Skip to main content

“Dal nostro punto di vista ribadisco il punto fondamentale della questione: garantire che non vi sia una sorta di ergastolo processuale”. Gennaro Migliore, ex sottosegretario (ed esponente renziano) alla Giustizia, cerchia in rosso il passaggio nevralgico del dibattito sulla prescrizione. E affida a Formiche.net la sua analisi sui prossimi passi da compiere, nella consapevolezza che un possibile terreno comune è individuato nella riforma Orlando che ha in sé il contenuto del ddl Costa.

La proposta dem di sospendere i tempi della prescrizione di due anni per l’Appello e di uno dopo la Cassazione vi interessa? Potrebbe essere un compromesso accettabile?

Penso innanzitutto che si debba fare sul serio una modifica della legge che entrerà in vigore il 1 gennaio. Per cui prima di partire dalla proposta dem, vorremmo chiarezza sul fatto che la riforma Bonafede non sia operativa. Mi auguro si blocchi con una apposita legge. Non vorrei che la proposta del Pd fosse solo un ballon d’essai. Noi siamo prontissimi a discutere di qualsiasi proposta possa modificare la pessima legge Bonafede che, nelle intenzioni, sarebbe dovuta essere anticipata dalla riforma del processo. Vedremmo bene anche il ritorno della riforma Orlando che poi è il contenuto della proposta di legge Costa.

La mediazione di Palazzo Chigi, ovvero applicare lo stop per i soli condannati di primo grado, è un palliativo o potrebbe essere la chiave?

Il primo passaggio deve essere quello tra assolti e condannati in primo grado, ma una prescrizone sine die non andrebbe bene comunque perché la nostra Costituzione prevede all’articolo 11 la durata ragionevole del processo. La sola idea che ci possa essere una presunzione di colpevolezza, per quanto ci riguarda, non va bene: questo è un punto di partenza che dimostra come non esistono tabù rispetto ad una vicenda delicata come la prescrizione. Dal nostro punto di vista ribadisco il punto fondamentale della questione: garantire che non via una sorta di ergastolo processuale.

Il Premier Conte ha detto di comprendere la proposta dem ma di appoggiare la riforma Bonafede. Da che parte sta?

Lui dovrebbe essere il garante di tutta la coalizione, visto che in maggioranza non ci sono solo Pd e M5s, ma anche noi di IV che abbiamo dato un contributo essenziale alla sua stessa riconferma. Dal momento che abbiamo ottenuto risultati significativi, come la sterilizzazione dei 23 miliardi di iva, le risorse per la famiglia, oltre alle nostre proposte di shock fiscale per rilanciare il Paese con nuove opere pubbliche, a questo punto penso che Conte si debba fare carico della modifica radicale e profonda di quella riforma che è solo espressione di un populismo penale, non avendo nulla a che vedere con una sana amministrazione della giustizia.

Il Guardasigilli potrebbe fare un passo indietro o di lato?

Nè di lato né indietro: da Bonafede mi aspetto un passo che impedisca questa riforma. Non è una questione legata al singolo ministro.

Quale lo scenario più verosimile il 7 gennaio prossimo?

O si cerca un accordo all’interno della maggiornza di governo o si verificheranno le condizioni affinché se ne trovi una alternativa che impedisca di attuare la riforma Bonafede sulla prescrizione. Non c’è la possibilità di recedere da questa opzione.

Se i renziani votassero la proposta di Forza Italia, aumenterebbero i rischi di un incidente nella maggioranza di cui si parla ormai da settimane?

Sento troppo spesso parlare di una proposta forzista: in realtà quello spunto fa riferimento alla legge Orlando promulgata durante il governo Gentiloni. Direi che è più ragionevole che la votino anche i dem, oltre a noi, anziché attribuire a questa eventuale scelta che per quanto mi riguarda è estrema ratio, un valore legato alla tenuta della maggioranza.

twitter@FDepalo

Prescrizione, ecco come evitare l'ergastolo processuale. Parla Migliore (Italia Viva)

“Dal nostro punto di vista ribadisco il punto fondamentale della questione: garantire che non vi sia una sorta di ergastolo processuale”. Gennaro Migliore, ex sottosegretario (ed esponente renziano) alla Giustizia, cerchia in rosso il passaggio nevralgico del dibattito sulla prescrizione. E affida a Formiche.net la sua analisi sui prossimi passi da compiere, nella consapevolezza che un possibile terreno comune è…

Fioramonti, gli scienziati e i travagli del M5S. Il commento di Pennisi

La vicenda delle dimissioni "natalizie" di Lorenzo Fioramonti da ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica e dello spacchettamento del dicastero di Viale Trastevere in due ministeri – Scuola affidato a Lucia Azzolina e Università e Ricerca Scientifica a Gaetano Manfredi, deve fare riflettere sulle dinamiche all’interno del Movimento 5 Stelle. Fioramonti non è un pentastellato della prima ora (come, invece,…

Greta, le Sardine e Livio. Pisicchio archivia il 2019

Negli ultimi spiccioli dell’anno è prassi dei giornali tracciare bilanci dei mesi passati, consumando così il tempo residuo quasi fosse un’escrescenza inutile del già compiuto e, dunque, archiviato. E chi siamo, dunque, noi per contraddire questa antica usanza ? Infatti siamo piccolissima cosa di fronte alla “grande tradizione”. E dunque la rispettiamo. Che ricordare, allora, di rimarchevole del 2019, di…

Se le piazze sono i nuovi social. L'analisi di Antonucci

Del 2019, al di là delle complesse vicende politiche che hanno caratterizzato la vita del governo, i rapporti tra partiti di maggioranza e coalizione e la difficile cornice in cui la manovra di bilancio ha avuto la luce, si ricorderà sicuramente la reviviscenza delle piazze e dei movimenti che cercano in questa dimensione nuove forme di partecipazione politica al di…

Vi spiego cosa è vitale per la scuola. I consigli di suor Anna Monia Alfieri al nuovo ministro

Le dimissioni di Fioramonti cedono il passo a due ministri delle due forze politiche “alleate”, in una logica che appare di spartizione, più che di competenza. Almeno, il popolo la intende così. Con il fastidio di un “corpaccio” che invoca la spending review di cottarelliana memoria. A questi esagitati si risponderà che due ministeri ben funzionanti costano meno dei fondi…

Perché l'attacco antisemita a New York non è una sorpresa

L'attacco antisemita con un machete a New York è una sorpresa? Qualcuno, tra politica e media, sta pericolosamente sottovalutando questo vento che spira (forte) contro gli ebrei in varie parti del pianeta, finanche nel civile e democratico occidente? Secondo il rabbino Shmuel Gancz, capo del Centro ebraico Chabad di Suffern, tre vittime sono già state dimesse dall'ospedale, mentre altre due…

Da spia a Zar. La parabola di Putin analizzata da Mikhelidze

Di Nona Mikhelidze

Vladimir Putin è al potere in Russia da ben venti anni, in seguito alla sua investitura da parte dell’allora presidente Boris Eltsin. Per quanto riguarda il suo passato, quello che sappiamo è che, dopo la laurea in Legge presso l’Università statale di Leningrado nel 1975, ha immediatamente cominciato a lavorare per il servizio di Intelligence sovietico, il Kgb, in particolare…

Perché gli Usa attaccano una milizia filo-iraniana tra Iraq e Siria

Cinque attacchi aerei, tre in Iraq e due in Siria, hanno colpito poche ore fa postazioni della Kata'ib Hezbollah, milizia sciita irachena tra quelle a controllo remoto dall'Iran. I raid li ha annunciati ufficialmente il Pentagono, dopo che per circa un'ora erano iniziate a circolare informazioni sui social network. Si tratta dell'operazione di rappresaglia (la prima per ora: sarà l'unica?) per…

Continua il disgelo fra Russia e Ucraina, ma rimane il nodo Donbass

Mosca e Kiev compiono un altro passo importante verso la distensione dei rapporti. Le autorità ucraine e i separatisti filorussi del Donbass hanno scambiato 200 prigionieri. Si tratta di un evento molto importante, perché testimonia che gli accordi raggiunti a inizio dicembre a Parigi iniziano a dare i loro risultati. A dare la notizia è stato il presidente ucraino, Volodimir…

Perché Cina, Russia e Stati Uniti si contendono l'Asia Centrale

Di Fabio Indeo

La dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991 e la successiva comparsa nell’arena internazionale delle cinque repubbliche indipendenti dell’Asia Centrale delineava uno scenario geopolitico di tipo nuovo, destinato ad attrarre gli interessi delle potenze regionali (Cina e Russia) e dell’unica superpotenza risultata vincitrice della guerra fredda, gli Stati Uniti d’America: infatti, dopo sessant’anni di dominio sovietico e per la prima volta nella…

×

Iscriviti alla newsletter