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Tav, Lega e 5 Stelle sono muro contro muro. Il presidente del Consiglio Conte media ma dichiara di non essereSulla convinto della utilità della Tav. Il governo è a un passo dalla crisi. Il contenzioso è anzitutto politico, perché la decisione sulla realizzazione dell’opera ha un forte impatto sull’immagine e sul consenso dei partiti di maggioranza. Ma all’apparenza lo scontro si svolge intorno alla valutazione costi-benefici commissionata dal ministro dei trasporti Toninelli, la quale si conclude con un giudizio negativo sulla realizzazione dell’opera, per un ammontare, all’esito di rimaneggiamenti e contestazioni, di alcuni miliardi di euro.

Ora, senza entrare nel dettaglio dell’analisi costi-benefici, va osservato che tale documento quantifica economicamente l’apporto della Tav al benessere generale, con riferimento a molti parametri, dalla sicurezza stradale all’ambiente, dalla congestione del traffico veicolare al riequilibrio modale tra trasporti su gomma e su ferro, dagli oneri finanziari ai tempi di spostamento di merci e passeggeri. Ma il risultato finale dell’operazione sconta l’opinabilità dell’analisi tecnica e della stima previsionale, al punto che sono state avanzate molte e competenti critiche alla relazione.

Inoltre, il documento non tiene adeguatamente conto delle implicazioni di sistema dell’opera, inerenti i benefici per l’occupazione, lo sviluppo economico, l’interconnessione strategica tra Italia ed Europa; né delle ricadute negative di un’interruzione della Tav, in termini di penali contrattuali, affidabilità del sistema Paese, immagine internazionale dell’Italia. Questo significa che l’analisi costi-benefici rappresenta un utile elemento di giudizio ma, essendo tecnicamente opinabile, non può costituire un parametro vincolante dell’azione di governo e deve essere integrata con una valutazione politica della congruità dell’opera rispetto all’interesse nazionale. Di conseguenza, un corretto dibattito politico dovrebbe centrarsi sull’utilità dell’opera in assoluto, eventualmente revisionata, e sull’utilità relativa rispetto ai presunti costi complessivi, comprensivi dei contributi Ue.

Rispetto al primo aspetto, il miglioramento delle connessioni ferroviarie tra il nord Italia e il resto dell’Europa, con treni ad alta velocità sia per le merci che per i passeggeri, con un positivo impatto sulla sicurezza e l’ambiente, risulta oggettivamente utile e capace di migliorare il benessere complessivo della comunità, portando a ritenere infondate o propagandistiche le tesi di una sua “inutilità”. Sul secondo profilo, pur ammettendo come validi i risultati dell’analisi costi-benefici del ministero dei trasporti, il governo è chiamato ad effettuare una valutazione politica circa l’interesse dell’Italia a investire alcuni miliardi di euro per contribuire alla realizzazione di un’opera strategica per i collegamenti ferroviari con l’Europa, tenendo anche conto che la grande maggioranza dei cittadini italiani è favorevole all’opera.

Se i 5 Stelle si impunteranno nella loro opposizione alla Tav, nonostante la sua oggettiva utilità generale e l’opinabile quanto ridotta misura degli investimenti da effettuare, mostreranno di avere a cuore più gli interessi di partito che quelli nazionali. A quel punto la Lega potrebbe far saltare il tavolo del governo oppure tentare un piano B: reperire altrimenti quota parte dei fondi per gli investimenti della Tav, con il coinvolgimento prioritario di Francia e Ue e, in seconda battuta, delle regioni del nord Italia, interessate direttamente alla realizzazione dell’opera e supportate dal consenso popolare, nonché di investitori privati; e rilanciare la Tav con un nuovo piano finanziario, che eliminerebbe le critiche economiche dei 5 Stelle, i quali avrebbero non poche difficoltà a reiterare una contrarietà per ragioni ideologiche e non più economiche.

La Tav si deve fare ma c’è un piano B

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