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Anche Israele è finito nel mirino delle operazioni di influenza russe. A raccontarlo sono alcuni leak pubblicati dalle emittenti televisive tedesche Norddeutscher Rundfunk e Westdeutscher Rundfunk, oltre che da alcuni media israeliani. Sembrerebbe che queste informazioni provengano dalla Social Design Agency, una società con sede a Mosca, sospettata di collaborare con il Cremlino e l’intelligence russa per influenzare l’opinione pubblica a livello globale. La società è stata sanzionata alcuni mesi fa dagli Stati Uniti per “aver fornito servizi al governo russo in relazione a una campagna di influenza estera maligna”.

Lo scopo della campagna ibrida sarebbe stato quello di aumentare il sostegno alla Russia nel contesto dell’invasione dell’Ucraina e rafforzare la percentuale di israeliani che nutrono sentimenti anti-ucraini. Un altro obiettivo era garantire che nessun partito alla Knesset, il parlamento di Gerusalemme, sostenesse l’invio di aiuti militari a Kyiv. Dai documenti emergono circa 50 vignette diffuse ogni mese sui social network (tra cui una che mostra il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, mentre bruciava la bandiera israeliana), circa 20 articoli fake apparsi su siti web e numerose reazioni sui vari social network.

Il target era soprattutto la comunità araba in Israele. Per esempio, un articolo falso in lingua araba, diffuso online, affermava che Israele non possedesse abbastanza armi di precisione perché le aveva fornite all’Ucraina. L’articolo continuava sostenendo che la mancanza di tali armi avrebbe portato a fallimenti sul campo di battaglia. “La buona notizia dovrebbe essere ascoltata da tutti i credenti che vivono sotto occupazione”, recita l’articolo. “La politica del governo di occupazione porterà presto alla sua sconfitta. Aspetteremo una scintilla per accendere la nostra guerra di liberazione, nella quale l’intero mondo musulmano ci sosterrà”. Lo scopo dell’articolo sembra essere quello di spingere la popolazione arabo-israeliana a rivoltarsi contro il governo israeliano sulla base della presunta debolezza di Israele e di sostenere i suoi nemici. L’attacco del 7 ottobre ha fornito ai russi un’occasione per promuovere la narrazione secondo cui se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avesse approvato la vendita dei sistemi Iron Dome all’Ucraina, lo Stato sarebbe rimasto privo di protezione.

Tra i fondatori della Social Design Agency c’è Ilya Gambashidze, sanzionato l’anno scorso dell’Unione europea, definito in una recente inchiesta di France24 come un “attore chiave” nella campagna di disinformazione della Russia rivolta all’Ucraina e a diversi Paesi dell’Europa occidentale. Sarebbe coinvolto in quasi tutte le più recenti operazioni di disinformazione russa nel mondo, compresa quella ribattezzata Doppelganger, denunciata un anno fa dal governo francese, con cui sono stati replicati i siti Internet di testate giornalistiche molto note per ingannare i lettori e diffondere propaganda russa. Al Cremlino, Gambashidze può contare sul consigliere Alexander Kharichev, che è il suo tramite con Sergey Kiriyenko, primo vice capo di gabinetto nell’amministrazione presidenziale.

La campagna ha avuto successo? No, a giudicare dal fatto che alla società è stato chiesto di “intensificare” le sue attività e di estendere le sue operazioni oltre i social media.

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