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Le misure di sicurezza non sono servite. Carles Puigdemont è apparso dopo sette anni di latitanza ed è scomparso dopo aver fatto il suo comizio: l’ex presidente della Generalitat ha potuto preparare il suo ritorno in Spagna senza che né le forze di polizia né l’intelligence esercitassero alcuna sorveglianza sui suoi ultimi movimenti. Sono moltissime le incognite che a questo punto si concretizzano, sia con riferimento al governo locale catalano che a quello nazionale, dal momento che il leader separatista aveva fatto apertamente intendere a Pedro Sanchez che l’appoggio al governo era condizionato all’amnistia.

Ordine di arresto

Puigdemont arringa i suoi sostenitori a Barcellona, ma poi scompare poco dopo con l’aiuto di un fitto sistema di collegamenti e auto civetta, in barba all’ordine di arresto della Corte Suprema che ha sostanzialmente bypassato la legge parlamentare con cui si concedeva l’amnistia. La giornata si è aperta con l’intenzione di Puigdemont di presenziare, come deputato di Junts, all’investitura di Illa prevista per oggi, accompagnato da alcuni militanti e dirigenti di Junts verso il Parlamento. Da quel momento in poi si è volatilizzato per evitare l’arresto.

Prima però ha avuto il tempo di sobillare i suoi sostenendo che è tornato “per ricordarvi che siamo ancora qui e siamo ancora qui perché non abbiamo il diritto di dimetterci, sono sette anni che ci perseguitano perché vogliamo ascoltare la voce del popolo catalano, nonostante abbiano voluto farci tanto male, nonostante abbiamo visto i loro volti di repressori”. Il parlamento locale intanto celebra la sessione plenaria d’investitura di Illa chiedendosi dove sia il leader di Junts.

Secondo la portavoce del gruppo di Junts al Parlamento catalano, Albert Batet, il partito spera che “prima della fine” della sessione d’investitura di Salvador Illa al Parlamento catalano, Carles Puigdemont possa “esercitare il suo diritto” e votare. Intervenendo in aula, Batet ha accusato i giudici spagnoli di rifiutarsi di applicare la legge di amnistia e ha accusato il governo di Pedro Sanchez di “indolenza”. Nel frattempo a Barcellona la polizia cerca il leader catalano, ma i cittadini si mobilitano per impedire le ricerche.

Il ruolo di Puigdemont

Risale al 2021 un report che collega l’entourage di Puigdemont alla strategia di destabilizzazione dell’Ue da parte della Russia. Il New York Times aveva pubblicato una serie di indiscrezioni riguardanti Josep Lluís Alay, stretto collaboratore del leader indipendentista, che aveva incontrato funzionari russi ed ex ufficiali dell’intelligence dell’FSB coinvolti nella strategia di guerra ibrida del Cremlino, con la nascita della nuova organizzazione chiamata Tsunami democràtic, regista di numerose manifestazioni pro Catalogna.

Inoltre lo scorso gennaio era emerso che l’Alta Corte nazionale spagnola sapeva che la cerchia ristretta di Puigdemont era a conoscenza del piano russo di invadere l’Ucraina fin dal 2017 e che stretti collaboratori dell’ex presidente della regione della Catalogna, avevano stretti rapporti personali “con individui di nazionalità russa”. Il riavvicinamento della Russia ai separatisti catalani è un tema ancora di attualità, ma che si scontra con l’appoggio di Puigdemont al governo Sanchez.

I riflessi sul governo

L’esecutivo da un lato deve affrontare lo scandalo giudiziario che coinvolge la moglie del premier, dall’altro l’evoluzione del caso catalano, con il rischio che Junts faccia mancare l’appoggio alla maggioranza e costringa il Paese a nuove elezioni. Di “crollo di una leggenda” parla la stampa spagnola con riferimento alla via scelta da Puigdemont, ovvero la fuga dopo il suo breve discorso, a dimostrazione di una tattica nell’ombra, che però presenta una serie di criticità ad appannaggio dell’esecutivo socialista targato Sanchez. Cosa potrebbe accadere se Junts facesse un passo indietro?

Tutte le pene di Sanchez per il colpo di teatro di Puigdemont

A Barcellona la polizia cerca il leader catalano, ma i cittadini si mobilitano per impedire le ricerche. Risale al 2021 un report che collega l’entourage di Puigdemont alla strategia di destabilizzazione dell’Ue da parte della Russia. Il New York Times aveva pubblicato una serie di indiscrezioni riguardanti Josep Lluís Alay, stretto collaboratore del leader indipendentista, che aveva incontrato funzionari russi ed ex ufficiali dell’intelligence dell’Fsb coinvolti nella strategia di guerra ibrida del Cremlino

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