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L’ipoteca di Matteo Salvini sul governo è sempre più forte. E il Movimento Cinque Stelle sembra sempre più nell’angolo.

Il leader della Lega, contro la volontà di una buona parte del suo stesso partito, ha preso la decisione, come è noto, di non spegnere l’interruttore del governo. Probabilmente, in questa scelta ha pesato anche qualche messaggio arrivato dal Colle più alto sulla non automaticità dell’indizione di nuove elezioni politiche. Fatto sta che Salvini è venuto a trovarsi nella non invidiabile posizione di chi, da una parte, non può permettersi di deludere chi gli ha tributato tanto consenso nelle ultime tornate elettorali, e dall’altra, di dover continuare a condividere il governo con una forza che in molte sue componenti ha una visione completamente diversa, se non addirittura opposta, delle priorità politiche.

A CHE PUNTO È L’ALLEANZA DI GOVERNO?

Finora Salvini si era limitato a coltivare il suo orto, attenendosi strettamente alle sfere di azione politica assegnate alla Lega dall’originario “contratto di governo”. Ora questo evidentemente non gli basta più e su alcuni punti, ad esempio le misure necessarie per far ripartire economicamente l’Italia, egli è costretto a intervenire in maniera anche pesante nei confronti delle idee e delle pratiche politiche dell’ala decrescista del Movimento Cinque Stelle. E anche a forzare la mano, minacciando le dimissioni quando i suoi alleati cercano di annacquare o dare un senso diverso ai provvedimenti proposti dalla Lega.

È in questo orizzonte di senso che devono leggersi sia le pesanti dichiarazioni odierne contro il sindaco di Torino Chiara Appendino sia l’aut aut posto al Movimento che voleva far melina sul decreto sicurezza. Nel primo caso, commentando il trasferimento del Salone dell’Auto da Torino a Milano, Salvini ha sottolineato i danni che comporta la politica del no per una città; nel secondo, ha costretto Roberto Fico, il presidente della Camera, a riammettere tutti gli emendamenti del decreto sicurezza bis che erano stati sottoposti a ricorso. “Vittoria su tutta la linea” è stato, alla fine, il commento del leader leghista. Anche se Di Maio ha suggerito di dare una valeriana al suo alleato per calmarlo, l’impressione, tuttavia, è che egli si trovi in un cul de sac, costretto fra l’altro a combattere anche lungo le linee di un fronte interno costituito dalle “minoranze rancorose” del Movimento, come le ha chiamate.

REGNA LA CONFUSIONE

L’unico elemento che potrebbe farlo uscire dall’angolo è quello extra politico dei presunti finanziamenti russi alla Lega. Un elemento che sicuramente rende nervoso Salvini e che, per intanto, lo ha costretto a scaricare Gianluca Savoini. Che dire? La confusione sotto il cielo politico romano continua ad essere tanta, ma l’impressione è che questo governo continua al momento a non avere alternative né politiche né extra politiche o tecniche. L’augurio è che, prima o poi ci sia un riassestamento e un riequilibrio di poteri che, sotto l’abile regia del premier Giuseppe Conte, dia più forza e coesione al tutto.

Salvini vince su tutta la linea (o quasi)

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