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Dopo l’insediamento di Bolsonaro alla presidenza brasiliana, c’è chi lo definisce il Trump “latino”– tanto che c’è chi pensa che i due siano troppo simili per andare d’accordo, e chi ne inserisce programma e aspirazioni in una posizione a metà tra il sovranismo di Orban e il liberalismo di Piñera, gli ospiti di punta della cerimonia. Ma un altro leader ne ha acclamato la presidenza, ovvero Benjamin Netanyahu, che da Gerusalemme monitora con attenzione le figure politiche che possono concretizzarsi come nuovi partner strategici di Israele.

CAMBIARE IL DESTINO DEL BRASILE

Il Presidente Jair Bolsonaro ha fatto delle parole “sicurezza” e “lotta alla corruzione” il cardine della propria campagna elettorale, sulla falsariga di quanto già accaduto con molti governi occidentali eletti negli ultimi due anni. Già da tempo il neoeletto aveva manifestato intenzione di opporsi ai governi rossi di Venezuela e Cuba, le due realtà sudamericane che presentano un rapporto più critico con Israele. Il Venezuela in particolare è stato accusato diverse volte negli ultimi anni, in particolare dagli Stati Uniti, di avere legami con Hezbollah e di chiudere un occhio rispetto al flusso illecito di droga gestito dal gruppo terroristico che opera contro Israele.

RAFFORZARE LE RELAZIONI

La visita di Netanyahu che si è appena conclusa è stata la prima in assoluto di un primo ministro israeliano in Brasile. L’ottava economia più prospera del mondo, di cui lo stesso Bolsonaro ha voluto sottolineare le radici “giudaico-cristiane”, si accinge dunque a rafforzare le relazioni con la comunità ebraica e quella evangelica, nonostante la fede cattolica di quest’ultimo. Senza dubbio l’obiettivo dell’inedito viaggio di Netanyahu è stato quello suggellare un’alleanza strategica e di farlo pubblicamente, per rompere con un passato decennale che Modi Ephraim, responsabile dei rapporti con il Sud e l’America Centrale presso il ministero degli Esteri di Israele, sottolinea essere stato incredibilmente negativo nei rapporti tra i due Paesi. Secondo Ephraim, che ha accompagnato il primo ministro in Brasile, Bolsonaro è un conservatore di destra ma anche e soprattutto un caloroso amico di Israele. Il Trump of the Tropics ha spesso confessato, infatti, di guardare a Gerusalemme come un modello da seguire e una realtà con il quale voler aumentare la cooperazione.

LA POSIZIONE DI BOLSONARO SUL MEDIO ORIENTE

Il cambio di direzione verso un adeguamento della posizione Brasiliana sul Medio Oriente al modello statunitense, è fondamentale per Israele. Il Brasile, sia perché possiede un terzo della popolazione dell’intero continente, sia perché è la più grande economia dell’area, presenta un enorme potere contrattuale e di influenza su opinioni e scelte del Sud e dell’America centrale. È inoltre un attore fondamentale delle Nazioni Unite, e in molte organizzazioni internazionali una voce così rilevante a favore di Israele è rara e quanto mai preziosa per Gerusalemme. Solo poche settimane fa, infatti, una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite contro Hamas ha visto un’impressionante numero di Paesi condannare l’organizzazione terroristica: tra questi, vi erano anche Brasile e Argentina.

SPOSTARE L’AMBASCIATA?

Bolsonaro ha ripetuto in diverse occasioni di voler trasferire l’ambasciata del Brasile a Gerusalemme, scelta che influenzerebbe con ogni probabilità altri paesi del Sud e Centro America (come già accaduto con l’Honduras). Dichiarazioni in tal senso simboleggiano una rottura con il tradizionale sostegno del Brasile per la famosa soluzione “a due stati”. Nel 2010, infatti, la precedente amministrazione aveva reso il Brasile il primo paese sudamericano a riconoscere uno stato palestinese basato sui confini precedenti al 1967. Netanyahu non ha dubbi che lo spostamento di ambasciata ci sarà, anche se non si hanno avute conferme a seguito del giuramento. La delicatezza della questione, secondo quanto rivela la stampa israeliana, riguarda soprattutto il possibile danneggiamento delle esportazioni brasiliane verso i Paesi arabi che seguirebbero – come minacciato già dalla Lega Araba – tale mossa diplomatica.

UNA QUESTIONE DI BUSINESS

Oltre ad un rafforzamento dei rapporti politico-diplomatici, il rafforzamento delle relazioni riguarda anche alcuni aspetti economici. Il Brasile è, ad esempio, tra i maggiori acquirenti di attrezzature militari Israeliane. L’anno scorso, una filiale brasiliana di Elbit Systems, la più grande società israeliana che si occupa di Difesa, ha firmato un contratto quadro da cento milioni per fornire all’esercito brasiliano stazioni di armi controllate a distanza.

FACCIA A FACCIA TRA I DUE LEADER

Dopo aver incontrato il leader israeliano, Bolsonaro ha sottolineato come il Brasile abbia bisogno di buoni “alleati, amici e fratelli come Netanyahu”. Parole forti che potrebbero essere ricambiate già da Marzo, quando è probabile che il neoeletto a Brasilia incontri nuovamente il premier israeliano a Gerusalemme. Il focus del prossimo incontro potrebbe facilmente essere un miglioramento della cooperazione in ambito tecnologico e informatico, nonché, come affermato da Netanyahu stesso, nei settori economico, della sicurezza e diplomatico.

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