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Non si ferma l’epidemia coronavirus in Venezuela. Il leader del regime, Nicolás Maduro, ha ordinato il ricovero di tutti i pazienti risultati positivi (167 persone, secondo gli ultimi dati), nel tentativo di fermare la diffusione del virus. “Nessuno deve rimanere a casa con il virus”, ha detto Maduro. Le autorità sanitarie sostengono che sono stati fatti 112.500 tamponi. Due persone sono morte a causa del Covid-19 e il Paese è in stato di allerta.

Ma la situazione rischia di peggiorare. Il settimanale britannico The Economist definisce il quadro venezuelano “terrificante”.  In un’editoriale, la pubblicazione riferisce anche la forte pressione politica e giudiziaria da parte del governo degli Stati Uniti contro il regime.

“Il sistema sanitario del Venezuela funziona a malapena. Gli ospedali non sono pronti per sopportare una grande massa di contagiati – spiega l’Economist -. Il Covid-19 peggiorerà molto le cose”. La rivista ha avvertito che l’arrivo dalla Cina 10 giorni fa di medici specialisti in malattie infettive non è stato integrato con rifornimento di materiale sanitario e di protezione per gestire la pandemia. Nell’ospedale General José Ignacio Baldó a Caracas dove sono trattati alcuni pazienti non ci sono ambulanze né macchinari per raggi x.

L’Economist avverte anche degli effetti della caduta del prezzo del petrolio sul Venezuela. In primis la mancanza di benzina. E sottolinea le dichiarazioni di Geoff Ramsey, membro dell’ufficio di Washington per l’America latina: “In Venezuela esiste una corruzione generalizzata e un’infiltrazione nello Stato venezuelano del crimine organizzato, specialmente del narcotraffico”.

Tuttavia, l’indice di Sicurezza Sanitaria Mondiale dell’Economist Intelligence Unit posiziona il Venezuela nel posto 176° su 195 Paesi per livello di preparazione per fare fronte ad una pandemia. Il Venezuela è al posto 112° per casi di coronavirus nel mondo. Molti più casi ci sono in Brasile, Cile, Ecuador, Perù, Messico, Panama, Repubblica Dominicana, Colombia Argentina, Costa Rica, Uruguay, Cuba, Honduras e Bolivia.

La situazione della pandemia Covid-19 si è intensificata nell’ultima settimana. Ad assicurarlo è stata Carissa Etienne, direttrice dell’Organizzazione Panamericana della Sanità: “La nostra regione è entrata in una nuova fase”.

Sebbene nell’emisfero i più colpiti siano gli Stati Uniti, in America Latina il numero di contagiati sta aumentando velocemente. Tre settimane fa aveva solo lo 0,1% dei pazienti ed oggi ha il 2,4%. Tutto indica purtroppo che si tratta della punta dell’icerberg.

Marcos Espinal, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Organizzazione Panamericana della Sanità, ha spiegato alla Bbc che i numeri continueranno ad aumentare: “Non so se per uno o due mesi […] Credo che tra otto settimane dopo il primo caso si vedrà il picco”.

L’esperto avverte che la questione fondamentale sono i provvedimenti dei Paesi latinoamericani: “Devono prendere misure e rivalutarle costantemente […] Non bisogna dimenticare che l’America Latina è la regione con più diseguaglianze al mondo”. Dopo la pandemia ci sarà sicuramente un’economia di guerra nel continente.

Coronavirus, una bomba ad orologeria sul Venezuela. Parola dell’Economist

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