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Meno pastoie burocratiche, una visione dell’Italia da qui a dieci anni, forte investimento sul green e sulle reti urbane di mobilità ciclabile. È il programma (non solo) della Leopolda 2019 secondo Eugenio Comincini, senatore di Italia Viva, già sindaco per due mandati di Cernusco sul Naviglio, che racconta a Formiche.net non solo l’humus dell’appuntamento renziano, ma anche come implementare un cambio di passo tra finanza e green new deal.

Questa è la settimana della Leopolda 2019: che visione di Paese sarà lanciata?

Di un’Italia che guarda al futuro, conscia di aver attraversato un anno e mezzo complicato con scelte che lo hanno impoverito dal punto di vista economico come dimostra la crescita zero e da quello delle relazioni internazionali. Il declassamento italiano non è stato fatto dalle agenzie di rating, ma dai rapporti istituzionali nei circuiti europei. Per cui il nuovo governo è dovuto ripartire da questa condizione di difficoltà, reperendo 23 miliardi per l’iva. Ma ora è il momento di guardare al domani e al dopodomani.

In che modo?

La contingenza della legge di bilancio va oltrepassata, per cui occorre darsi una prospettiva di almeno un decennio fino al 2029: questo farà la Leopolda non la soluzione per un singolo emendamento. Da qui nasceranno le proposte che sottoporremo agli italiani e a cui chiederemo il consenso per poter costruire assieme il futuro.

Le stime del Fmi su crescita zero vi preoccupano?

Certamente preoccupano, perché senza crescita non vi saranno risorse per provvedere ad obiettivi aggiuntivi né si potranno creare posti di lavoro. Intanto era necessario tornare ad un clima pre crisi e lo vediamo banalmente nel valore dello spread, sceso notevolmente. Ora serve sbloccare le risorse già a disposizione per gli investimenti: in una fase di stagnazione come questa, la leva dello Stato è necessaria per immettere nel circuito economico nuove risorse. I 50 miliardi della finanziaria seguono altri importanti investimenti previsti negli anni passati.

Come invertire il trend?

Non c’è bisogno di andare a grattare dal fondo del barile soldi che non ci sono, ma liberare risorse già postate nei bilanci passati, che però sono state fermate da pastoie burocratiche. Su questo punto sarebbe utile anche una riforma del Cipe, proprio per poter snellire le procedure. E poi non dimentichiamo che quota 100 è stata una misura iniqua che genera una serie di problemi.

La lotta all’evasione passa inevitabilmente dalla lotta al contante?

Assolutamente no, la lotta all’evasione passa principalmente dall’implementazione del fisco elettronico. Noi abbiamo dimostrato con le scelte di incrocio delle banche dati e della fatturazione elettronica di come si possano recuperare davvero risorse dall’evasione. Le previsioni di recupero grazie alla fatturazione elettronica parlavano di 1,2 miliardi ma già sappiamo che in questo anno arriveranno 4 miliardi di gettito in più. Siccome l’Italia è in stagnazione, vuol dire che il gettito maggiore che si è generato deriva proprio da una diversa modalità operativa che ha fatto emergere un bel po’di nero. E l’anno prossimo entrerà in vigore lo scontrino elettronico, e prevedo che il bilancio dello Stato trarrà ulteriore beneficio da quella operazione.

Non solo politica, ma anche ambiente ed economia. Sul green ha proposto una legge ad hoc. Con quali obiettivi?

La proposta che ho fatto riguarda la mobilità ciclabile, perché credo che un pezzo della nuova visione che il governo ha deciso di assumere, il cosiddetto Green new deal, passi anche da scelte personali dei singoli che danno un contributo al miglioramento dell’ambiente. La mobilità sostenibile è fatta anche dalla mobilità ciclabile. Ho imparato negli anni in cui sono stato sindaco che non si può consigliare ai cittadini di andare in bici solo perché fa bene all’ambiente o alla salute. Ma per poter implementare il numero dei cittadini che scelgono quel mezzo, occorre dare loro infrastrutture ad hoc.

Come ampliare la rete ciclabile in Italia?

Nel 2016 venne fatta una importante legge sulla ciclabilità per poter realizzare le grandi reti ciclo turistiche, perché un grande Paese come il nostro non l’aveva. Ma ora abbiamo l’esigenza di implementare anche le reti urbane, per poter mandare i figli a scuola in sicurezza con una pista ciclabile negli ottomila comuni italiani che però presentano una situazione molto diversa: alcuni sono al palo, altri hanno una forte infrastrutturazione. Spesso le grandi città sono quelle messe peggio. Per cui la mia proposta punta a creare un fondo specifico per andare a finanziare il 50% del costo, così da aiutare i sindaci e i Comuni in questa rivoluzione che diventa attuale anche dopo l’introduzione delle biciclette a pedalata assistita. È il modello che ha attuato la Danimarca.

twitter@FDepalo

 

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