Skip to main content
Preparatevi, care lettrici e cari elettori: state per entrare nella selva oscura delle leggi elettorali, una strada che somiglia assai a quel Canto (III) dell’Inferno dalla mesta cupezza che promette: “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.”
Per un bel po’ ne avremo fino alla nausea, per cui tanto vale attrezzarci quanto basta per non soccombere dalla noia ma anche per capire gli arcani e non farci buggerare.
Oggi cercheremo di svelare il misterioso enigma dell’ “um” che sentiamo appiccicato maccheronicamente a cognomi noti o ignoti ai più quando si parla di formule elettorali.
Cominciamo.
Le leggi elettorali piaccia o no sono la cosa più importante nei sistemi politici, perché traducono il consenso popolare in rappresentanza, cioè in seggi nelle assemblee democratiche.
Non si tratta di algoritmi neutri, nossignore, ma di regole che rispondono ad una precisa visione della politica e del governo di un paese.
Facciamo un esempio: nel 2017 il signor Trump diventò presidente degli USA con 304 voti di grandi elettori contro i 227 di Hilary Clinton, ma la sua competitor aveva preso circa tre milioni di voti popolari in più.
Come può essere? Può essere con il sistema maggioritario che ha come obiettivo primario quello di premiare il governo anche a scapito della rappresentanza. Quel sistema vige in America dalla fine del ‘700 e pare che a loro vada bene.
In Italia i nostri costituenti adottarono invece, senza però metterlo in Costituzione – ci fu solo un ordine del giorno dell’Assemblea- il sistema proporzionale che tende a garantire il più possibile la presenza delle maggiori voci politiche nelle assemblee rappresentative.
Il proporzionale con voto di preferenza è stato in Italia la regola dal 1946 al 1993, quando la legge è stata soppiantata dopo un referendum abrogativo da un sistema in prevalenza maggioritario che avrebbe dovuto, secondo le intenzioni delle anime belle che ne sostenevano le ragioni, avvicinare il popolo alla politica, cancellare ogni tentazione corruttiva, dare stabilità ai governi e farci diventare splendidi e splendenti.
Fu con quel sistema nuovo che si andò al voto nel ‘94 con l’idea generale che avrebbe vinto la sinistra e invece stravinse Silvio Berlusconi.
E qui cominciano gli “um”: quella legge elettorale venne battezzata da quel toscanaccio impenitente e geniale di Sartori, il più grande scienziato della politica che l’Italia abbia avuto, “Mattarellum”, con una leggera storpiatura del nome del suo relatore alla Camera, l’on. Sergio Mattarella, destinato 21 anni dopo allo scranno quirinalizio.
Che voleva dire quella strana desinenza? Si trattava di un giudizio tecnico del sardonico professore che criticava l’impianto di una legge scaturita dal referendum ( c’è un um pure qui, appunto), suggerendo che fosse più o meno come il latinorum degli azzeccagarbugli.
Scoccato l’undicesimo anno ecco che il governo Berlusconi in carica, prevedendo che la prova elettorale potesse non mostrarsi così generosa per la sua maggioranza, provvide, con l’impegno del geniale senatore Calderoli, una specie di doc Brown di Ritorno al futuro ma con postura legge elettorale, a ricambiare le regole per tentare di limitare i danni.
Sennonché doc Calderoli si fece sfuggire un fuori onda nel solito talk show con cui commentava sorridendo con altro ospite che la sua riforma era una vera e propria porcata. Era il 2005 e il professor Sartori non poteva evitare di ribattezzare la nuova legge con il suo “um”: la chiamò Porcellum, nome che le è rimasto appiccicato.
La Corte Costituzionale la fece a pezzi e Renzi, giunto a palazzo Chigi, si affrettò nel 2015 a fare la sua legge elettorale non solo per porre riparo alle aporie rilevate dalla Consulta, ma anche per completare il disegno della sua grande riforma costituzionale, di poi bocciata dal referendum confermativo.
Questa volta però, il professor Sartori non fece in tempo a ribattezzare la legge con il suo amaro retrogusto sardonico di condanna senza riparo, ma l’um se lo appiccicò da solo Renzi che chiamò la sua legge “Italicum”, con uno splendido capovolgimento del canone: ciò che era nato come una critica corrosiva da parte dell’accademico, diventava una medaglia per il politico.
Ma l’um autoimposto non portò bene a Renzi perché nel 2017 la Corte massacrò anche la sua legge che conquistò il primato assoluto nel mondo: unica legge elettorale ad essere stata bocciata senza mai essere applicata.
In ultimo il Rosatellum, approvato nel 2017, qualche mese prima del voto del 2018, che segue il vezzo dell’autocelebrazione, stavolta ricordando il suo proponente Rosato, ancor oggi in vigore.
Per poco, parrebbe, perché è in allestimento un Melonellum fresco fresco che il governo sta preparando e che dovrebbe trovare applicazione per le prossime elezioni politiche del 2027, almeno così secondo gli ultimi annunci del capogruppo fratello d’Italia alla Camera.
Se così dovesse essere- ed è probabile che così vada a finire- sarebbe la quinta nuova legge elettorale in 33 anni: un’assurdità che nessun paese democratico nel mondo ha mai prodotto, generata dalla facilità con cui le maggioranze possono manomettere a proprio vantaggio (presunto, perché la storia ha dimostrato che così non è) la regola del gioco democratico che dovrebbe essere condivisa e avere dignità costituzionale.
Ci punge vaghezza che avremo presto modo di parlarne del merito.

Phisikk du role - Breve storia dell’um: dal Mattarellum al Mellonellum

È in allestimento un Melonellum fresco fresco che il governo sta preparando e che dovrebbe trovare applicazione per le prossime elezioni politiche del 2027. Se così dovesse essere- ed è probabile che così vada a finire- sarebbe la quinta nuova legge elettorale in 33 anni: un’assurdità che nessun paese democratico nel mondo ha mai prodotto. La cronistoria delle leggi elettorali fatta da Pino Pisicchio

La pace non si attende, si conquista. La versione di Polillo

Le parole di Leone XIV sulla “pace disarmata e disarmante” risuonano oggi con forza nuova, mentre il mondo affronta conflitti feroci e autocrati disposti a sacrificare intere generazioni. Difendere le democrazie e i valori dell’Occidente non è un atto di fede, ma una scelta urgente e necessaria per evitare che le ombre del passato tornino a oscurare il nostro futuro

Silicon Valley e Pentagono, il patto da rifare

Andreessen & Horowitz rilanciano l’idea di un nuovo patto tra Silicon Valley e Washington per ridare slancio all’apparato militare americano. La loro tesi: solo accettando rischio, caos e innovazione non pianificata gli Stati Uniti possono reggere la competizione strategica globale

La Cina come mediatore in Medio Oriente. L’analisi di Jesse Marks

Di Giorgia Facchini

L’analisi di Marks mostra una Cina pragmatica, attenta ai propri interessi, selettivamente imparziale e dotata di un modello di mediazione che funziona soprattutto dove le parti hanno già maturato la volontà di negoziare. Un modello che offre un’alternativa a quelli più interventisti, ma che incontra limiti evidenti quando la stabilizzazione richiede pressioni o garanzie che Pechino non è disposta a offrire. Il racconto di Giorgia Facchini (ChinaMed)

La corsa per proteggere i dati di oggi dagli hacker di domani calcolo quantistico crittografia

Il quantum computing è la prossima rivoluzione industriale. Parla Pistoia (IonQ Italia)

“Quando un Paese comincia a progettare e costruire computer quantistici — non semplicemente a usarli — stimola una catena industriale completamente nuova: materiali avanzati, microfabbricazione, sensoristica, cybersecurity, farmaceutica, energia, finanza, logistica, mobilità, e molto altro”, spiega in una intervista a Formiche.net il ceo di IonQ Italia, che aprirà la prima sede a Roma

Imec è un asset per la politica estera italiana. Rizzo (Atlantic Council) spiega perché

La premier Meloni vuole che l’Italia sia un ponte tra l’Europa e il resto del mondo, e per questo è importante anche che l’Imec abbia successo, spiega Rizzo (Acus) su [Over]views, dove Decode39 analizza sfide e opportunità della politica estera italiana

Un think tank per un'innovazione responsabile. Razzante spiega Polisophia

Non un think tank tradizionale, ma una rete vitale che prova a costruire consapevolezza in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta riscrivendo codici, economie e relazioni sociali. Il docente della Cattolica, Ruben Razzante racconta a Formiche.net la nascita di Polisophia

La “sicurezza” della sinistra? Meno schizofrenica. L'opinione di Merlo

L’attuale sinistra italiana non ha affatto le carte in regola, politiche, culturali e programmatiche, per affrontare con la necessaria coerenza e determinazione le politiche legate alla sicurezza dei cittadini. Occorre essere un po’ meno schizofrenici e più razionali. Almeno, e soprattutto, per onestà intellettuale. L’opinione di Giorgio Merlo

Trump blocca lo spazio aereo venezuelano. Ecco perché non è un buon segno

Donald Trump ha annunciato la chiusura totale dello spazio aereo sopra e attorno al Venezuela, intensificando la pressione su Nicolás Maduro dopo mesi di attacchi statunitensi a presunte imbarcazioni di narcotrafficanti nel Mar dei Caraibi. La decisione arriva mentre Washington valuta operazioni terrestri e la Faa avverte di una situazione di sicurezza sempre più instabile

Biberon, carrozzine, povertà. Con "Giovani madri" il neorealismo viene dal Belgio

Con “Giovani madri” (Jeunes Mères, 2025) i fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne ci portano nelle sacche povere dell’agiato Belgio, nel piccolo mondo delle ragazze-madri, tra dolore, perdono e resurrezione

×

Iscriviti alla newsletter