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L’iniziativa energetica del Comitato Congiunto Italia-Giordania ha un doppio obiettivo: da un lato assicurare interventi diretti che rispondono agli accordi in vigore tra i due Paesi, dall’altro proseguire nel rafforzamento delle relazioni con un partner di primo piano nello scacchiere mediorientale, sia in riferimento alla contingenza della guerra a Gaza sia come potenziale interlocutore alla voce Piano Mattei. La mossa della energy-diplomacy, dunque, si inserisce nel quadro delle relazioni internazionali del governo Meloni e come occasione di ampliare azioni e prospettive in un’area delicata e decisiva.

I progetti di transizione energetica

Sette milioni dal Mase per due progetti di transizione energetica dal prossimo gennaio. Lo ha deciso la seconda riunione del Comitato Congiunto italo-giordano con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e l’autonomia energetica di Amman con due azioni: ottenere una riduzione delle emissioni e incassare anche un dividendo sociale, che porti un beneficio reale alla popolazione e ai servizi ad essa connessi. Il primo progetto riguarda il “Miglioramento dell’efficienza energetica negli ospedali pubblici attraverso il riscaldamento solare dell’acqua termica”: in 33 nosocomi pubblici verranno installati impianti solari per il riscaldamento dell’acqua. In secondo luogo l’Installation of Solar Water Heaters (SWHs) for Households in the Hashemite Kingdom of Jordan riguarda un contributo del 50% per installare impianti solari termici a dodicimila famiglie a basso reddito.

Risale al 2018 la cooperazione ambientale fra Italia e Giordania, che sta vivendo una fase di accelerazione anche grazie alla volontà del governo di far crescere la partnership tra Roma e Amman, dal momento che l’Italia pesa la Giordania come un paese stabile che può essere considerato un modello per l’intera macro area. Inoltre non va dimenticato che la Giordania è uno dei paesi più poveri d’acqua del pianeta, fattore che è unanimemente riconosciuto come uno dei principali ostacoli al suo sviluppo socio-economico: in questo senso si inserisce l’azione del Piano Mattei che alla voce acqua e agricoltura ha due delle sue azioni-obiettivo.

Il ruolo della Giordania

Un interlocutore affidabile nell’intera area che intreccia Mediterraneo, Africa e Medio Oriente, anche per via della capacità del Paese non farsi contagiare dal batterio della tensione presente nelle sue immediate vicinanze. Questa la considerazione italiana verso il player mediorientale. Il rapporto tra Giorgia Meloni e il Re Abdullah II di Giordania (3 incontri in 12 mesi) è solido e tocca un paese strategico alla voce geopolitica e Piano Mattei. Infatti nella concezione geopolitica italiana, Amman è esempio oggettivo di politiche moderate, di modernizzazione e liberalizzazione economica.

Tra l’altro il segretario generale della Nato, Mark Rutte, proprio oggi ha citato l’azione del governo italiano e il Piano Mattei a proposito di Amman: “Come sapete, stiamo aprendo un ufficio in Giordania e siamo molto attivi su questo fronte, perché non possiamo avere una situazione in cui, e qui cito la primo ministra italiana abbiamo cinesi e russi coinvolti in Africa e in altre parti della regione, e l’Occidente non è coinvolto lì”. L’occasione è stata la conferenza stampa di apertura della ministeriale Esteri della Nato, in cui Rutte ha osservato che l’alleanza deve essere attiva in quel settore, non estendendo l’articolo 5 ma “costruendo relazioni bilaterali, aiutando quando è necessario, come stiamo facendo attraverso la missione in Iraq, aiutando l’Iraq a costruire le sue forze di difesa nazionale”.

Il rapporto tra Italia e Giordania

Difesa, ambiente, energia e geopolitica sono i quattro punti che accomunano le relazioni tra Roma e Amman che si considerano parte di una rete di alleanze euromediterranee che, specificatamente sulla guerra a Gaza, ha deciso di dare un contributo sociale. Da tempo l’Italia si è resa protagonista dell’iniziativa umanitaria Food for Gaza, in collaborazione con l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, il Programma alimentare mondiale e la Federazione internazionale della Croce Rossa, per far giungere più cibo a Gaza. E la Giordania è stato uno dei primissimi paesi ad assicurare assistenza medica e alimentare alla popolazione della Striscia. Come da subito il re di Giordania ha dichiarato che il suo Paese non sarebbe diventato un campo di battaglia per nessuna delle parti coinvolte nello scontro tra Israele e Iran e che la protezione dei suoi cittadini e la sovranità restavano due obiettivi fondamentali.

Accordi e cooperazione

Ma ben prima dell’emergenza bellica mediorientale, Italia e Giordania hanno condiviso un visione in alcuni settori strategici. Come l’accordo bilaterale del 2018 sulla cooperazione italiana, quello sulla mutua assistenza in materia doganale e quello di conversione del debito, entrambi del 2012.

Inoltre la difesa e la geopolitica sono due ambiti di collaborazione precisa: nel gennaio 2023 si è svolta ad Amman la ventunesima edizione dei Bilateral Staff Talks tra Italia e Giordania, alla presenza di una Delegazione italiana guidata dal Generale di Brigata Alessandro Grassano, Vice Capo del III Reparto Politica Militare, e una Delegazione giordana guidata dal Colonnello Asem Mohammed Fawzi Hyasat, Assistant Chief of the International Cooperation Department of the Planning and Organization Directorate. Al termine del meeting è stato sottoscritto il Piano di Cooperazione per il 2023, documento che racchiude le singole attività bilaterali che le Forze Armate dei due Paesi terranno nel 2025.

Ambiente e Sicurezza

La Giordania nei giorni scorsi è stata protagonista del workshop organizzato dalla Fondazione Med-Or, con il supporto del Nato Science for Peace and Security Programme e Ingv, durante il quale si è sottolineato il cambiamento climatico come una sfida cruciale per la sicurezza globale, in particolare nel Mediterraneo allargato.

La Giordania, rappresentata dall’ambasciatore Kais Abu Dayyeh nell’evento di quella che da oggi è “Fondazione per l’Italia”, ha avuto un ruolo centrale nel workshop, illustrando le misure adottate per contrastare desertificazione e scarsità d’acqua, come la gestione delle risorse idriche e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Inoltre, il Regno hashemita, ospitando il liaison office della Nato, si conferma un partner strategico nell’area. L’evento ha rappresentato una piattaforma importante per il dialogo tra scienza e politica, promuovendo soluzioni integrate per gestire le crisi climatiche e rafforzando la cooperazione internazionale come pilastro per la sicurezza regionale e globale: ossia ha dimostrato gli obiettivi profondi del Piano Mattei.

Energia e transizione, così prosegue l'alleanza tra Italia e Giordania

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