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A pochi giorni di distanza dal via libera americano per poter utilizzare le armi di manifattura statunitense contro bersagli siti sul suolo russo (ma solamente nella porzione di territorio prossima all’Ucraina nord-orientale e per scopi prettamente difensivi), le forze armate ucraine hanno confermato il primo attacco di questo genere. A darne notizia ufficiale, dopo che i video dell’avvenuto bombardamento erano già circolanti su alcuni canali social, è stato il vice presidente della commissione per la sicurezza nazionale, la difesa e l’intelligence del Parlamento ucraino Yehor Chernev. In una dichiarazione rilasciata martedì 4 giugno, l’esponente politico ucraino ha affermato che le forze di Kyiv avrebbero impiegato un High Mobility Artillery Rocket System (nome intero della più nota sigla Himars) per colpire e distruggere delle batterie di sistemi missilistici S-300 e S-400, normalmente utilizzati con funzioni contraeree ma recentemente impiegati da Mosca anche per colpire l’area della città ucraina di Kharkiv.

Per settimane, l’Ucraina ha esercitato un’aggressiva pressione sugli alleati occidentali affinché le consentissero di utilizzare le loro armi per colpire la Russia. L’Ucraina ha affermato che le truppe russe si stavano ammassando al confine e preparavano impunemente attacchi contro l’Ucraina. Ha inoltre citato l’urgenza di poter colpire gli aerei che sganciano le cosiddette bombe glide dall’interno del territorio russo e che si alzano in volo verso obiettivi in Ucraina, nonché di colpire basi militari, punti di comando e depositi di munizioni in Russia.

“Usiamo ogni incontro e ogni giorno per dare ai nostri guerrieri più possibilità”, ha scritto martedì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un post su Telegram. “Sono grato a tutti i partner che ci stanno aiutando nel modo in cui ne abbiamo bisogno e in tempo” riferendosi all’autorizzazione concessa dai partner occidentali ad impiegare l’equipaggiamento da loro fornito per colpire bersagli oltreconfine, dalle batterie missilistiche agli aerei in fase di decollo armati delle terribili glide bombs.

Ma altri aiuti potrebbero arrivare presto. Secondo un leak del Financial Times, il governo di Washington sarebbe pronto a fornire un prestito di 50 miliardi di dollari all’Ucraina che sarebbe rimborsato con i proventi dei beni russi congelati, ma a condizione che l’Unione Europea estenda le sanzioni contro Mosca a tempo indeterminato: le sanzioni del blocco europeo sui beni statali russi scadono automaticamente ogni sei mesi e devono essere rinnovate all’unanimità. Gli Usa vorrebbero che esse venissero rese permanenti fino alla fine del conflitto per “salvaguardarsi da potenziali obblighi di rimborso”; tuttavia, qualsiasi modifica richiederebbe l’approvazione unanime dei leader europei, compreso l’ungherese Viktor Orban, che fino ad ora si è rivelato in più occasioni uno scoglio difficile da aggirare.

La questione dovrebbe essere dibattuta durante una riunione virtuale dei ministri delle Finanze dell’Unione finalizzata a discutere della raccolta di fondi per Kyiv, e in seguito durante il vertice dei leader del G7 che si terrà in Italia la prossima settimana, dove gli Stati Uniti esploreranno forme consone per attuare questa manovra condividendo il rischio con i Paesi partner. Un’altra opzione paventata prevede che l’Unione Europea e gli altri Paesi del G7 emettano prestiti bilaterali all’Ucraina, garantiti dai profitti dei beni russi congelati nelle rispettive giurisdizioni.

 

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