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Ci risiamo: il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, non riesce a imporsi con l’omologo russo, Vladimir Putin, e se la prende con l’Europa. Lo aveva minacciato più volte, ma da stanotte sembra definitivo che la Mezzaluna non ha più alcuna intenzione di monitorare il confine di terra con la Grecia, attività che sbarrava automaticamente l’accesso alla fin troppo tristemente nota “rotta balcanica”. Ora che Ankara smetterà di tenere la frontiera chiusa ai migranti, per l’Europa è giunto il momento di preoccuparsi. E saranno preoccupazioni serie, che dovrebbero includere anche un nuovo modo, meno accondiscendente e molto più severo, di rapportarsi alla Turchia. Questo almeno in una Ue lungimirante e che ha a cuore la serenità delle sue genti, chi ci è nato e chi ci è andato a cercare fortuna.

Erdogan sta giocando la sua partita e lo sta facendo con tutta la spregiudicatezza e il cinismo possibili, sempre più lontani da qualsiasi nozione di pudore e umanità. Il presidente sa benissimo che aprire la rotta balcanica equivale a mettere a disposizione una vera e propria autostrada, che dalla martoriata Grecia porta dritta fino all’Austria e alla Germania, passando per l’Ungheria e il resto dei Balcani. Anche l’Italia ha poco da stare tranquilla, perché, una parte di questo flusso potrebbe essere assorbita se l’andazzo rimane questo, è facile intuire che, con l’arrivo della bella stagione, la Turchia applicherà lo stesso omesso controllo anche alle sue coste, dove potrebbero riprendere gli attraversamenti dell’Egeo per raggiungere le isole greche, aggravando una situazione già umanamente insostenibile, come quella sulle isole di Kos e di Lesbos.

Per chi non lo ignori o lo abbia rimosso causa psicodramma da coronavirus, stiamo parlando di oltre tre milioni di persone che da anni vivono in Turchia, ma stragrande maggioranza in condizioni disperate, tutte potenzialmente interessate a passare la frontiera. A queste, dobbiamo aggiungere anche tutti quelli, e parliamo di migliaia di persone, che stanno scappando da Idlib.

Erdogan ha utilizzato la situazione complicata nella città a nord della Siria, dove truppe turche e truppe fedeli ad Assad si stanno scontrando da giorni, come casus belli per mettere in atto quello a cui pensava da un po’: rovesciare sull’Europa un flusso di migranti senza precedenti. Bruxelles fino a questo momento è riuscita a evitarlo, sostanzialmente pagando la Turchia. Con buona pace della pubblicizzazione degli sforzi umanitari compiuti dalla Mezzaluna, che sono stati insufficienti o comunque di gran lunga inferiori a quello che si sarebbe davvero dovuto fare, Erdogan ora ha assolutamente bisogno di liberarsi di quei migranti che tante volte ha usato come merce di scambio e che sono diventati un peso per l’economia e la sicurezza nazionale.

Il leader islamico però, da adesso in poi difficilmente si accontenterà solo dei soldi. Abbiamo visto come negli ultimi mesi la Mezzaluna sia divenuta sempre più arrogante nella sua politica estera, accampando diritti anche in Libia e nel Mediterraneo orientale in barba al diritto internazionale. Non va poi dimenticata la passione di Erdogan per i cambiamenti degli equilibri demografici e i suoi appelli alle comunità islamiche che vivono in Europa a fare più figli in modo tale di contare di più negli aspetti decisionali dei singoli Paesi.

Questa volta, un’Europa che ha a cuore la pace nella regione, deve trovare il modo di reagire in modo più forte, compatto e deciso all’arroganza di Ankara. L’alternativa, è quella di aumentare il consenso attorno ai movimenti sovranisti che si aggirano come spettri nel Vecchio Continente e che non aspettano altro che una crisi migratoria per trovare un nuovo terreno su cui proliferare.

Ecco come Erdogan può usare i migranti per distruggere l’Europa

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