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Il presidente francese, Emmanuel Macron, forse non se ne rende conto, ma con il suo no all’ingresso di Macedonia del Nord e Albania in Ue ha fatto un favore al Presidente russo, Vladimir Putin, proprio quando questi non ne aveva certo bisogno.

Con il suo no, Parigi ha vanificato un processo durato mesi e che aveva rappresentato uno dei pochi successi dei mediatori europei degli ultimi anni. La trattativa fra Skopje e Atene per il cambio del nome della Repubblica balcanica, apriva la strada all’ingresso della Repubblica balcanica nella Nato e nella Ue, inaugurando un nuovo, possibile periodo di pace nella regione, ma soprattutto togliendo alla Russia una importante pedina sullo scacchiere balcanico.

La Macedonia del Nord, infatti, è sempre stata in bilico fra Bruxelles e Mosca e per la sua posizione geografica era particolarmente strategico strapparla definitivamente alla seconda. Con il raggiungimento dell’accordo di Prespes, la strada verso il Patto Atlantico e il sogno europeo sembrava ufficialmente aperta, ma con il veto francese, seguito a ruota da quello olandese e danese è tutto da rifare.

Gli Stati Uniti si sono detti delusi dalla scelta e hanno piena ragione. Quella su Macedonia del Nord e Albania era apparsa a molti come l’ennesima mossa per allargare l’Europa in modo indiscriminato, invece per una volta tanto Bruxelles aveva compiuto una scelta di buon senso e aperta verso il futuro, volta a togliere Paesi potenzialmente destabilizzabili, dall’influenza di Paesi che hanno ormai dimostrato di volersi mettere di traverso tanto al progetto europeo, quanto all’alleanza atlantica.

Non c’è solo la Russia. Anche la Turchia ha da tempo allungato la sua ombra su entrambi i Paesi, facendo soprattutto leva sulla componente musulmana della popolazione, sulla quale il presidente, Recep Tayyip Erdogan, esercita un’influenza crescente, che si è estesa anche al mondo economico. La Turchia in Albania è sempre più attiva nel real estate come nel settore bancario. Un’influenza, quella nei Balcani, che trova la sua ragion d’essere in motivazioni storiche, quell’Impero ottomano attraverso il quale la Turchia cerca di farsi strada per contrastare la presenza dell’Europa.

Perché il no ad Albania e Macedonia del Nord è un regalo a Putin ed Erdogan

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