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Se l’attacco di Trump alla Turchia era fatto per non colpire solo Ankara, dall’altra parte se ne sono accorti benissimo e, infatti, stanno rispondendo uno per uno. L’ultimo in ordine di tempo è l’emiro del Qatar, Sheikh Takim bin Hamad Al Than. Dopo un incontro con il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, è stato annunciato che Doha garantirà ad Ankara un pacchetto di aiuti economici da 15 miliardi di dollari, in parte sotto forma di investimenti stranieri diretti, in parte come depositi nelle banche turche. Denaro “solido”, destinato a rimanere nel Paese e che aiuta non poco Ankara, dopo che negli ultimi giorni si è assistito a una fuga dei capitali stranieri dai mercati nazionali.

Nei giorni precedenti, altri due importanti attori hanno fatto pervenire il proprio appoggio al presidente Erdogan. Il primo è stato Mosca, che per bocca del suo ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, che si trovava ad Ankara fino a ieri, ha detto chiaramente che la politica si Trump, fatta di sanzioni e atti economici, è illegittima e illegale, avvertendo che un atteggiamento simile non può avere lunga durata. Poi sono arrivate, ancora più forti, le parole dell’Iran, con il ministro degli Esteri di Teheran ha parlato di decisione “vergognosa” da parte degli Usa di raddoppiare i dazi sull’acciaio e l’alluminio turco, parlando di utilizzo delle sanzioni al posto della diplomazia e di atteggiamento bullistico.

Si tratta di una alzata di scudi non casuale. Il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi, gli occhi di noi europei, intendo, e rischiamo di essere schiacciati da questo Risiko di alleanze e nuovi assi, che ridefinirà inevitabimente la geopolitica del futuro.

Molti ricorderanno come lo scorso anno la Turchia prese le difese del Qatar, attaccato dal blocco Saudita che lo accusava di terrorismo. Era un chiaro segnale che l’ordine mondiale stava definitivamente cambiando. Doha ha in condivisione con l’Iran alcuni importanti giacimenti di gas naturale. L’Iran e l’Arabia Saudita si contendono il controllo del Medioriente del futuro e i loro alleati più importanti sono rispettivamente Mosca e Washington. La Turchia ha momentaneamente cambiato parte dalla quale stare. L’alleanza con Mosca è molto pragmatica e poco ideologica, a differenza di quella che aveva con l’occidente. Stando in asse con Teheran può sperare di indebolire l’Egitto e aumentare la sua influenza nel Mediterraneo. Cosa che fino a questo momento Erdogan ha cercato di fare con l’appoggio dei fratelli musulmani sparsi nella regione, ma che ha portato come unico risultato quello di far perdere alla Turchia l’immagine fedele e farle assumere quella di mina impazzita nel Mediterraneo. Fino al suo nuovo riposizionamento.

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