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Cina e Stati Uniti si stanno preparando ai conflitti del futuro, sviluppando misure e contromisure per nuovi scenari tattici. In un’intervista rilasciata al notiziario di Stato cinese, un membro dell’Esercito popolare di liberazione (Pla) ha dichiarato che le esercitazioni anti-drone condotte dalle Forze armate di Pechino sono riuscite a intercettare solo il 40% dei bersagli. Benché non sia noto quali sistemi siano stati adoperati dal Pla per condurre queste esercitazioni, il dato rilevante è che i sistemi di artiglieria anti-aerea cinese si sono rivelati inefficaci contro sciami di droni. Secondo il militare, la piccola taglia, la velocità e la capacità di cambiare rapidamente traiettoria sono alla base delle difficoltà riscontrate. Quand’anche i sistemi attualmente esistenti dovessero aumentare precisione e rateo di fuoco, il costo unitario di ogni singolo intercettore sarebbe comunque sproporzionatamente più elevato di quello del bersaglio abbattuto. Di conseguenza si spiega anche il recente interesse cinese (e globale) per le armi a energia diretta, potenzialmente capaci di intercettare grandi quantità di bersagli, rapidamente e a costi contenuti.

La Cina osserva con attenzione gli sviluppi della guerra in Ucraina, la quale ha visto per la prima volta l’impiego in massa di droni di varie taglie, dai piccoli droni commerciali in grado di trasportare granate a frammentazione fino a sistemi più avanzati come gli Shahed 136. La grande flessibilità di questi sistemi, unita al loro ridotto costo unitario, preoccupano Pechino, che ha fatto dell’inviolabilità del proprio spazio aereo un manifesto politico e che guarda con diffidenza agli Stati Uniti e, più vicino, a Taiwan.

Evoluzioni e rivoluzioni

Si tratta del tradizionale ciclo adattivo delle tecnologie militari:un nuovo fattore — tecnico o tecnologico — viene introdotto sui campi di battaglia e rivoluziona le precedenti certezze acquisite. Successivamente vengono sviluppate contromisure che rendono il nuovo fattore meno efficace, fino a creare una nuova consuetudine. L’intervallo che si trova tra l’introduzione del nuovo fattore e l’implementazione della contromisura costituisce il momento cruciale in cui uno dei contendenti può ottenere un vantaggio netto. In questa particolare fase storica, il fattore più innovativo sui campi di battaglia sono i droni. Economici, producibili in massa, rapidi e in grado di effettuare manovre evasive, gli Uav (Unmanned aerial vehicles) rappresentano il cruccio principale delle difese aeree moderne. Ampi sciamidi droni possono portare i sistemi anti-aerei fino al punto di saturazione — vale a dire quando i bersagli in volo sono più di quelli intercettabili — e penetrare i perimetri di difesa aerea. Parimenti, la spendibilità e facilità di produzione dei droni li rende utili alternative agli aerei da combattimento tradizionali, i quali, oltre a costare molto di più, richiedono tempi di assemblaggio prolungati e il mantenimento di una supply chain complessa. 

I droni Usa

Dall’altro lato della competizione, Washington sta iniziando a valutare altre vie per mantenere la superiorità aerea. È il caso del Collaborative combat aircraft (Cca), sistema di volo autonomo in grado sia di condurre operazioni in solitaria sia di essere guidato da una nave madre (oggi, potenzialmente, gli F-16 e gli F-35 e, in futuro, l’Ngad) pilotata da un operatore umano. Questo loyal wingman sarebbe in grado di abbattere i costi di produzione e addestramento senza per questo inficiare eccessivamente sulla consistenza ed efficacia delle forze aeree. Il programma Cca è attualmente guidato da General Atomic, con il suo XQ-67A, e Anduril, attualmente al lavoro sul drone Fury. Le due aziende hanno vinto in aprile l’appalto del Pentagono per lo sviluppo dei primi prototipi di loyal wingman. Come riferito da Frank Kendall, segretario dell’Air force Usa, i primi modelli in scala di due nuovi Uav verranno presentati la prossima settimana in occasione del meeting della Air force association. Sempre Kendall ha sottolineto l’interesse Usa nel programma, affermando che “verranno spesi diversi miliardi di dollari” sul Cca nei prossimi cinque anni.

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