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Con la proposta dello “Ius scholae”, ecco una mossa che spesso manca alla politica italiana. Da decenni si alimenta di contrapposizioni anziché procedere per via mediana, avvicinare le posizioni in campo e trovare soluzioni. Il tema della cittadinanza presenta ferite gravi, e riguarda l’Italia e le altre società occidentali. È necessario disegnare in tempo le traiettorie di sviluppo per la nostra comunità che nella integrazione è destinata a trovare il suo assestamento.

E tuttavia siamo in ritardo. Il nostro è un Paese invecchiato anche più degli altri industrializzati, con circa quindici anni in più di aspettativa di vita in cinquant’anni, grazie al benessere. Negli stessi anni, abbiamo subìto un sensibile decremento delle nascite, pari a due terzi. Questi trend sono destinati a peggiorare negli anni a venire.

La depressione demografica e l’aumento dell’aspettativa di vita necessitano di soluzioni di medio-lungo termine, ma nessuno sembra preoccuparsene. Il combinarsi di questi temi, lasciati a sé stessi, non potrà che condurci al declino. Ci rifiutiamo di guardare la realtà per quella che è, e soggiacciamo ai soliti stakanovisti della paura. Ma non è un buon affare.

Nel lavoro italiano, gli impieghi indesiderati sono in considerevole parte prerogativa di lavoratori immigrati. Persino quelli ambìti fanno fatica ad essere coperti a causa del deficit di specializzazioni nel mercato del lavoro. L’integrazione, dunque, è una nostra esigenza, a partire da chi governa, che deve farsene carico anziché depistare la discussione su temi fuori luogo. In questo contesto, dare un segnale di considerazione e di civiltà, innanzitutto agli immigrati che comunque sono qui da anni con figli, non potrà che giovare al processo di integrazione. Questo varrà ancor più per i ragazzi che, nel tempo, coglieranno il senso dell’attenzione concreta e dell’accoglienza di una civiltà aperta, al contrario dei luoghi di loro provenienza.

L’esperienza storica statunitense rappresenta l’esempio più significativo di come dalle opportunità di accoglienza dipenda lo sviluppo civile ed economico di una nazione e l’adesione ai modelli culturali e sociali del Paese che accoglie. Invece, la chiusura e il disprezzo, come quello che tracìma dal sistema mediatico da parte di taluni irresponsabili, persino nelle occasioni olimpioniche, aiutano in prospettiva solo altri parassiti in cerca di disordini da cercare nelle sacche del disagio sociale.

Dunque, la posizione espressa da Forza Italia è meritoria non solo perché propone di sciogliere un nodo assai importante per la civiltà e la coesione, ma anche per mettere in mora gli stakanovisti della paura e della rottura a tutti i costi. Il bipolarismo è fallimentare perché sempre in preda a pulsioni divisive, mosse da componenti purtroppo al momento egemoni, presenti in entrambi i fronti. Esso, per tale intrinseca costituzione, è predisposto strutturalmente alle rotture e alle divisioni su tutto e con tutti. Una maledizione che imprigiona l’Italia, le culture politiche liberali, riformiste e quelle che si rifanno alla dottrina sociale cattolica, che pero’ dovranno saper reagire e dimostrare di essere lievito e forza di cambiamento.

Culture che partono dall’idea basica per i sistemi democratici: le società sono plurali. Il compito della politica è quello di conciliare le diverse opinioni ed esigenze con soluzioni mediane, raggiungibili con compromessi. Ma in questi anni il termine stesso “compromesso”, che rappresenta quanto di più nobile ci possa essere nel servizio politico, è stato bandito. E allora lo ius scholae fa al caso nostro, un esempio da manuale di come agire anche per altre situazioni di contesa. Va incontro agli interessi generali, si pone nel mezzo delle posizioni politiche e, poi, plasticamente, è un esempio di quanto sia necessario un centro politico che sappia tagliare le estreme e aiutare a trovare punti di incontro per la società plurale.

Lo Ius scholae tra opportunità politica e necessità sociale. L'opinione di Bonanni

Il tema della cittadinanza presenta ferite gravi in Italia e nelle altre società occidentali. È necessario disegnare in tempo le traiettorie di sviluppo per la nostra comunità che nell’integrazione è destinata a trovare il suo assestamento. E allora la proposta dello ius scholae fa al caso nostro nel cercare punti di incontro per la società plurale. Il commento di Raffaele Bonanni

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