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Quella dei centri di elaborazione dati, anche noti come data center, è una delle dimensioni principali della rivoluzione digitale che si sta sviluppando nel corso degli ultimi decenni. Trainata dalla crescente domanda di servizi digitali e dalla necessità di infrastrutture affidabili per supportare applicazioni critiche, numerose sono le aziende che hanno deciso di mettersi in gioco per offrire queste capacità. Una di queste aziende è Mediterra. La società, come suggerisce il nome stesso, vede nel bacino mediterraneo e nell’Europa del Sud in generale la sua area di riferimento, dove sviluppare le proprie infrastrutture e offrire ai consumatori dei servizi basati sulle loro esigenze.

All’inizio della storia dei data center, ad emergere come punto di riferimento per l’area geografica inscritta all’interno del triangolo Europa-Medio Oriente-Africa sono stati i cosiddetti “Flapd” (Acronimo che indica le città di Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino), tutte città di peso nel mondo digitale per via di fattori come la densità di popolazione, la densità di Pil e la densità di attori digitali; in una seconda fase, i data center si sono sviluppati nella cosiddetta area delle “tre M” (Milano, Marsiglia e Madrid), tre città con le stesse caratteristiche dei Flapd, ma più vicine geograficamente ai consumatori dell’Europa meridionale. Fino ad ora, Milano con il suo hinterland rimane il punto nevralgico dell’ecosistema digitale in Italia.

“Ma Milano è Milano, non é il Paese”, nota il ceo di Mediterra Emmanuel Becker, che ribadisce come la missione dell’azienda da lui guidata sia quella di portare i data center nelle tier 2 cities (ovvero in quei centri abitati che si collocano immediatamente dopo Milano per i fattori già menzionati in precedenza) di tutta Italia. Non a caso il primo investimento di Mediterra non è stato a Milano (dove si trova il suo quartier generale), ma a Roma, dove hanno rilevato la società CloudEurope, che già forniva i servizi di Ddata center puntando ad un impatto ambientale ridotto, grazie a soluzioni innovative e all’acquisto di energie green. Non a caso Cloud Europe è stato il primo data center a essere certificato Ansi/Tia 942 rating 4, ovvero il livello di certificazione massima.

Quello del tecnopolo tiburtino è solo il primo di una serie di Data Center che la società intende sviluppare dentro e fuori dal territorio italiano, così da creare un network diffuso in grado di ridurre la latenza e migliorare la velocità di trasferimento dei dati per offrire a utenti e aziende la massima qualità di connessione e di operatività. “La nostra mission è sostenere la diffusione dei Data Center nelle aree regionali per portarle sempre più vicino agli utenti che hanno l’esigenza di accedere al mondo del Cloud o dell’AI, ma che non risiedono nelle cosiddette Flapd,” spiega Becker,  “Questo approccio non rappresenta solo un miglioramento nella qualità e prossimità di accesso ai dati per gli utenti, ma si traduce anche in una importante riduzione dei costi immobiliari e nell’opportunità di costruire strutture più grandi e all’avanguardia, minimizzando i costi operativi”.

La missione di Mediterra va però oltre il semplice sviluppare un Premium Data Centers sul territorio, bensì quella di diventare un “digital magnet” di service provider del settore offrendogli determinati standard di efficienza, sicurezza e resilienza, così da accelerare la loro diffusione sul territorio nazionale. Avviando la transizione verso una nuova fase “diffusa” della rivoluzione digitale, con conseguenze tangibili per tutti, a partire dagli utenti stessi.

Tutto ciò arriva in un momento in cui l’Italia sta perseguendo proattivamente una propria Data Center Diplomacy, posizionandosi come un hub strategico per la digitalizzazione e la sostenibilità delle infrastrutture IT. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) spinge la migrazione della Pubblica Amministrazione verso il cloud, sottolineando la centralità dei data center nell’ecosistema digitale del Paese. Secondo la Italian Data Center Association (IDA), gli investimenti nel settore cresceranno di 5 miliardi di euro nei prossimi anni, sostenendo non solo l’innovazione tecnologica, ma anche lo sviluppo di modelli più sostenibili ed efficienti. L’attenzione si concentra su soluzioni avanzate per la riduzione dell’impatto ambientale, come il raffreddamento a immersione liquida e l’uso di energie rinnovabili, elementi cruciali per rispondere alle sfide della transizione energetica. Con un incremento previsto dell’occupazione nel comparto e un mercato in piena espansione, l’Italia si propone come un attore chiave nella geopolitica digitale, valorizzando l’integrazione tra infrastrutture digitali, sicurezza e sostenibilità.

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