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La marina dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese sta diventando la più grande del mondo. Lo afferma il rapporto del Dipartimento della Difesa statunitense, pubblicato lo scorso 16 dicembre 2024.

Il rapporto rileva che la Marina cinese comprende più di 370 navi e sottomarini, inclusi più di 140 principali sistemi di combattimento di superficie. La Marina cinese ha a sua disposizione navi da sbarco, portaerei, navi minerarie e tutti i tipi di navi ausiliarie. Si stima che entro il 2025 la dimensione della marina cinese raggiungerà le 395 navi, ed entro il 2030 aumenterà a 435 unità. In confronto, la Marina statunitense ha 296 navi da guerra, un numero che dovrebbe scendere a 294 entro il 2030. La Royal Navy britannica, la più grande in Europa dopo la Russia, ha solo 45 navi.

La flotta del Epl è costituita principalmente da moderne piattaforme multi-missione dotate di armi avanzate antinave, antiaeree e antisommergibile. Il rapporto statunitense afferma che la flotta in espansione, che comprende navi anfibie grandi e moderne, consente un’ampia gamma di operazioni per proteggere gli interessi cinesi.

Si sottolinea che, oltre a una base permanente a Gibuti, l’Epl «sta probabilmente già pianificando ulteriori strutture logistiche militari per supportare le forze navali, aeree e di terra». Tra i Paesi presi in considerazione per la formazione di tali piattaforme, gli autori del rapporto citano Myanmar (Birmania), Tailandia, Indonesia, Pakistan, Sri Lanka, Cuba, Kenya, Guinea Equatoriale, Seychelle, Tanzania, Angola, Nigeria, Namibia, Mozambico, Gabon, Bangladesh, Papua Nuova Guinea, ecc. L’espansione marittima della Repubblica Popolare della Cina è sostenuta da una vasta e sempre più complessa struttura militare-industriale. Nel 2024, cinque delle dodici maggiori società di difesa del mondo risultano essere cinesi.

Le immagini apparse sui social network suggeriscono che la nave da sbarco Type 071 Shiming Shan ha ricevuto un potente sistema d’arma laser a seguito della ricostruzione. Il sistema laser, che può essere identificato dalla sua copertura mobile a forma di cupola, è apparso dietro il cannone a doppio uso da 76 mm della nave, dopo che questa era stata sottoposta a riparazioni di routine. Dalle fotografie disponibili è difficile giudicare le capacità di quest’arma laser o stimare la posizione della nave.

È noto che l’esercito cinese utilizza altre armi laser, ma questa è la prima volta che un sistema laser viene installato su una delle sue navi anfibie. È probabile che questa nave servirà da piattaforma di prova prima dell’ampio dispiegamento di nuove armi nella flotta cinese. Commissionata nel 2007, la Type 071 è stata la più grande nave d’assalto anfibio operativa dell’esercito cinese fino all’entrata in servizio della Type 075 nel 2021. La Type 071, con un dislocamento di circa 25.000 tonnellate, ha un ponte di volo, un hangar e può ospitare quattro elicotteri Z-8 da trasporto e circa 60 veicoli corazzati da combattimento. Gli esperti suggeriscono che le armi laser, più potenti e convenienti di quelle tradizionali, giocheranno un ruolo importante nei futuri sistemi di difesa. In passato «Interest Engineering» ha documentato diversi casi di armi laser utilizzate con successo per distruggere i droni. Data una fonte di energia affidabile, queste armi possono funzionare efficacemente indefinitamente senza il problema di rimanere senza munizioni.

All’inizio di agosto 2024 si è saputo che l’unità marina dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese aveva adottato veicoli aerei senza pilota (Unmanned Aerial Vehicle) dal design insolito. Esternamente, questi droni sono indistinguibili dagli uccelli, quindi possono essere utilizzati per la ricognizione segreta.

Va notato che molti paesi stanno lavorando su droni simili ad uccelli. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, tali dispositivi sono dotati di un’ala fissa e il loro volo è assicurato dalle eliche. Ad esempio, il drone da ricognizione Dutch Evolution Eagle, travestito da grande aquila, può ingannare l’occhio umano solo da una lunga distanza.

Gli sviluppatori cinesi hanno creato un Uav che non solo assomiglia ad un uccello, ma imita anche i movimenti degli uccelli. L’ornitottero ha un design ad ala mobile. Il dispositivo può essere avviato manualmente. Uno speciale meccanismo consente al drone di guadagnare quota senza problemi e di effettuare virate strette sbattendo le ali. Inoltre, l’ornitottero è in grado di piegare un’ala alla volta e di allargarle per risparmiare energia.

Due parole sul significato di ornitottero: è un aeromobile a superficie alare battente. Il primo disegno di un ornitottero risale a Leonardo da Vinci: rappresenta probabilmente il più antico tentativo di progettare un oggetto volante più pesante dell’aria (aerodina), la cui sostentazione è ottenuta mediante un’azione aerodinamica sulle superfici del mezzo; in pratica il complesso meccanismo leonardiano riproduceva le ali di un uccello.

Questo risultato tecnologico riflette il desiderio dell’esercito cinese di rimanere in prima linea nell’innovazione. L’Uav è in grado di mimetizzarsi perfettamente nell’ambiente per missioni di ricognizione segrete ed efficaci, osserva Army Recognition. Army Recognition è una risorsa che offre una vasta gamma di contenuti, tra cui reportage video, analisi approfondite, informazioni aggiornate sui conflitti e un database dettagliato di dati militari.

Per controllare il drone viene utilizzato un auricolare speciale. Le caratteristiche tecniche complete del drone all’inizio di agosto 2024 non sono state rese pubbliche per motivi di sicurezza. Ma è noto che l’ornitottero è dotato di un ricevitore per il sistema di navigazione e di una telecamera. Il dispositivo può essere utilizzato non solo per la ricognizione militare, ma anche per risolvere altri problemi. Potrebbe trattarsi, ad esempio, del monitoraggio ambientale.

In definitiva utilizzare l’analisi di serie fonti d’informazioni; analizzare le caratteristiche della rete delle relazioni geopolitiche tra la Repubblica Popolare, Stati Uniti d’America e Paesi marittimi confinanti con Pechino in diverse fasi; evidenziare i Paesi hotspot attraverso una varietà di funzionalità di esplorazione comunitaria quali il cambiamento di presidenza degli Stati Uniti d’America, sono tutti sistemi in cui si spiegano le ragioni principali dei mutamenti nelle relazioni geopolitiche tra i Paesi dello scenario.

E i risultati mostrano che l’evoluzione delle relazioni geopolitiche tra Repubblica Popolare, Stati Uniti d’America e Paesi marittimi confinanti con la Cina dal 1991 ad oggi è stata divisa in tre fasi: la prima è stata un periodo di sviluppo costante dal 1991 al 2007; la seconda rappresenta un periodo di alti e bassi dal 2008 al 2018; ed il terzo dal 2018 a oggi, è una presa di coscienza cinese che si manifesta col rafforzamento della propria flotta.

Per cui ciò significa che il livello totale di interesse e l’influenza degli eventi tra Pechino, Washington e i Paesi marittimi che condividono i due grandi mari cinesi sono aumentati di anno in anno e anche il grado di influenza reciproca tra loro si è accresciuto in modo sempre più complesso e l’interazione tra i Paesi è diventata maggiormente competitiva. In tale fase ci sono alcune caratteristiche spaziali della rete di relazioni geopolitiche, che si riflettono principalmente nel cambiamento degli ambiti di influenza: ad esempio anche i principali Paesi hotspot della regione sono cambiati: ai “soliti” Repubblica Popolare Cinese e Stati Uniti d’America, vanno uniti Giappone, Repubblica Popolare Democratica di Corea (nord) e Repubblica di Corea (sud).

In conclusione va detto che gli Stati Uniti d’America sono il primo Paese a influenzare le relazioni geopolitiche tra Pechino e i Paesi marittimi vicini. L’uso da parte del governo di Pechino delle precedenti politiche estere ha avuto impatti diversi sulle relazioni geopolitiche regionali ed è coerente con lo sviluppo delle attuali relazioni geopolitiche cinesi.

Implicazioni geopolitiche degli sviluppi della Marina cinese. Le note di Valori

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