto politico fondamentale che mal si presta a limitazioni sulla base di sentenze non definitive. Che cosa accadrebbe se una qualsiasi persona non potesse partecipare a un’elezione ma poi venisse assolta nei gradi successivi di giudizio? Sarebbe un danno irreversibile e quindi irragionevole. Si tratta quindi di una scelta sbagliata che sposta sul potere giudiziario un eccesso di responsabilità determinando uno squilibrio di poteri a suo favore.
E la seconda? 
La seconda è che gli ultimi che possono protestare contro questa scelta legislativa sono esponenti di forze antisistema che in nome di un certo populismo giudiziario hanno voluto quelle norme, tra cui Marine Le Pen, che cade quindi in una trappola costruita anche da lei stessa e non può quindi protestare credibilmente quando la sanzione da lei voluta (fra l’altro la voleva più estrema, a vita) si applica a lei medesima. Per di più col sostegno esterno, in nome del rispetto dello Stato di diritto, di esponenti dell’amministrazione Trump che stanno proponendo di aggirare la sacrosanta norma costituzionale sul tetto ai mandati o di quella di Putin che elimina fisicamente gli avversari politici.
Giuridicamente, quali sono i prossimi passaggi previsti dall’ordinamento francese? Esiste un modo, per Le Pen, per sostenere la sua difesa in tempo congruo per poter correre tentando di succedere a Macron? 
Non conosciamo i tempi del processo di appello e quindi non possiamo dire se l’esclusione sia definitiva, ma in ogni caso bisogna anche aggiungere che il quadro probatorio appare così consistente che pare difficile che l’appello possa ribaltare il primo grado. Dobbiamo quindi ritenere l’esclusione permanente.
Politicamente questa sentenza indebolisce Le Pen o il RN in senso più ampio? 
Per quanto sia difficile fare una previsione esatta, è probabile che i vari pezzi di elettorato si confermino nella loro visione. Per l’estrema destra che si tratti di una sorta di complotto, per gli altri di una giusta sanzione. Però dal punto di vista dell’offerta politica indubbiamente la situazione diventa più difficoltosa. Bardella, all’età di 31 anni è meno credibile come candidato presidente e non è chiaro con chi potrebbe fare un ticket per il ruolo di primo ministro. Quello Le Pen-Bardella poteva essere convincente, ma ora non esiste più. Non sarà semplice la successione dentro il Rn.
Dopo la pronuncia della sentenza abbiamo assistito a un folto coro di supporter di Le Pen, da Orban a Salvini. L’asse dei patrioti in questo momento si rafforza o rischia di perdere un riferimento? 
Sul momento è indebolito ma è anche disunito. Alcuni sembrano seguire Trump, ma è probabile che la guerra dei dazi spinga molti ad allontanarsene come il Rn stava già facendo. Peraltro l’iniziativa dei volenterosi, in risposta a Trump e Putin, sta rilanciando Macron che è uno dei principali artefici insieme a Starmer. Non è detto che il vittimismo comune aiuti i patrioti.
Rispetto all’ordinamento italiano, quali sono le ragioni di incandidabilità o impresentabilità che gravano su Le Pen?
In Italia a livello nazionale le cause di ineleggibilità e decadenza si applicano solo dopo una sentenza definitiva. Non mi muoverei da lì. Invece sono sbagliate alcune sanzioni come la sospensione che la nostra normativa italiana, il decreto Severino, fa scattare per amministratori locali e regionali in seguito a sentenza non definitiva. Dando ai giudici di primo grado, spesso smentiti in seguito, troppo potere.

Le Pen è vittima del suo populismo giudiziario. La versione di Ceccanti

Non conosciamo i temi del processo d’appello, in più il quadro probatorio contro Le Pen fornisce diversi elementi per escludere la sua possibile corsa per l’Eliseo nel 2027. Questa sentenza indebolisce non solo lei, ma anche il giovane Bardella che non ha la credibilità per correre da presidente. Ora si apre un problema di successione all’interno del partito. E i patrioti sono disuniti. Conversazione con il costituzionalista Stefano Ceccanti

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