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Credo che ormai tutti conosciamo le ragioni, politiche indubbiamente ma soprattutto personali, che hanno portato Matteo Renzi a compiere l’ultima piroetta politica abbandonando il Centro per tuffarsi nella palude del neo Fronte popolare, altrimenti denominato campo largo. In attesa che lo faccia, come da copione, anche Calenda con l’altro partito personale, Azione. Anzi, lo sta già facendo nelle Regioni che andranno al voto nei prossimi mesi, la Liguria, l’Emilia Romagna e l’Umbria.

Ora, al di là di questa iniziativa politica, bizzarra ma comunque coerente con la concezione che hanno della politica i due capi dei rispettivi partiti personali, quello che colpisce maggiormente di questa singolare vicenda è l’accoglienza che gli azionisti principali, ed esclusivi, del neo Fronte popolare hanno riservato nei confronti di forze politiche che si sono auto definite centriste. E questo malgrado lo sforzo, davvero encomiabile, della Schlein e del suo mentore, il simpatico Bettini, di costruire a tavolino la futura e possibile gamba centrista e moderata del cosiddetto campo largo.

Una operazione che ricorda molto l’esperienza dei partiti contadini di comunista memoria dove era l’azionista principale della coalizione a costruire e pianificare i confini e i componenti dell’alleanza stessa. Detto ciò, però, l’elemento che maggiormente impressiona sono i giudizi – sprezzanti e anche offensivi – nei confronti proprio di Renzi e, seppur un po’ di meno, di Calenda, da parte degli altri capi partito. Nelle varie feste di partito, infatti, sono stati avanzati valutazioni e giudizi radicalmente ostili nei confronti di questi due partiti suffragati da sondaggi, più o meno compiacenti non si sa, che confermano come l’aggiunta dei due movimenti partiti personali centristi sia altamente nocivo per il risultato finale del campo largo o Fronte popolare.

Ecco perché, a fronte di questo giudizio politico, netto ed inequivoco, non si può che arrivare ad una semplice e quasi oggettiva conclusione. A prescindere da qualsiasi polemica di natura politica e men che meno di carattere personale. Ovvero, le tre sinistre che attualmente compongono il campo largo non contemplano al loro interno forze, movimenti, culture e sensibilità ideali che, oggettivamente, sono esterne ed estranee al cartello delle sinistre stesse. Ossia, per entrare ancor più nello specifico, alla sinistra radicale e massimalista della Schlein, alla sinistra populista e demagogica dei 5 stelle e alla sinistra fondamentalista ed estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis.

Ed è di tutta evidenza, del resto, che non si può attribuire una responsabilità politica alle tre sinistre per questo atteggiamento nei confronti di alcune forze centriste, anche se caratterizzate da un profondo trasformismo nella declinazione della loro concreta azione politica. E questo per la semplice ragione che i tre partiti hanno un comune sentire, una profonda convergenza culturale ed ideale e, soprattutto, una spiccata, atavica e radicale ostilità nei confronti di tutto ciò che è riconducibile anche solo lontanamente alla cultura centrista e moderata.

Oltre, come ovvio e scontato, ad una pregiudiziale personale irriducibile nei confronti di Renzi e della sua azione politica. Insomma, per farla breve, un blocco sociale, politico, culturale e forse anche etico granitico ed omogeneo come quello delle tre sinistre che si riconoscono nel Fronte popolare non può allargarsi al Centro perché il Centro, appunto, è politicamente e radicalmente estraneo a quel blocco politico. A volte le cose sono molto più semplici di quel che appare. Nella vita come, del resto, nella politica.

Il campo largo e il centro rinnegato. Scrive Giorgio Merlo

Un blocco sociale, politico, culturale e forse anche etico granitico ed omogeneo come quello delle tre sinistre che si riconoscono nel Fronte popolare non può allargarsi al Centro perché il Centro, appunto, è politicamente e radicalmente estraneo a quel blocco politico. Il commento di Giorgio Merlo

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