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Ancora tensioni in Serbia, dove gli elettori torneranno alle urne questo fine settimana per un voto amministrativo in circa 70 fra città e Paesi, compresa la ripetizione del ballottaggio nella capitale Belgrado, dove il partito al potere è accusato di frode elettorale. Ma al di là del singolo caso, spicca la tendenza del costone balcanico ad essere assolutamente permeabile a influenze esterne e contaminazioni geopolitiche. Il Partito progressista serbo guidato dal presidente Aleksandar Vucic è dato favorito in vista del ballottaggio di domenica prossima, con l’obiettivo di consolidare ulteriormente una già vasta presa del potere, condita da ampie relazioni internazionali verso Oriente.

Qui Belgrado

Nonostante le divisioni e le divergenze, i partiti di opposizione proveranno a incrinare il dominio di Vucic ma con non molte possibilità di riuscita. Da due lustri il partito al governo controlla tutti i livelli di potere nel Paese, per cui se una delle grandi città finisse all’opposizione sarebbe comunque un successo.

Si è giunti a questo punto perché negli ultimi cinque mesi l’opposizione ha provato a dimostrare l’irregolarità sia nelle elezioni parlamentari nazionali che in quelle locali di Belgrado dello scorso dicembre. Secondo il Centro per la ricerca, la trasparenza e la responsabilità (Crta), “lo spettro delle gravi minacce ai diritti degli elettori e dei candidati comprende pressioni senza scrupoli sui cittadini, manipolazione dei registri elettorali, falsificazione delle firme per le liste, uso improprio dei dati personali dei cittadini e falsificazione della data di pubblicazione dei risultati elettorali nella Gazzetta Ufficiale”. Tutto ciò sarebbe stato architettato, secondo le accuse, per impedire all’opposizione di utilizzare il termine legale per presentare i relativi ricorsi alla Corte Costituzionale.

Le irregolarità

Secondo gli osservatori elettorali internazionali le scorse elezioni di dicembre si sono svolte in “condizioni ingiuste”, dettate dai vantaggi sistemici ottenuti dal partito al governo. Scorrendo il paper redatto dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, il voto è stato “guastato da dura retorica, pregiudizi nei media, pressioni sui dipendenti del settore pubblico e uso improprio delle risorse pubbliche”. Ci sarebbero stati anche dei brogli, causati dalla presenza di elettori provenienti da altre parti del Paese trasportati in autobus a Belgrado per votare per il partito al governo e registrati a indirizzi fasulli.

L’importanza dei Balcani

Perché la Serbia è un Paese chiave per il mantenimento della pace e della stabilità regionale? Perché il combinato disposto tra paniere di alleati e composizione del percorso verso l’esecutivo può essere utile per decrittare chi e come punta ad ottenere un dividendo geopolitico dalle tensioni nell’intera area balcanica. Belgrado è in cima a tali riflessioni, anche a causa dell’elevato flusso di investimenti esteri diretti nella regione, superando i sei miliardi di euro. Si tratta dell’anticamera a tutti i capitoli negoziali con l’Ue, al pari della vetrina rappresentata da Expo 2027, trampolino di lancio per il nuovo piano di crescita per i Balcani occidentali. Nello specifico Belgrado immetterà quasi 18 miliardi di euro per Expo 2027 tramite cui costruire nuove infrastrutture.

Il leader serbo, dunque, vero uomo forte del Paese, è impegnato sue due fronti: proseguire nel tentativo di far entrare la Serbia in Ue e restare legato a due alleati strategici per Belgrado, ma in antitesi a Bruxelles, come Russia e Cina.

Serbia, Vucic si piega al nuovo voto. Ma resterà al potere

Perché la Serbia è un Paese chiave per il mantenimento della pace e della stabilità regionale? Perché il combinato disposto tra paniere di alleati e composizione del percorso verso la composizione dell’esecutivo può essere utile per decrittare chi e come punta ad ottenere un dividendo geopolitico dalle tensioni nell’intera area balcanica

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