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Il filosofo tedesco Joseph Pieper, sulla scia di Agostino di Ippona, osserva che rigorosamente parlando la speranza è solo un’esperienza personale.

E tuttavia ci sono persone che con la loro speranza, e con le loro azioni ispirate da quella speranza, sono in grado di influenzare, provocare e fare emergere la speranza negli altri divenendo degli esempi, delle guide e dei punti di riferimento.

Persone così sono presenti a tutti i livelli del tessuto sociale – potremmo parlare di una leadership ‘orizzontale’ della speranza – quindi in una famiglia, un gruppo di amici, un gruppo di colleghi di lavoro.

Tuttavia qui vorremmo indicare delle figure esemplari, che esercitano questo ruolo al livello della più vasta società facendosi esse stesse segni e gesti di speranza.

Possiamo chiamare queste persone gli alfieri o i portatori storici della speranza. Sono coloro che hanno una visione, che sono in grado di guardare più in là rispetto agli altri uomini e, proprio per questo, sono in grado di coltivare attivamente una speranza per sé, ma anche per gli altri.

 Una prima categoria è costituita dai leader carismatici. Abbiamo già ricordato Gandhi, Havel, Luther King e Mandela, dei grandi leader del nostro tempo.

La figura archetipa del leader carismatico è Mosè, colui che parlava con Dio faccia a faccia e che Dio investì del compito di liberare il popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto facendolo passare attraverso il Mar Rosso e conducendolo per quarant’anni attraverso un deserto “vasto e spaventoso”.

Secondo la nota definizione di Max Weber, il leader carismatico è colui nel quale gli altri colgono un aspetto di eccezionalità, quasi un dono della grazia divina (questo è appunto il significato originario di carisma).

Per carisma si deve intendere infatti “una qualità considerata straordinaria che viene attribuita a una persona che viene considerata come dotata di forze e proprietà soprannaturali o sovrumane, o almeno eccezionali”.

Ogni leader, osserva a sua volta il sociologo Richard Sennett, “si tratti di Cristo o di Napoleone, offre ai seguaci l’improvvisa illuminazione sulla strada da seguire; è il leader carismatico a motivare, a fornire agli altri l’ambizione”.

Il leader carismatico dà una speranza e un’ambizione ai suoi seguaci, indica una meta, di cui offre come garanzia la sua stessa persona e credibilità. Secondo Weber dunque “il carisma è la grande potenza rivoluzionaria”.

Una seconda grande categoria di portatori di speranza potrebbe essere definita, in mancanza di una espressione migliore, come quella dei benefattori o degli amici dell’umanità.

In questa categoria possiamo collocare gli artefici delle grandi scoperte scientifiche nel campo della fisica, della chimica, della biologia o della medicina, cioè coloro che strappano alla natura i suoi segreti e le sue risorse a beneficio dell’umanità, come il titano compassionevole Prometeo che rubò il fuoco agli dei. Nel XX secolo, possiamo ricordare, ad esempio, Marie e Pierre Curie, Edison, Marconi, Pasteur e Fleming, i quali hanno apportato grandi benefici all’umanità grazie alla scoperta dell’energia elettrica, della radioattività, delle telecomunicazioni, dei vaccini e di medicine in grado di salvare la vita a milioni di persone.

Accanto a essi possono essere collocati in questa categoria anche coloro che hanno ideato delle istituzioni capaci di donare speranza a tanti. Nell’epoca attuale possiamo ricordare Madre Teresa di Calcutta, Premio Nobel per la pace; Cicely Saunders, infermiera e medico inglese che ha ideato gli hospice e le cure palliative; Muhammad Yunus, banchiere del Bangladesh che ispirandosi agli scritti del filosofo ed economista Amarthya Sen ha inventato lo strumento del microcredito e anch’egli premio Nobel per la pace nel 2006.

Possiamo ricordare anche chi, come lo psichiatra Franco Basaglia, ha combattuto con forza istituzioni inadeguate e ingiuste come il regime manicomiale in Italia, fino alla sua abolizione.

Ciò che accomuna queste persone è aver saputo immaginare, creare o trasformare radicalmente delle istituzioni nelle quali la speranza è ‘incorporata’ nel loro stesso scopo (istituzionale). E che, per questo, sono state anche capaci di adattarsi ad altri contesti rispetto al contesto socio-culturale specifico in cui sono sorte originariamente.

Una terza categoria di alfieri della speranza è quella dei profeti e dei testimoni disarmati. Sono coloro che in nome della verità hanno la forza di opporsi al potere.

Il “potere dei senza potere”, per usare un’espressione di Vaclav Havel. Sono coloro che in tempi bui e difficili offrono una testimonianza che diventa un termine di paragone ideale per l’agire di molti.

Che sono in grado con i loro gesti di dare speranza agli altri.

Tra i testimoni del XX secolo, Hannah Arendt ricorda, Rosa Luxemburg, Walter Benjamin, Berthold Brecht, Karl Jaspers e papa Giovanni XXIII.

Questi individui sono spesso profeti disarmati e inascoltati, talvolta vittime essi stessi – come Rosa Luxemburg o Walter Benjamin – della violenza che ha segnato il XX secolo.

Accanto ad essi possiamo anche ricordare Massimiliano Kolbe, Edith Stein, il vescovo salvadoregno Oscar Romero, lo scienziato e dissidente russo Andrej Sacharov, Chico Mendes, sindacalista brasiliano ucciso per il suo impegno in favore degli indios e della foresta amazzonica.

Certamente, come annota ancora Arendt, “Occhi così abituati al buio, come sono i nostri, faticheranno a distinguere se la loro luce fu quella di una candela o di un sole ardente. Ma una valutazione così oggettiva mi sembra una questione di secondaria importanza, che possiamo tranquillamente lasciare a coloro che verranno dopo di noi”.

I leader carismatici, i benefattori dell’umanità, i testimoni e i profeti disarmati diventano per chi li guarda dei modelli di speranza.

I modelli non sono necessariamente dei capi, come Napoleone, e anzi, non di rado, il loro compito è quello di opporsi ai capi, e, ancor più, alla storia, quando questa prende una direzione sbagliata e pericolosa.

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