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A Davos nel 1880 soggiornò Robert Louis Stevenson per curare la sua tubercolosi. Oggi nella cittadina sulle Alpi svizzere si danno ogni anno appuntamento i leader del mondo per cercare di curare i suoi mali. Vasto programma, direbbe quel tale. E poi forse che le élite non sono loro stesse la causa dei mali che vorrebbero debellare?

Nella prima giornata, due i protagonisti indiscussi, tanto diversi e agli antipodi da rappresentare iconicamente i due mondi in cui si divide un mondo sempre più polarizzato. Veramente Dottor Jekill e mister Hyde, per ritornare a Stevenson. Greta Thunberg rappresenta una sorta di guru dell’ambientalismo, una giovane Cassandra che mette ai suoi piedi (in modo più o meno interessato) politici, finanzieri, industriali, opinion maker.

Donald Trump, al contrario, è il Presidente americano più odiato e amato di sempre: colui che ha rivoluzionato la prassi e la grammatica istituzionale con il suo viscerale istinto “politicamente scorretto” ma che ottiene risultati ogni giorno più vistosi sia sul fronte economico sia su quello della politica internazionale. Ad una Greta che pure oggi ha detto che non si è fatto quasi nulla per l’ambiente e che la deadline per la scomparsa del nostro Pianeta si avvicina inesorabilmente, Trump ha ribattuto definendo lei e i suoi accoliti “profeti di sventura”.

“Profeti”, non c’è dubbio. Quella di Greta si presenta come una vera e propria religione millenaristica, che vuole “salvarci” facendoci ritornare più o meno a quella “armonia perduta” dei tempi che furono. Il plauso che la giovane svedese gode, la sua fama quasi surreale di conferenziere ai grandi incontri, ci lascia capire quali forti interessi, soprattutto economici, si muovono alle sue spalle. Quanto a Trump, con i suoi modi rozzi e “volgari”, egli ci ricorda che è la politica, e il buon senso, a dover decidere alla fine le sorti dell’uomo.

Da una parte la tecnocrazia e gli affari, dall’altra la democrazia, checché ne pensiate! In questa sfida epocale, i nostri due attori recitano a soggetto. Ci vorrebbe qualcuno che dicesse loro che si può essere rispettosi dell’ambiente senza ideologismi e che comunque è lo sviluppo, non la decrescita, che risolverà (in modo mai definitivo ovviamente) i nostri problemi. In un mondo bipolare, il buon senso però si è perso. E anche l’appello alla scienza, fatto oggi da Greta, è tanto vero quanto strumentale. Anche la scienza può essere infatti distorta a fini di potere. I tanto decantati dati, così come i fatti, presi in sé sono stupidi, come amava dire un altro grande che da queste parti amava curare i suoi malanni: Friedrich Nietzsche.

Greta vs Donald, Dr Jekyll e Mr Hyde in un mondo polarizzato. Il commento di Ocone

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