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La parola d’ordine di Keir Starmer per attrarre maggiori investimenti nel Regno Unito è una sola: deregulation. Una promessa che il primo ministro ha lanciato dal forum internazionale degli investitori, di scena quest’oggi a Londra. Era un evento atteso in quanto il primo a cui avrebbe partecipato un premier laburista, dopo quattordici anni di dominio conservatore. Durante la campagna elettorale Starmer aveva promesso di non voler imporre alcuna rivoluzione e oggi continua garantendo di essere un capo di governo “pro business” che cerca di conciliare i diritti dei lavoratori con gli interessi degli imprenditori. Anzi, per il primo ministro la tutela dei diritti è una garanzia di successo per la produzione.

Il patto tra Downing Street e investitori è chiaro: “Stiamo perseguendo un’ambizione comune: la crescita. Voi dovete far crescere la vostra attività e io devo far crescere il paese”. Per riuscirci, verranno eliminate “le norme che rallentano inutilmente gli investimenti, che impediscono la costruzione di abitazioni, data center, magazzini, strade, linee ferroviarie e così via”, ha aggiunto Starmer. Un richiamo verrà fatto anche all’autorità indipendente britannica sulla concorrenza e il mercato (Cma), affinché utilizzi il potere che ha per “favorire prioritariamente la crescita economica”.

Grande attenzione durante il vertice è stata data all’Intelligenza Artificiale. Starmer ha rivendicato come, in poco più di 100 giorni di governo, sia già riuscito a strappare degli accordi da oltre 40 miliardi di sterline da grandi attori globali: come ad esempio i 10 miliardi di dollari che Blackrock intende versare per la realizzazione di un campus con annesso database globale in Gran Bretagna; gli 8 miliardi messi in campo da Amazon per costruire il proprio centro di raccolta dati; altri 24 miliardi dovrebbero invece confluire nella transizione verde, argomento di punta del programma elettorale laburista.

Il grande assente all’evento è stato Elon Musk, che quando a Downing Street alloggiava il conservatore Rishi Sunak aveva ben altro rapporto con la Gran Bretagna. “Non credo che nessuno dovrebbe andare nel Regno Unito quando vengono rilasciati i pedofili condannati per imprigionare le persone per i post pubblicati sui social media”, ha tuonato il tycoon. Un riferimento alla tragedia di Southport, dove ad agosto erano scoppiate proteste (divampate in tutto il Regno) dopo che tre bambine erano state uccise con il coltello da parte di un britannico con origini ruandesi, spacciato sui social network come migrante. Per diversi giorni, attivisti di estrema destra si sono scontrati con la polizia e Downing Street aveva puntato il dito contro Musk e il suo X, reo di istigare alla violenza tramite fake news.

La notizia della sua esclusione aveva fatto imbufalire Musk, ma è stato il segretario per la Scienza e la Tecnologia Peter Kyle a stemperare la sua animosità. “Elon Musk non è mai venuto a questo tipo di eventi, sotto nessun governo”, ha dichiarato il ministro al programma Today della Bbc Radio 4. “Ci sono molte aziende, che sono grandi aziende con cui vogliamo lavorare e Musk è una di queste” ma solo quando “ha un programma di investimento in corso”. Insomma, Musk avrebbe poco da offrire per la Gran Bretagna. Almeno per il momento, visto che “saremmo lieti di impegnarci con lui se volesse aprire un programma di investimenti e se ci fosse una concorrenza globale. Credetemi, saremo i primi della fila e io sarò il primo a bussare alla sua porta per cercare di ottenere questo investimento qui”.

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