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La missione diplomatica libica all’Unione europea ha criticato con un comunicato ufficiale un convegno organizzato al Parlamento europeo dal Partito popolare perché darà spazio a un politico vicino a Khalifa Haftar, il signore della guerra della Cirenaica che sta conducendo la campagna per rovesciare il governo onusiano di Tripoli — l’esecutivo libico riconosciuto dalla Comunità internazionale.

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All’evento, programmato per le undici di mattina del 15 ottobre, parteciperà “Sua Eccellenza”, così dice l’invito, Andulhadi Ibrahim Lahweej, che per l’auto definito esecutivo transitorio di Al Badia ricopre la mansione di ministro degli Esteri. Il governo transitorio è un organo non riconosciuto che risponde al regime militarista di Haftar e ha l’ambizione di governare la Libia dalla Cirenaica, ma non nasconde mire indipendentiste come quelle sulla gestione del petrolio — un tema contro cui la nazionale Noc ha magnetizzato l’attenzione internazionale, perché se Haftar e l’Est riuscissero a vendere greggio e derivati in modo indipendente si aprirebbero spazi politico-economici per istanze separatiste, mentre l’integrità territoriale è uno degli elementi cardine su cui si basa il piano negoziale avviato dall’Onu e sposato dall’Ue.

L’organizzatore dell’incontro all’Europarlamento, il cui titolo è “L’attuale situazione in Libia: conflitti interni e cooperazione esterna”, è Fulvio Martuscello, forzista al secondo mandato europeo.

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La missione libica fa notare l’incoerenza: ospitare un interprete delle divisioni del Paese nel cuore delle istituzioni Ue, quando Bruxelles ha più volte — o meglio: ogni volta — sottolineato il proprio supporto alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu 2259 del 2015, ossia quella che chiede ai Paesi membri di interrompere le relazioni con qualunque attore politico libico che non si inquadri all’interno del Libyan Political Agreement, l’accordo politico chiuso a Skhirat da libici e Nazioni Unite per promuovere la rappacificazione. La risoluzione adotta dall’Ue è un modo evidente per dare sostegno internazionale all’azione del premier designato Fayez Serraj, messo alla  guida del Governo di accordo nazionale.

Ospitare questo genere di personaggi da parte di un membro di Forza Italia e del Ppe, scrive la nota dell’avamposto diplomatico di Tripoli nella Ue, non aiuta “alla stabilità e alla sicurezza della Libia”, ma piuttosto “dá supporto all’aggressione” haftariana contro la capitale, che ha già prodotto migliaia tra vittime e profughi, e dà spazio alle ambizioni di chi “vuole ristabilire la dittatura e rifiuta la democrazia”.

Non pervenuta per ora la posizione del governo italiano davanti a questo imbarazzante passaggio organizzato da uno degli europarlamentari italiani. E dire che, seppur con il classico terzismo, Roma s’è da sempre spesa a fianco del governo onusiano — non più tardi di qualche settimana fa, quando a Palazzo Chigi era ospite Serraj.

A metà Aprile il fantomatico ministro Lawheej del fantomatico esecutivo haftariano ha goduto di uno spazio pubblico, seppur limitato, offertogli da un sito italiano attraverso un’intervista in cui assicurava che la campagna di conquista lanciata da Haftar pochi giorni prima sarebbe scorsa via liscia come l’olio, dato che il Feldmaresciallo (come il suo governo l’ha proclamato) avrebbe preso rapidamente il Paese e rimesso ordine al caos.

Lawheej diceva che Haftar avrebbe fatto presto perché era stato chiamato ad agire dagli stessi cittadini di Tripoli, ma quando il capo miliziano dell’Est ha provato quella che doveva essere una passeggiata trionfale sui viali della capitale davanti a sé ha trovato schiere di volontari, corsi a dar man forte contro l’aggressore alle milizie tripoline e misuratine. Di fatto Haftar è impantanato a sud di Tripoli da oltre sei mesi, non ha capacità militari per sfondare, ha ucciso molti civili e bombardato scuole e ospedali, s’è logorato ogni spazio di credibilità e non è più un attore potabile in un processo per il futuro del Paese.

Se la bandiera di Haftar sventola a Bruxelles. Grazie (!) a un eurodeputato italiano...

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