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Domani 15 novembre, alla Scala c’è una prima eccezionale e su cui sono accesi i riflettori di tutto il mondo musicale mondiale: “Fin de partie – Scènes et monologues” di Gyōrgy Kurtag. I grandi templi della lirica la avrebbero forse posta all’inizio non alla fine della stagione, ma sino a pochi mesi fa c’erano dubbi se Kurtag (ultranovantenne e fragile, gran parte delle prove si sono svolte a Budapest ed il compositore non potrà essere presente alla prima) avesse completato l’opera.

Kurtag è uno dei maggiori compositori viventi. In seguito alla rivoluzione ungherese del 1956, fu costretto a rifugiarsi a Parigi dove ebbe la possibilità di studiare con Olivier Messiaen e Darius Milhaud. La sua fuga in Francia fu dovuta anche al duro regime estetico imposto dalla dittatura comunista, quando: molti lavori di Bartok Schōnberg, e la quasi totalità dei lavori di Stravinskij furono vietati in quanto in contrasto con i principi del realismo socialista. Quando la situazione in Ungheria cominciò a modificarsi, tornò in patria e lavorò come maestro accompagnatore presso l’Orchestra filarmonica nazionale di Budapest; nel 1967 ricevette la cattedra di pianoforte e in seguito anche di musica da camera nel prestigioso istituto in cui aveva studiato. Kurtag ha ricevuto, tra le tante onorificenze, il Leon d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia una dozzina di anni fa.

In Italia, la sua musica da camera è molto eseguita. Dei suoi lavori per il teatro, si conosce sopratutto Kafka Fragmente che ha debuttato nel nostro Paese alla Sagra Malatestiana di Rimini nel 2009, e si è vista a Roma (in una produzione di Denis Krief), si è vista ed ascoltata al Roma Europa Festival alcun anni dopo (in una differente produzione) e sarà di nuovo a Roma il 18 dicembre al Festival di Nuova Consonanza. È un’opera compiuta che richiede, per essere messa in scena, solo un soprano ed una violinista. Dura 50 minuti ed è strutturata in otto “scene” e quattro parti. Le “scene”, attenzione, non richiedono fondali e cartapesta: Kurtàg afferma che il luogo adatto per rappresentarla è una qualsiasi strada – “un’opera da strada”. A Rimini, Krief ha scelto un cantiere aperto nel semi-distrutto complesso degli agostiniani, corredato da proiezioni di incisioni di Kubin e di immagini di film dei tempi di Kafka e di Kurtàg. Le quattro parti (ciascuna frase viene dai diari e da lavori giovanili di Kafka) esprimono i timori ed i tremori del giovane di fronte alla “folla cittadina”.

“Fin de partie – Scènes et monologues” è anche il primo lavoro per il teatro musicale tratto da un testo del grande scrittore irlandese. Kurtag è stato attratto da Fin de Partie di Samuel Beckett sin da quando ne vide una rappresentazione nel 1957 a Parigi. Nel 1998, sempre a Parigi, nel quadro del Festival d’Autunno di musica contemporanea ha trionfato il suo lavoro ..pas à pas…nulle parte per baritono, trio a corde e percussioni su poesie di Beckett e massime di Chamfort. E’ allora che ha cominciato a lavorare, lentamente come è il suo stile, all’atto unico di un’ora e mezza che ha la prima mondiale alla Scala.

L’opera sarà diretta da Markus Stenz con la regia di Pierre Audi, coprodotta con Amsterdam, è al centro di una fitta rete di collaborazioni internazionali e milanesi, da Milano Musica al Piccolo Teatro.

A novantadue anni Kurtág applica il suo stile scarno, concentrato, intensamente espressivo al classico di Samuel Beckett del 1957: un avvenimento la cui portata non investe solo l’ambito musicale ma si estende ai territori del teatro e della letteratura.

Intorno a questo appuntamento attesissimo si è sviluppata una fitta rete di collaborazioni, milanesi e internazionali: l’opera è coprodotta con De Nationale Opera di Amsterdam e il lungo percorso di prove si è svolto, prima di giungere alla Scala, tra Amsterdam e il Budapest Music Center, residenza del compositore. In sala saranno presenti ospiti da tutta Europa, con una presenza senza precedenti della stampa internazionale.

A Milano, sotto l’egida del Comune, la 27° edizione del Festival Milano Musica, intitolata “György Kurtág. Ascoltando Beckett”, dedica 22 concerti dal 20 ottobre al 26 novembre al rapporto tra il grande scrittore e la musica, non solo di Kurtág.

Dal 23 ottobre al 4 novembre il Piccolo Teatro ha presentato Finale di partita nell’interpretazione di Glauco Mauri e Roberto Sturno diretti da Andrea Baracco, in una preziosa collaborazione tra grandi istituzioni culturali milanesi che è anche un confronto tra teatro di prosa e teatro musicale. Infine dal 21 ottobre presso il Museo Teatrale alla Scala è possibile visitare la mostra dal titolo “György Kurtág, Segni, giochi, messaggi” curata da Heidy Zimmermann, Cecilia Balestra e Franco Pulcini e realizzata in collaborazione con la Fondazione Paul Sacher di Basilea e Milano Musica.

La prima del 15 novembre sarà trasmessa in diretta stereofonica da Rai Radio3 e da Euroradio/EBU in Francia, Germania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Norvegia, Islanda, Ungheria, Serbia, Slovenia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Turchia, Australia.

Prima di ciascuna rappresentazione il professor Franco Pulcini terrà un incontro introduttivo presso il ridotto dei palchi con inizio alle ore 19.15. L’accesso è riservato ai possessori di biglietto per lo spettacolo.

(Foto: Ruth Walz)

Una prima di interesse mondiale a La Scala

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