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La Nato da anni, ormai, avverte che un nuovo campo di competizione strategica è la dimensione cognitiva: non più solo i domini terrestre, marittimo, aereo, cyber e spaziale, ma la mente umana come vero e proprio spazio operativo.

Come affermato nel non-paper Il contrasto alla guerra ibrida: una strategia attiva del ministro della Difesa Guido Crosetto, nei domini ibridi “l’impatto cognitivo prevale su quello fisico. Lo scopo non è soltanto infliggere un danno, ma seminare incertezza, sfiducia e paura”.

Si tratta dunque di plasmare percezioni e saturare l’opinione pubblica di narrazioni manipolate. Lo scopo non è nemmeno ingannare, ma modificare identità, comportamenti, reazioni collettive, soprattutto isolare le persone e frammentare il tessuto sociale, con ricadute dirette sulla salute mentale.

La minaccia, dunque, diventa multilivello: cognitiva, emotiva e relazionale, con effetti sulla salute biopsicosociale. Questa è la strategia con cui potenze ostili possono dividere società democratiche già provate da disinformazione, sfiducia e fragilità emotiva.

In questo scenario emergono analisi come quelle di Mikhail Andreevich Shlyakhtunov dell’Istituto di Aviazione di Mosca. Shlyakhtunov sottolinea come la sicurezza di uno Stato affonda nelle persone, nella loro capacità di adattarsi, regolare la paura e mantenere equilibrio e lucidità sotto pressione.

Mentre la psicologia della sicurezza o la “proteggibilità psicologica” diventa un prerequisito della sicurezza collettiva, la sicurezza psicologica – individuale e collettiva – diventa una componente strutturale della sicurezza nazionale. Una società che non ha strumenti per riconoscere un inganno informativo o gestire un’ondata di panico è una società strategicamente vulnerabile.

Capacità di adattamento, gestione dell’incertezza, relazioni di fiducia e in generale tutto ciò che appare “soft” si trasformano così in fattori di deterrenza e resilienza. Da qui l’esigenza di un modello diverso, capace di leggere la sicurezza come ecosistema integrato. Il modello one health allargato risponde proprio a questa sfida: riconnettere salute fisica umana, animale e ambientale a quella mentale, al benessere sociale, alla fiducia pubblica, quindi alla sicurezza epistemica e alla stabilità nazionale come parti di un’unica architettura di resilienza.

È il quadro da cui prende avvio Salute e Sicurezza. Prospettive interdisciplinari di interesse per il modello one health allargato e l’Intelligence, edito da Armando Editore, di cui pubblichiamo un breve estratto:

Il modello one health allargato, che consideri, oltre la salute umana, animale e ambientale, anche la salute mentale, la sicurezza psicologica e il benessere sociale, aiuta a riconoscere che le percezioni di rischio non nascono nel vuoto, ma sono il frutto di interazioni complesse tra fattori biologici, ambientali, sociali e culturali e più ampiamente psicologici – non solo cognitivi.

I processi di adattamento sociale diventano fondamentali: la capacità delle comunità di sviluppare strategie collettive di gestione del rischio, di costruire reti di supporto e di promuovere una comunicazione chiara e inclusiva contribuisce a ridurre la percezione di insicurezza e a rafforzare la resilienza collettiva. Allo stesso modo, a livello individuale, la gestione delle emozioni, la capacità di rielaborare le esperienze di incertezza e di integrare le informazioni in modo critico diventano risorse fondamentali per affrontare situazioni di crisi o di minaccia percepita.

Le implicazioni per la Sicurezza nazionale sono significative: una sicurezza fondata solo su logiche di repressione o controllo tecnico, se non considera anche le dimensioni della sicurezza psicologica cognitiva rischia di essere fragile ed indebolire il tessuto sociale. Al contrario, l’applicazione di un modello one health allargato che investa sulla cura delle relazioni sociali, sulla promozione della salute mentale e benessere psicologico, sulla comunicazione responsabile del rischio e sulla costruzione di comunità resilienti, può trasformarsi in una strategia globale di intervento per la tutela dell’equilibrio tra dimensioni biopsicosociali e securitarie.

Modello one health allargato. La risposta alla nuova minaccia cognitiva

Di Liuva Capezzani

Una sicurezza basata solo su repressione e controllo tecnico, se ignora le dimensioni psicologiche e cognitive, diventa fragile e finisce per indebolire il tessuto sociale. Un modello one health allargato può offrire una strategia capace di tenere insieme benessere biopsicosociale e sicurezza nazionale

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