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Le missioni internazionali sono necessarie alla sicurezza dell’Italia. È la conferma del ministro della Difesa Elisabetta Trenta a una linea di governo che si era già delineata nelle ultime settimane, e che dissolve ogni dubbio sulle intenzioni del governo Conte circa una riduzione degli impegni all’estero. Nel corso di un’intervista al Tg5, la titolare del dicastero di via XX Settembre ha parlato anche di migranti e di leva obbligatoria. A inizio settimana, il ministro è stata tra l’altro in Libano, dove ha incontrato le massime cariche dello stato e presenziato alla cerimonia di cambio al comando della missione Unifil, che con il generale Stefano Del Col è tornata per la quarta volta sotto il comando italiano.

IL PERCHÈ DELLE MISSIONI INTERNAZIONALI

Fresca di visita istituzionale nel Paese del Vicino oriente, dove l’Italia è presente con circa 1.100 militari, il ministro è tornata sul tema delle missioni internazionali. Il contratto di governo Lega-M5S prevede una “rivalutazione sulla base dell’interesse nazionale”, ribadita anche dalla stessa Trenta nella presentazione delle linee programmatiche del proprio dicastero. Rivalutare dunque, e non ridurre, come in molti avevano temuto. Una strategia già dimostrata nei fatti: con il supporto alla missione in Niger, con l’annuncio su una missione di ricognizione nel sud della Libia e con il prosieguo del piano del precedente governo sull’Afghanistan, a favore di una riduzione progressiva, inizialmente dalle 900 alle 700 unità, e concertata con gli alleati. Ora, il nuovo segnale in tal senso: sulle missioni internazionali, “credo che il costo sia l’ultima cosa a cui dobbiamo pensare; prima occorre pensare al vantaggio”. E cioè al fatto che tali missioni riguardano “aree assolutamente instabili, che possono essere pericolose anche per l’Italia”. Ad esempio, ha aggiunto il ministro, “il terrorismo potrebbe arrivate da noi”, e per questo “è molto importante, anche per il nostro Paese, andare a cercare di stabilizzare” zone da cui la minaccia potrebbe diffondersi.

IL DOPPIO RUOLO DELLA DIFESA PER IL DOSSIER MIGRATORIO

Il ministro è intervenuta nuovamente anche sul tema delle migrazioni, per cui, ha spiegato, la Difesa svolge un doppio ruolo. Prima di tutto, “la Difesa deve contribuire, come fa già con la Marina, a controllare le migrazioni incontrollate”, che rappresentato un rischio anche perché “un terrorista potrebbe riuscire ad arrivare sulle nostre coste, e dunque in Italia, attraverso i barconi”, ha spiegato Trenta notando comunque che “si tratta di una percentuale molto bassa”. Poi, la Difesa svolge “un altro ruolo chiave: lavorare con i Paesi (di origine o di transito, ndr) e rafforzare le loro Forze armate perché siano in grado di controllare il terrorismo”. Da qui nasce d’altronde l’attivismo del dicastero Difesa nell’ambito di uno sforzo governativo che si è dimostrato piuttosto organico, e che ha visto viaggiare tra Libia, Tunisia ed Egitto anche i ministri di Interno ed Esteri Matteo Salvini ed Enzo Moavero Milanesi.

IL ROMANTICISMO DELLA LEVA OBBLIGATORIA

Infine, il riferimento alla leva obbligatoria: “un’idea molto romantica, che piace a tante persone, ma non al passo con i tempi”, ha detto il ministro della Difesa. Certo, il tema è ancora dibattuto e “se ne parla sempre molto bene”. Tuttavia, ha aggiunto, “i nostri soldati sono dei professionisti, e non abbiamo più le truppe che vengono dalle Alpi”. In altre parole, ha concluso il ministro Trenta, che ha già dimostrato di rivolgere particolare attenzione alle nuove forme di conflittualità (ibrida e cibernetica in testa) e alle nuove tecnologie, “non abbiamo più bisogno di tanti soldati tutti insieme”.

trenta

La leva obbligatoria, le migrazioni e le missioni internazionali secondo il ministro Trenta

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