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Dopo le critiche piovute dagli alleati leghisti di governo, per il ministro della Difesa Elisabetta Trenta è arrivata anche la sfiducia del suo sottosegretario in quota M5S, Angelo Tofalo. Non sono in pochi adesso a ritenere molto probabile che il ministero della Difesa rientri nel rimpasto di governo suggerito anche dalle dimissioni di Edoardo Rixi. Durante la campagna elettorale, le critiche più aspre erano arrivate alla Trenta dal leader della Lega Matteo Salvini e dall’altro sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi. Una linea di sfiducia che sembra aver beneficiato dei risultati del voto di domenica scorsa, facendo convergere sulla stessa anche Tofalo. Poco fa, Salvini ha lasciato la scelta su un possibile rimpasto dei ministeri grillini al M5S, pur notando che “i militari meritano copertura politica totale: ho come avuto l’impressione che non tutti si siano sentiti protetti e tagliare gli investimenti sulla difesa e’ suicida”.

Ne abbiamo parlato con il deputato della Lega Roberto Paolo Ferrari, membro della commissione Difesa di Montecitorio e primo firmatario di una proposta di legge per l’istituzione di una Cabina di regia per l’industria di settore a Palazzo Chigi, un punto da tanto tempo invocato dal comparto. La sua proposta, un paio di settimane prima del voto, era stata inevitabilmente coinvolta negli attriti tra Lega e M5S legati al mondo della difesa, considerata la risposta leghista all’interrogazione del collega grillino Gianluca Ferrara (M5s) sullo stop alla vendita di armi italiane all’Arabia saudita.

Onorevole Ferrari, visti gli attriti tra voi e il M5S sul settore, c’è la possibilità che il successo della Lega all’ultima consultazione elettorale determini un cambio al vertice di palazzo Baracchini?

Non ho al momento informazioni di questo tipo. In ogni caso, ciò che abbiamo sempre ripetuto, a partire da Matteo Salvini, è che a noi interessa la concretezza, non le poltrone, ma gli obiettivi e i risultati. Tendiamo sempre e soltanto a quello. Certo, se per far funzionare meglio la macchina e per raggiungere gli obiettivi occorre sistemare meglio qualche casella, lo si può fare, ma ciò resta lo strumento e non lo scopo.

Durante la campagna elettorale il comparto della difesa è stato nell’occhio del ciclone di alcune polemiche tra le due forze di maggioranza. Resterà questa attenzione?

Il settore è sempre stato strategico per la Lega e lo rimane. Ora è il momento di dare risposte al mondo della difesa, sia a quello industriale, sia a quello della struttura e del personale militare. Nell’ultimo anno, entrambi sono rimasti un po’ appesi in una sorta di limbo. Come per ogni altro comparto, vogliamo dunque innestare la marcia in avanti per raggiungere gli obiettivi scritti nel contratto di governo, anche per ciò che riguarda la difesa, considerandolo un settore altamente strategico per il Paese, tanto per l’impatto economico, quanto per la proiezione esterna che assicura all’Italia.

Su questo ci sono stati però degli attriti con i 5Stelle. Tofalo ha scritto di aver cercato di spiegare al ministro che “il nemico non è Salvini o chissà che altro”…

È vero. Non siamo mai stati contro il settore della Difesa. Al contrario, lo riteniamo particolarmente importante. Ciò che deve fare la politica è dare l’indirizzo e operare le scelte strategiche. Eppure, in alcuni frangenti, si è data l’impressione di non operare delle scelte che fossero dirimenti. Abbiamo molti temi aperti. L’industria, così come i vertici militari, attendono risposte su strumenti indispensabili per operare nei teatri internazionali, ma anche in quei consessi in cui il Paese è riuscito ad acquistare grande credibilità proprio grazie alle capacità delle Forze armate. È una reputazione molto importante da conservare.

Su tutto questo la Lega potrebbe far valere l’esito del voto di domenica scorsa? Puntate a una sterzata sui temi della Difesa?

Più che far pesare l’esito di una consultazione elettorale, crediamo di dover far pesare le ragioni che ci spingono a sostenere questo settore in tutte le sue sfaccettature, poiché ognuna di esse fa il bene del Paese, del suo peso industriale e della sua economia. Si tratta di un osservato speciale per tornare a crescere in maniera decisa, uno strumento per riagganciare la crescita e portare avanti quelle riforme economiche che altrimenti risulterebbero difficili.

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