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Sull’Europa incombe lo spettro dei dazi e allora tanto vale giocarsi il tutto per tutto. Un’idea dei conservatori tedeschi, per esempio, potrebbe essere quella di fare piazza pulita delle tariffe in essere sui beni americani in ingresso in Europa, per poi presentarsi al cospetto della Casa Bianca e chiedere un uguale trattamento.

Per Jens Spahn, veterano del partito di centro-destra di Germania, quella Unione cristiano-democratica che probabilmente esprimerà il futuro cancelliere all’indomani del voto federale del 23 febbraio, non sembra essere fantascienza, come dichiarato alla testata Semafor, fondata dall’ex editorialista del New York Times, Ben Smith.

“Mentre le capitali mondiali preparano le loro risposte alle minacce tariffarie di Trump, l’Unione europea dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di raggiungere un accordo per eliminare tutte le tariffe sulle importazioni americane. Noi come Europa potremmo offrire di arrivare a zero tariffe per tutti i beni statunitensi, e poi dire che ci aspetteremmo lo stesso”, ha detto Spahn.

Il quale vanta legami con i membri della cerchia di Trump (ha stretto amicizia con Ric Grenell, ex ambasciatore statunitense in Germania e attuale inviato speciale). La sua posizione indica dunque come il probabile futuro governo tedesco in arrivo potrebbe affrontare i negoziati con Trump. Lo stesso politico tedesco ha anche suggerito di affrontare il surplus commerciale di Berlino con gli Stati Uniti acquistando più armi americane e gas naturale.

Tutto questo mentre, sul versante italiano, da Confindustria si è levato un allarme circa i possibili impatti di nuovi dazi sulle imprese italiane. “La America First Trade Policy della seconda amministrazione Trump si annuncia più aggressiva e imprevedibile dell’approccio adottato nel primo mandato.

Gli impatti dei dazi sui singoli settori produttivi italiani ed europei non sono facili da determinare”, ha scritto in una nota il Centro studi di Viale dell’Astronomia.”

Dipenderà tutto da molti fattori: la distribuzione dei dazi per paese-prodotto, l’aliquota e la durata dei dazi, l’elasticità della domanda al prezzo dei prodotti, la reazione del tasso di cambio e l`esposizione ai dazi dei partner commerciali. Per l`Italia e l’Europa si prefigurano considerevoli rischi, accanto, tuttavia, ad alcune opportunità, in termini di quote di mercato potenzialmente contendibili nel mercato Usa liberate dal decoupling con la Cina”.

All'Europa conviene negoziare sui dazi. Così Berlino apre agli Usa

Jens Spahn, veterano di quella Cdu che con ogni probabilità esprimerà il prossimo cancelliere tedesco, sostiene che eliminare le tariffe sulle importazioni americane in Ue, permetterebbe a quest’ultima di esigere il medesimo trattamento

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