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SEMBRAVA IMPOSSIBILE, MA…

Fino a qualche mese fa una simile opzione non sarebbe stata valutata “possibile”. Il popolo dei #senzadime ha battagliato in ogni sede, tweet e post di facebook in questi ultimi 14 mesi, per poi cambiare idea. Non certo per bontà di cuore. Sul tavolo c’era una scelta non avvincente: un governo che facesse una o due cose e portasse il Paese a nuove elezioni. Questo era lo schema che alcuni probabilmente avevano in mente. Non è andata così. Per fortuna. Si parla, infatti, di governo di legislatura. Se poi sarà davvero così, staremo a vedere.

Il Segretario del PD, Nicola Zingaretti, ha dato dimostrazione di una grande capacità di mediazione e visione. In un’intervista, la Senatrice DEM Monica Cirinnà lo ha definito un “sarto”. Parola non fu mai più giusta. Zingaretti è un segretario di partito che fa bene il suo lavoro, nel partito e per il partito. Oggi, dopo incontri e confronti non semplici, l’Italia ha un nuovo governo e la Lega si trova all’opposizione.

IL GOVERNO E I MINISTRI PD

La squadra di governo che ha giurato davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, presenta delle interessanti novità. Anche, o soprattutto, per il Partito Democratico. Abbiamo nomi di persone con un profilo politico e professionale di grande valore ed esperienza. Oltre all’intramontabile Dario Franceschini, che torna a ricoprire il ruolo di ministro della Cultura, abbiamo Paola De Micheli, Vice-Segretaria nazionale del PD, Elena Bonetti, Enzo Amendola, Francesco Boccia, Lorenzo Guerini, Roberto Gualtieri, uno dei nostri eurodeputati più influenti, che ricoprirà il ruolo di ministro dell’economia e delle finanze (ruolo politico, perché lui non è un economista, ma uno storico), Peppe Provenzano, Responsabile Lavoro della Segreteria PD e Vice-Presidente dello Svimez ed infine, Teresa Bellanova all’agricoltura e turismo.

Su Bellanova si è consumata, purtroppo, l’ennesimo sciacallaggio mediatico. Ho letto commenti vergognosi che criticavano l’abito che indossava, la taglia, il fatto che non abbia un diploma ma una licenza di terza media. Ecco, su questo vorrei spendere due parole. Non ho mai sostenuto, nemmeno quand si trattava di Di Maio, che il titolo di studio fosse un requisito indispensabile per ricoprire ruoli di responsabilità. Non è questo che fa la differenza. Con ciò non voglio dire che la laurea non sia importante, tutt’altro. La è. Molto. Ma servono qualità diverse (o aggiuntive): impegno, onestà, intelligenza, voglia di apprendere, migliorarsi e un genuino senso del servizio. Perché di questo si tratta: servizio!

Teresa Bellanova è stata una bracciante agricola, è diventata una sindacalista, e per trent’anni ha lottato per i diritti delle persone. Una carriera maturata letteralmente “sul campo”. Nasce in un tempo diverso e in un clima politico, sociale e culturale molto diverso da quello di oggi. Ciò che conta è l’esperienza di vita che lei porta come valore aggiunto al lavoro che farà al ministero dell’agricoltura e del turismo.

A questa squadra di governo PD che mette insieme sensibilità diverse, nel rispetto della pluralità del PD, auguro di lavorare bene e di fare il bene del Paese.

POSSIBILI SCENARI: OPPORTUNITA’ E RISCHI

Adesso, qualche considerazione su rischi e opportunità. Aver fatto questo governo non significa in nessun modo aver isolato politicamente Salvini o -peggio ancora, come ho letto in alcune interviste di illustri esponenti PD (Renzi, per es.) – di averlo sconfitto politicamente. No. Abbiamo vinto una battaglia, il che non deve essere confuso con l’aver vinto la guerra. Sarebbe un errore d’arroganza e superificalità tremende.

Il governo giallo-rosso, che avrebbe potuto esistere già un anno fa – se ci fosse stata la possibilità invece negata da scelte politicamente sciocche – è un’opportunità importante per l’Italia. I punti di contatto sui temi del lavoro, delle politiche sociali, economiche e ambientali tra M5S e PD sono numerosi. Non mancano, ovviamente, le divergenze. Detto ciò, la politica seria si confronta e smussa gli angoli per un obiettivo superiore da raggiungere. Sta qua il grande risultato politico di Zingaretti. E tutte e tutti dovranno rendergliene atto: ha fatto un ottimo lavoro di mediazione e cucitura.

Personalità come Peppe Provenzano, che sono stati di diverso avviso sulle politiche economiche dei passati governi, anche PD, dà il segno di una vera volontà di cambiare direzione su questo terreno. Lo stesso vale per Enzo Amendola agli affari europei, che segna il cambio radicale di politiche del governo italiano verso i rapporti con la EU. Certo, molti ministeri pesanti restano nelle mani dei 5 stelle, ma sono pur sempre il partito di maggioranza relativa in questo Parlamento. Ed è così che funziona la democrazia parlamentare.

Il governo potrà fare bene o male: starà a ciascuna e ciascuno di noi, nei rispettivi ambiti di competenza, fare in modo che il PD porti avanti politiche giuste e necessarie. E spetterà al M5S fare in modo che il clima d’odio che ha alimentato in questi anni finisca. Solo così possiamo sperare di riconquistare la fiducia di milioni di italiane ed italiani che oggi, invece, preferiscono astenersi e non votare.

In questo risiede anche il rischio: un eventuale fallimento dell’esperienza di governo rischia di produrre quello che tutti temiamo, ossia un rafforzamento (o consolidamento) del consenso della Lega di Salvini. Con FdI, infatti, sono ora loro maggioranza relativa e protrebbero anche aspirare a diventare maggioranza assoluta. Il rischio è, politicamente, molto serio. Per questo, ogni decisione, ogni presa di posizione, anche pubblica, dovrebbe essere ponderata attentamente.

Penso che il PD abbia scritto, oggi, grazie al suo Segretario Nicola Zingaretti, una bella pagina di politica seria. E spero quindi che ci saranno meno tweet, meno comunicati stampa, meno fuoco incrociato (e meno minacce di far cadere il governo perché si hanno “fedelissimi” nei gruppi parlamentari) e più volontà di cooperare insieme per fare in modo che questo governo regga.

Inoltre, da non dimenticare, l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Con una maggioranza come quella che abbiamo oggi non è strano immaginare che Romano Prodi, per esempio, possa essere riproposto e votato, questa volta, senza franchi tiratori.

 

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