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Il Consiglio Supremo di Difesa si è riunito per oltre tre ore al Quirinale, in una seduta segnata dalla complessità delle minacce, vecchie e nuove, che compongono l’attuale quadro di disordine internazionale. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha presieduto l’incontro, ha richiamato l’esigenza di un’attenzione costante perché, accanto ai conflitti convenzionali, cresce l’insidia delle minacce ibride e, soprattutto, della pressione cognitiva esercitata da attori ostili contro le democrazie europee.

Le conferme

Il sostegno all’Ucraina, “pieno e convinto”, resta un pilastro della postura italiana. Il Consiglio ha rimarcato come il conflitto non mostri alcun segnale di distensione, evidenziando l’incremento delle operazioni di moral boming russo, con bombardamenti contro infrastrutture critiche e civili, con un impatto devastante sulla popolazione. La conferma del dodicesimo decreto di aiuti militari si inserisce in una linea coerente con quella dell’Unione europea e della Nato, che vedono nella resilienza ucraina un elemento essenziale dell’equilibrio continentale. La guerra è anche un laboratorio di nuove modalità di confronto, un campo in cui i droni sconfinano nello spazio aereo della Nato e dove le dinamiche tecnologiche impongono all’Europa un adeguamento rapido delle proprie capacità, come indicato dai progetti del Libro bianco della difesa 2030.

Gli sviluppi

Sul fronte mediorientale, il Consiglio valuta positivamente il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi, pur ricordando che una pace duratura richiede un processo multilaterale e un riequilibrio politico regionale che passi dal disarmo di Hamas e dal pieno coinvolgimento dell’Autorità nazionale palestinese. La soluzione dei “due popoli, due Stati” viene ribadita come unico approdo possibile. Altri focolai di instabilità, dal Sud del Libano alla Libia, dal Sahel ai Balcani, completano un mosaico di crisi che conferma, ancora una volta, il carattere di alta instabilità e di disordine che caratterizza oggi lo status quo globale.

Le insidie

Sul tavolo, durante la riunione del Consiglio, la minaccia ibrida proveniente dalla Russia e da altri attori ostili. Il documento finale descrive un’aggressione in continua evoluzione, alimentata dalla pervasività della tecnologia digitale e dalla crescente capacità dell’Intelligenza artificiale di amplificare contenuti manipolati. Il Presidente della Repubblica e i ministri presenti hanno sottolineato come le operazioni ostili travalicano il cyberspazio tradizionale, mirando alla penetrazione del tessuto cognitivo ed epistemico delle società occidentali. È lì che si gioca oggi una parte cruciale della competizione strategica globale, oltre che la sopravvivenza delle democrazie liberale stesse. Nelle campagne di disinformazione che distorcono il dibattito pubblico, nelle interferenze che mirano a indebolire i processi democratici, nelle narrazioni polarizzanti costruite per alimentare sfiducia e divisione interna. La guerra, in questa dimensione, affianca ai sabotaggi fisici, per produrre effetti destabilizzanti, quelli cognitivi. Basta erodere la percezione di sicurezza, insinuare dubbi, insicurezze, confusioni. Coltivare l’idea che le istituzioni non siano più in grado di garantire stabilità, sfruttare la velocità con cui la disinformazione può diffondersi online, nelle chat dei social o delle applicazioni di messaggistica o, ancora, onlife.

Accanto alla dimensione informativa persiste poi quella cyber. Le operazioni ostili contro infrastrutture energetiche, reti sanitarie, sistemi finanziari o piattaforme logistiche e che mirano a generare ritardi, interruzioni, frizioni che si traducono in un deterioramento progressivo della fiducia collettiva. È un logoramento graduale e dispersivo, quasi impercettibile, che però trova il suo senso compiuto quando agisce in sinergia con la manipolazione cognitiva. Non è un caso che il Consiglio richiami l’urgenza di rafforzare la protezione delle infrastrutture critiche e di mantenere un livello di vigilanza “permanente”, in piena convergenza con le priorità delineate in ambito europeo e atlantico.

A completare il quadro intervengono due domini finora considerati di nicchia ma ormai centrali nella competizione globale: lo spazio e la dimensione subacquea. Satelliti e cavi sottomarini, dai quali dipendono comunicazioni, dati e flussi energetici, rappresentano una nuova frontiera della vulnerabilità e richiedono strumenti di difesa adeguati all’evoluzione tecnologica. Anche in questo caso, il Consiglio indica una minaccia crescente e la necessità di una risposta tempestiva.

In chiusura, due messaggi di imprescindibile rilevanza. Accanto alle parole del Presidente Mattarella, che ha espresso gratitudine per i militari italiani impegnati nelle missioni internazionali, in particolare nel sud del Libano e nel fianco est della Nato, il Consiglio ribadisce l’urgenza per l’Italia di attrezzarsi per non rimanere passiva ed osservatrice in un contesto di competizione strategica globale che mira a muovere le fila della percezione collettiva, dove si costruisce, o si sgretola, la coesione di una Nazione.

Consiglio Supremo di Difesa. La minaccia ibrida cresce? L’Italia rafforza lo scudo cognitivo

Il Consiglio Supremo di Difesa, riunito al Quirinale sotto la presidenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha confermato il pieno sostegno italiano all’Ucraina e discusso le principali aree di crisi internazionali, dal Medio Oriente al Mediterraneo allargato. Ampio spazio è stato dedicato alla crescita delle minacce ibride e cognitive provenienti da Russia e altri attori ostili, con particolare attenzione alla disinformazione, alle interferenze nei processi democratici e agli attacchi cyber contro infrastrutture critiche

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