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Come è noto, non esiste una procedura per uscire dall’euro. E nemmeno per essere cacciati dall’euro.

È proprio per questa ragione che Salvini & Co. si possono permettere il lusso di ignorare apertamente tutte le leggi, anche di rango costituzionale, che la manovra viola; oltre che tutte le voci che (in queste ultime settimane, da varie autorità, anche indipendenti) hanno segnalato la sua inadeguatezza: dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio alla Banca d’Italia, dal Fondo Monetario Internazionale alla Commissione Europea. Non avendo una nostra moneta, che con le ambiguità del governo sui conti sarebbe già colata a picco sui mercati finanziari, l’unico effetto è sullo spread. Ma chi se ne frega di questa parola straniera che evoca solo mercati cattivi, gretti speculatori, tecnocrazie complottiste e irrispettose della volontà del POPOLO SOVRANO?

Il gioco è chiaro: “noi non vogliamo uscire dall’euro”, dichiarano Salvini & Co.; ovvio, perché altrimenti i danni subiti dai cittadini italiani, quindi anche dai loro elettori, sarebbero così diretti ed ingenti che nessuno gli darebbe più il voto.

In questo modo, quei cattivoni di Bruxelles ‘bocciano’ (e sono in trappola: anche se volessero non potrebbero fare altrimenti, viste le regole della governance economica europea) le manovre (incostituzionali e contrarie a quanto unanimemente deciso a luglio in sede di Consiglio Ue, Italia compresa, oltre che oggettivamente inutili ai fini della crescita e dannose ai fini del sostegno allo stato sociale). Magari poi sono pure costretti a passare a maniere più forti, con l’avvio di una procedura d’infrazione contro il paese.

E Salvini & Co possono continuare a berciare contro l’Europa per raggranellare ulteriori consensi. In questo modo si alimenta sempre maggiore sfiducia sui mercati sulla tenuta dei conti del paese, ma soprattutto sulla sua permanenza nella moneta unica. E Salvini & Co. passano all’incasso alle varie tornate elettorali. Ma in questa visione c’è qualcosa che stona: perché se la Lega avanza ovunque, il M5S arretra. È vero che proprio l’arretramento induce magari ad approfittare al massimo di questa occasione per stare nella cabina di regia del paese; ma che senso ha starci per fare un favore alla Lega?

A meno che la strategia non sia affatto politica, ma biecamente speculativa: Salvini & Co. cioè potrebbero volere che il rendimento sui titoli di Stato aumenti, per lucrare un margine più elevato (nella certezza di non uscire dall’euro, scelta che il governo controlla) sui propri investimenti. Insomma, un modo per arricchirsi legalmente speculando contro il debito pubblico del paese, ossia sulle spalle degl’italiani.

Perché il bello dello spread è questo: per qualcuno è un rendimento (per chi si assume il rischio crescente di acquistarlo, soprattutto se si lascia intravedere un’Italexit, ma poi si sa perfettamente che non usciremo dalla moneta unica e che quindi non vi è alcun rischio); per altri un costo (i cittadini che condividono il debito pubblico e che prima o poi saranno chiamati, volenti o nolenti, ad onorarlo).

Insomma, il governo del popolo sta facendo un favore alla speculazione: probabilmente la propria. Questo spiegherebbe perché anche la nuova casta del M5S non cambi politica, vista la debacle elettorale.

Naturalmente qualcuno dovrà ripagare questo maggiore debito pubblico generato dallo spread, e quando il POPOLO SOVRANO si renderà conto di chi deve ringraziare crollerà il consenso per Salvini & Co. Ma a quel punto potrebbero aver già intascato abbastanza da rinunciare ben volentieri al governo del paese. Soprattutto con le conseguenze devastanti che lasceranno in eredità.

La tentazione speculativa

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