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All’aeroporto di Fiumicino, proveniente da Olbia, è stato arrestato dai carabinieri Dimitry Chirakadze, 54 anni, appartenente all’aristocrazia russa residente in Svizzera, ritenuto uno dei promotori e organizzatori della fuga dall’Italia di Artem Uss, il figlio di un oligarca evaso dai domiciliari a Basiglio, nel Milanese, il 22 marzo 2023 in attesa dell’estradizione verso gli Stati Uniti. Il figlio dell’allora governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk ed esponente politico di Russia Unita era accusato da Washington di associazione a delinquere, frode, riciclaggio, contrabbando di armi, petrolio e tecnologia militare dual use. L’accusa per Chirakadze è procurata evasione in concorso aggravata dalla transnazionalità. 

Il profilo

L’uomo, il quarto arrestato dietro la fuga di Uss, è discendente di un Granduca della Georgia, sposato con una facoltosa donna russa, in affari con la famiglia Uss, proprietaria di una struttura turistica in Sardegna e titolare di un noto studio legale e di una tenuta di caccia in Russia. L’imprenditore russo è “co-fondatore del gruppo Pravo.ru” che controlla il “sistema di giustizia elettronica” che “fornisce assistenza ai siti web dei tribunali russi”, ha spiegato il procuratore Marcello Viola in una nota. Sembra godere, e l’esfiltrazione di Uss lo conferma, di ottimi rapporti con l’intelligence russa, in particolare con l’FSB. Inoltre, è un magnate dei media online e del giornalismo legale che partecipa al capitale di società della famiglia Uss. A 25 anni divenne vice governatore responsabile dell’industria nella vasta area di Kuzbas, in Siberia, ma quando i suoi interessi entrarono in conflitto con quelli dei suoi concorrenti, ricevette il chiaro messaggio di fermarsi: dei sicari lo aggredirono vicino casa e lo pugnalarono otto volte al collo e al petto. Sopravvisse, miracolosamente. Così come è sopravvissuto a diverse indagini che hanno colpito suoi soci.

Il suo ruolo

Il soggetto fa “parte di un livello sovraordinato, da un punto di vista organizzativo” rispetto al commando – tre già arrestati – che ha favorito “l’evasione”. Avrebbe, come scrivono i pm, “monitorato l’esito della decisione della Corte d’Appello di Milano sulla eventuale estradizione” negli Stati Uniti che fu, poi, “sfavorevole” e “tale da indurlo”, dunque, “a porre in essere il piano che nel frattempo aveva organizzato contattando preliminarmente i componenti della banda che hanno poi realizzato la fuga”. Gli indizi di colpevolezza sono emersi dall’analisi del traffico prodotto dai telefoni (molteplici e di diverse compagnie telefoniche, anche di Paesi esteri), delle liste di imbarco di voli aerei che hanno permesso di riscontrare la sua presenza nelle diverse città, italiane ed estere, dove sono avvenuti gli incontri preparatori alla fuga. “Il signore russo che c’era con noi, che lui ha fatto proporre tutto, lui dirigeva tipo come si muove operazione”, ha dichiarato Vladimir Jovancic in interrogatorio nel carcere di Opera.

La fuga

Per settimane, la banda ha organizzato sopralluoghi nell’hinterland sud di Milano, a Cascina Vione, dove Uss era recluso ai domiciliari, facendo “squillare” 124 volte il braccialetto elettronico indossato dal 41enne anche con l’utilizzo di un “jammer” – disturbatore di frequenze – per “inibire a intermittenza la rete gsm della sim” con l’obiettivo di testare i “tempi di reazione delle forze dell’ordine”. Sono loro che, alle 13.43 del 22 marzo 2023, hanno creato la “carovana” di quattro macchine – una Fiat Bravo rimasta in Italia, e tre fra Volvo e Audi anche con targhe straniere – per abbandonare l’Italia con l’evaso a bordo, imboccando l’A4 in direzione est, e lasciare a tutta velocità la penisola in 5 ore dal troncone autostradale Villesse-Gorizia.

Il ruolo della moglie

Rimane sullo sfondo dell’inchiesta la moglie di Dmitry Chirakadze, titolare di quote della società che gestisce un’importante struttura turistica in Sardegna riconducibile alla famiglia Uss, di uno studio legale in Russia specializzato nell’ottenere decisione presso la Corte Suprema e l’arbitrato di Mosca e di una tenuta di caccia nel territorio di Krasnojarsk, in Siberia, regione che fu governata dal padre di Uss e luogo di vacanza prediletto da funzionari del Cremlino e delle gerarchie russe.

Gli altri arresti

L’inchiesta del pubblico ministero Giovanni Tarzia e del procuratore Marcello Viola aveva già portato a dicembre a identificare con il Ros e il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, il commando che ha liberato l’imprenditore russo 41enne: il 52enne bosniaco con diversi precedenti per reati contro il patrimonio Vladimir Jovancic detto “Vlado” o “il vecchio”, arrestato in Croazia, e il figlio 27enne Boris Jovancic, nato a Nagrar nel Veronese, fermato a Desenzano del Garda, lo sloveno 39enne Matej Janezic e i serbi di 51 e 46 anni Srdan Lolic e Nebojsa Ilic. Due di loro sono stati catturati nei rispettivi Paesi di origine e si trovano detenuti nel carcere di Opera mentre un terzo dopo essere stato in carcere a Brescia si trova ai domiciliari nella provincia lombarda.

L’ordinanza per la moglie di Uss

La gip di Milano, Sara Cipolla, ha disposto la custodia cautelare in carcere anche per Maria Yagodina, la 33enne russa moglie di Artem Uss, per aver contribuito a ingaggiare il commando che ha liberato il marito. La donna, come il marito si trova in Russia.

Chi è l’aristocratico russo arrestato per la fuga di Artem Uss

Dimitry Chirakadze, 54 anni, è ritenuto uno dei promotori e organizzatori della fuga dai domiciliari del figlio dell’oligarca. Il soggetto fa “parte di un livello sovraordinato, da un punto di vista organizzativo” rispetto al commando, dicono i pm

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