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Come ormai capita da qualche tempo, c’è un gran fermento attorno alla riorganizzazione del centro. In entrambi gli schieramenti. Ma mentre sul versante della maggioranza di governo la “pratica” è molto più semplice perché esiste un partito autenticamente e dichiaratamente centrista, ovvero Forza Italia oltre al gruppetto di Lupi, la situazione è molto più articolata nel campo politico alternativo, cioè nella coalizione progressista o campo largo che sia. E questo per due ragioni di fondo. Innanzitutto perché si tratta di una coalizione che, come rilevano tutti gli osservatori non faziosi e né settari, è politicamente compatta ed omogenea.

Sotto il profilo politico, appunto, ma anche su quello culturale e valoriale seppure con qualche sfumatura diversa sul versante programmatico. E questo perchè, semplicemente, si tratta della sommatoria delle tre sinistre esistenti. Quella radicale e massimalista della Schlein, quella estremista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e quella populista e demagogica di ciò che resta dei 5 stelle. È di tutta evidenza, al riguardo, che qualsiasi presenza centrista in quella coalizione è sostanzialmente periferica nonché marginale. Per ragioni su cui non vale neanche la pena di soffermarsi. Ma c’è una seconda ragione che merita di essere ricordata.

Il Pd, anche se negli ultimi tempi ha modificato radicalmente il suo ruolo politico e culturale, resta comunque – seppur sul versante formale – un partito che è nato dalla convivenza/convergenza della sinistra Dc con la sinistra ex e post comunista. Con l’aggiunta, come ovvio, di altre culture politiche democratiche e riformiste. Ma il Pd, almeno storicamente, è stato ed è un partito di “centro sinistra” dove, accanto alla presenza di sinistra, oggettivamente maggioritaria, conta al suo interno anche una componente centrista, di matrice cattolica e moderata. Ora, come può essere credibile, alla luce di questo fatto oggettivo ed indiscutibile, che ci sia qualcuno che sottolinea la necessità di avere una presenza nella coalizione progressista di un altro partito di centro, riformista e di matrice cattolica?

Perché, di grazia, un altro partito di centro avrebbe dei cattolici di serie A o una cultura riformista e di governo doc rispetto a quella declinata dai centristi del Pd? Ecco perché è appena sufficiente porre questa domanda per arrivare alla facile conclusione che nella coalizione progressista il Centro, anche di matrice cattolica, già esiste ed è quello presente all’interno del Pd. E, non a caso, come ha sostenuto giustamente Stefano Folli su Repubblica nei giorni scorsi, i piccoli partiti personali che si auto definiscono centristi nell’attuale coalizione di sinistra potranno avere una rappresentanza in Parlamento solo se saranno candidati direttamente all’interno delle liste del Pd.

Anche perché, se non fosse vero questo, dovremmo prendere atto che i cattolici democratici e liberali che sono presenti nel Pd e che provengono dalla esperienza del Ppi e della Margherita non rappresentano nessuno se non loro stessi. Una tesi, questa, del tutto anacronistica e fuori luogo. Ma è altrettanto indubbio rimarcare che il Centro e la stessa ‘politica di centro’ esistono da altre parti e non certamente all’interno della coalizione progressista.

Ma i cattolici del Pd chi rappresentano? Il dubbio di Merlo

Dovremmo forse prendere atto che i cattolici democratici e liberali che sono presenti nel Pd e che provengono dalla esperienza del Ppi e della Margherita non rappresentano nessuno se non loro stessi? Una tesi, questa, del tutto anacronistica e fuori luogo

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