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L’ipotesi di un ingresso dell’Italia nell’Iniziativa dei Tre Mari entra ufficialmente nel perimetro delle valutazioni del governo. È quanto emerge dalla risposta fornita dalla Farnesina all’interrogazione di Paolo Formentini (Lega), vicepresidente della Commissione Esteri della Camera e motore della parliamentary diplomacy attorno a certe dinamiche, che chiede se Roma intenda aderire al forum infrastrutturale dell’Europa centro-orientale e collegarlo al nascente corridoio economico India–Middle East–Europe (Imec). La nota ministeriale traccia un quadro in cui l’interesse verso i Tre Mari si intreccia con una strategia più ampia: rafforzare la postura dell’Italia nelle reti di connettività che uniscono Mediterraneo, Golfo, Asia meridionale ed Europa, fino a guardare all’Indo-Pacifico — di cui l’Indo-Mediterraneo, tracciato rappresentativamente dal corridoio Imec, è la porta.

Fin dalle prime righe della risposta all’interrogazione di Formentini, la Farnesina ricorda come l’Italia sia già “fortemente impegnata nella vasta area che unisce l’Adriatico al Baltico fino al Mar Nero”, non solo per ragioni economiche ma anche politiche e di sicurezza. È un impegno che il governo dichiara di voler “ulteriormente rafforzare”, nella consapevolezza che la stabilità e lo sviluppo dell’Europa centro-orientale rappresentano un interesse strutturale per il nostro Paese. La riflessione sull’eventuale adesione all’Iniziativa dei Tre Mari si colloca dunque in un contesto in cui l’Italia cerca di consolidare la propria presenza in una regione sempre più rilevante nella competizione geo-economica europea.

Il cuore strategico della risposta, però, è altrove. La Farnesina attribuisce al corridoio Imec un ruolo centrale, definendolo uno dei principali assi di proiezione esterna dell’Italia. Il Mediterraneo allargato viene descritto come una regione che da sempre funge da crocevia tra Atlantico, Paesi del Golfo e Indo-Pacifico, un’area in cui l’Italia può esercitare una funzione di cerniera e acquisire un peso crescente nelle catene del valore energetiche, logistiche e commerciali. Le missioni del ministro Antonio Tajani – da Riad nei giorni scorsi a New Delhi nella prima metà di dicembre – sono presentate come tasselli di un’unica iniziativa diplomatica finalizzata a consolidare la cooperazione con i partner del corridoio, nel quadro di un progetto che potrebbe fare dell’Italia “la porta dell’Europa per l’Asia”.

In questa prospettiva l’interesse per i Tre Mari acquista coerenza. La Farnesina riconosce che si tratta di un forum di “crescente rilievo e interesse”, sostenuto da un piano infrastrutturale che mira a sviluppare collegamenti stradali, ferroviari e digitali lungo l’asse Nord-Sud dell’Europa. Ed è proprio questo asse, cruciale per la competitività del continente, che potrebbe dialogare con la dimensione Est-Ovest dell’Imec, creando un sistema di intersezioni logistiche di cui l’Italia aspirerebbe a diventare il punto di equilibrio. Per questo il Ministero spiega di star valutando “i numerosi aspetti” dell’iniziativa, inclusi quelli “sostanziali e istituzionali” derivanti da una possibile adesione, e di farlo tenendo conto anche delle sinergie con altri formati regionali, come l’Iniziativa Centro Europea.

Il riferimento a Trieste conferma questa lettura geo-economica. La Farnesina sottolinea il ruolo delle infrastrutture portuali italiane, “in particolare il porto di Trieste e l’intero sistema adriatico”, come snodo strategico da valorizzare sia nella proiezione verso l’Europa centro-orientale sia nelle nuove rotte commerciali legate all’Imec. Progetto che per altro nei prossimi due giorni sarà protagonista di un approfondimento curato dal Trieste Summit, con un evento internazionale per approfondire dimensioni, sfide e opportunità, proprio nella capitale giuliana.

In questo quadro, l’azione dell’inviato speciale per il corridoio, l’ambasciatore Francesco Maria Talò, viene presentata come parte di un programma più ampio volto non solo a rafforzare la competitività del nostro sistema logistico, ma anche a sostenere la diversificazione energetica europea lungo direttrici che attraversano territorio italiano.

La risposta della Farnesina riconosce inoltre l’importanza del dialogo istituzionale interno, accogliendo “favorevolmente” la creazione dell’intergruppo parlamentare dedicato a Imec, di cui lo stesso Formentini è co-organizzatore. Il governo lo considera un motore di stimolo e accompagnamento, un elemento politico che potrebbe favorire quel salto di qualità necessario a trasformare intuizioni strategiche in scelte operative.

La conclusione dagli Esteri ribadisce una linea che negli ultimi mesi si è andata progressivamente consolidando: l’Italia intende cogliere tutte le opportunità per rafforzare il proprio ruolo geopolitico e commerciale, collocando il Paese “al centro delle nuove rotte della connettività, dello sviluppo infrastrutturale e della crescita economica”. In questo scenario la possibile adesione ai Tre Mari non è un obiettivo isolato, ma un tassello di una strategia più ampia che mira a collocare Roma come snodo naturale tra Europa ed Eurasia, facendo leva sulle infrastrutture nazionali, sulle reti diplomatiche e sulla capacità di muoversi in un sistema internazionale sempre più definito dalle geografie della connettività.

L’Italia guarda ai Tre Mari, con lo sguardo puntato sull’Imec

Il governo valuta l’adesione dell’Italia all’Iniziativa dei Tre Mari, in sinergia con il corridoio economico India–Middle East–Europe (Imec). Obiettivo: rafforzare la connettività tra Mediterraneo, Europa centro-orientale e Indo-Pacifico, valorizzando il ruolo strategico di Trieste

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