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Il Movimento 5 stelle è in un momento di caos: rischi di scissione o comunque di cambio di casacca, difficoltà al governo su temi come la prescrizione, la ferita delle regionali dell’Emilia Romagna da curare. Forse è il momento di giocarsi il tutto per tutto e forse per questo è rispuntato Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri non è più il capo politico del Movimento, sostituito dal reggente Vito Crimi, ma a sorpresa con una diretta Facebook ha chiamato a raccolta tutti i militanti e i simpatizzanti a una manifestazione nazionale fissata per sabato 15 febbraio. Due i temi più importanti, la prescrizione e l’abolizione dei vitalizi, temi ai quali il Movimento non intende rinunciare e sui quali, stando così le cose, si annunciano tensioni ancora maggiori nel governo.

La manifestazione del 15 febbraio (per inciso, tre giorni dopo il voto dell’Aula di Palazzo Madama su Matteo Salvini e il caso Gregoretti con il Movimento deciso a concedere l’autorizzazione a procedere) potrebbe essere per Di Maio anche un modo per rilanciarsi come leader in vista degli Stati generali peraltro non ancora fissati.

Certo è che il tono usato su Facebook non lascia dubbi: “Sapevamo che il sistema voleva cancellare le nostre leggi, ma allora c’è una sola risposta: il popolo italiano, che deve manifestare pacificamente contro questo osceno atto di restaurazione che inizia con questo atto di vitalizi. Io il 15 febbraio sarò con voi”. Attenzione alle parole: sistema, popolo, restaurazione. Un appello “movimentista” da chi “è” il sistema visto che addirittura è il titolare della Farnesina e che, se andrà in piazza, manifesterà contro il governo di cui fa parte: non sarebbe il primo, ma insomma…

Difendere, com’è ovvio, la legge sulla prescrizione significa sostenere Alfonso Bonafede proprio nel giorno in cui il ministro della Giustizia ha annunciato che lo scontro finale ci sarà nel Consiglio dei ministri dove “ognuno si assumerà le proprie responsabilità”. Significa anche che il Movimento 5 stelle non pare disponibile a nessuna mediazione sul tema, rinvio breve o lungo che sia per discuterne con calma. Significa sfidare Matteo Renzi a ribaltare il tavolo del governo, significa creare molti grattacapi a Giuseppe Conte. E la battaglia sui vitalizi “non è economica, ma di giustizia sociale”.

Se a questi argomenti aggiungiamo il reddito di cittadinanza, sul quale Di Maio ha ricordato l’ipotesi di un referendum per abolirlo, la data del 15 febbraio si annuncia una chiamata alle armi: “Voi vi dovete chiedere: in quel momento preciso della storia in cui alcune parti politiche si stanno prendendo i vitalizi io voglio stare in piazza con il popolo o a casa facendo finta che non sia così?”.

Tutti in piazza perché “vogliono abolire le nostre leggi”. È tornato Di Maio, l’impressione è che voglia sfidare tutti. Sabato 15 si capirà quanti gli daranno ragione.

Torna Di Maio, e si gioca tutto: in piazza per restare vivi. La lettura di Vespa

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