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Sarà a Taranto-Grottaglie il primo spazioporto italiano da cui potrebbero partire nel giro di due anni voli suborbitali e turisti spaziali. Per chi non potrà permettersi il costoso biglietto per un viaggio oltre l’atmosfera, ci potrebbe essere la più accessibile via di un simulatore che riproduce le sensazioni di una simile esperienza. Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) ha infatti incaricato l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) di attuare “tutte le azioni necessarie per realizzare e attivare la struttura entro il 2020”. Ad essere interessato è tutto il sistema-Paese, con una molteplicità di attori coinvolti e una grande varietà di ambiti applicativi che vanno dal trasporto aereo alla ricerca scientifica. Sebbene si parli di spazioporto civile, ad essere interessata è anche l’Aeronautica militare che, da sempre attenta al tema, potrebbe esse coinvolta nelle attività sperimentali.

LA PAROLE DI BATTISTON

“È stato messo in campo uno sforzo positivo – ha spiegato, fresco di conferma, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston – da parte della Cabina di regia per lo Spazio, dell’Enac, degli esperti del Mit, dell’Asi e della Difesa per analizzare tutti gli aeroporti italiani, per definire quale tra le infrastrutture fosse più indicata ad ospitare lo SpaceShipTwo della Virgin Galactic, attualmente unico sistema aereo in grado di raggiungere e superare il fondo dell’atmosfera”. “Con l’individuazione di Grottaglie è stata così portata a compimento un’attività che era stata chiesta circa 6 mesi fa nell’ambito della Cabina di regia – ha detto Battiston – raggiungendo un primo risultato nella strada del suborbitale in Italia”. Quanto ai futuri step da superare: “Gli accordi che Virgin Galactic e Altec hanno siglato nell’ultimo anno – ha aggiunto il presidente dell’Asi – gettano le basi industriali e collaborative per poter far nascere l’iniziativa pubblico-privata per sviluppare non solo lo spazioporto, ma anche per definire gli investimenti necessari e il business model adatto alla sostenibilità economica del progetto”. In prospettiva, ha assicurato Battiston, “si potranno realizzare nel nostro Paese anche elementi dei futuri spazioplani attraverso la filiera industriale nazionale”.

VOLI SUBORBITALI DALL’ITALIA

“L’intera opportunità di fare voli suborbitali dall’Italia si basa su tre pilastri e non si esaurisce al settore del turismo”, ci ha spiegato Vincenzo Giorgio, ad di Altec, la società dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e di Thales Alenia Space, che nel 2016 ha siglato un accordo con l’americana Virgin Galactic per studiare la possibilità di realizzare uno spazioporto in Italia e costruire un velivolo da operare nel nostro Paese. Primo, ha detto il manager, “la regolamentazione: oggi, in Italia, non abbiamo regole che consentono voli a queste altezze (fino a oltre i 100 chilometri, ndr)”. Su questo, “l’Enac sta lavorando con il supporto dell’Asi e di Altec”. Secondo, l’individuazione di un sito adatto da cui far partire gli spazioplani, una procedura passata per “la definizione di requisiti tecnici che vanno dal numero di giorni di pioggia e di nebbia, alla possibilità di individuare aree che si possono isolare durante il volo”. Così, nascerà “un’infrastruttura completa, con tanto di centro di controllo, centro di manutenzione del veicolo e tutto quello che gli sta intorno”, ha rimarcato l’ad. Terzo, infine, “la costruzione di un veicolo per eseguire le operazioni in Italia, di cui il memorandum of understanding tra Altec e Virgin Galactic”.

LE PROSPETTIVE

Chiuso ai voli civili da una quindicina d’anni, l’aeroporto “Marcello Arlotta” di Grottaglie è attualmente utilizzato come scalo cargo, gestito da Aeroporti di Puglia, con Enav in qualità di gestore del traffico aereo. La sua trasformazione in spazioporto avverrà con finanziamenti che potrebbero includere anche la partecipazione dei privati, un’eventualità tutt’altro che remota dato il grande interesse che suscita la prospettiva del turismo spaziale. Immaginate di voler provare il brivido di un volo oltre l’atmosfera, e di avere a disposizione i soldi per farlo (si parla di 250mila dollari). Preferiste partire dal bel mezzo del deserto o da Taranto, magari legando l’esperienza a un soggiorno nelle più belle città italiane? La risposta è semplice e rappresenta solo uno degli aspetti per cui l’Italia può davvero diventare un apripista del volo suborbitale in Europa. Tra l’altro, accanto ai voli veri e propri, potrebbe nascere un simulatore, “accessibile a tutti e in grado di far capire cosa si intende per volo suborbitale”, ha detto l’ad di Altec Vincenzo Giorgio. Tale struttura, ha aggiunto, “sarebbe particolarmente appetibile per i ragazzi, ma anche per chi ha interesse a intraprendere questo tipo di carriera, affiancando così finalità divulgative a quelle scientifiche”.

IL MODELLO DI BUSINESS

Per quanto riguarda il modello di business del nuovo spazioporto, “è ancora in costruzione”, ha spiegato Giorgio. L’ipotesi è affidarne la gestione a “chi è abituato a gestire una simile infrastruttura per voli sperimentali”. Altra possibilità, forse più adatta e “un po’ più complessa”, è “il coinvolgimento di attori istituzionali, commerciali, e di coloro che faranno le operazioni sui velivoli”. In altre parole, ha rimarcato il manager, si potrebbe prevedere “una gestione mista pubblico-privata con, ad esempio, la creazione di una società che si fa carico dell’intera struttura business e che gestisca sia l’infrastruttura dello spazioporto, sia il veicolo”. Potrebbe dunque essere una società ad hoc, nata dalla “collaborazione con il costruttore Virgin Galactic”, che comprenda “società italiane di gestione, la componente istituzionale italiana (anche Asi) e la filiera italiana che speriamo possa collaborare alla costruzione nel veicolo per quelle parti che si riterrà opportune, e di questo siamo in discussione con Virgin Galactic”.

SPAZIOPORTO DUALE

Insomma, potrebbe mancare davvero poco al primo volo suborbitale italiano. Nel frattempo, l’aeroporto di Grottaglie dovrebbe comunque restare destinato al cargo, un attività necessaria per mantenere lo scalo sostenibile anche nel passaggio a spazioporto, dato che (soprattutto all’inizio) i voli extra-atmosferici avrebbero una frequenza limitata. Nonostante la connotazione civile, inoltre, il suo sviluppo sarà seguito con attenzione anche dall’Aeronautica militare, particolarmente interessata al campo del volo suborbitale. L’obiettivo attuale è infatti la creazione di capacità nazionali che possano poi essere customizzate, con un coinvolgimento progressivo in fase di sperimentazione.

UN POLO TECNOLOGICO

Taranto-Grottaglie rappresenta d’altronde già un polo tecnologico di sperimentazione. Accanto all’aeroporto c’è lo stabilimento di Leonardo, il campione nazionale dell’aerospazio e difesa, che vi realizza da più di dieci anni sezioni di fusoliera dei Boeing 787 Dreamliner, tra l’altro in fibra di carbonio e materiali compositi, un esempio di Industria 4.0. All’interno dello scalo c’è poi il Grottaglie Airport Test Bed, la piattaforma aeroportuale e aerospaziale per la sperimentazione tecnologica dei voli a pilotaggio remoto, inaugurata a marzo del 2016.

GLI ATTORI COINVOLTI NEL SUBORBITALE

A tutto questo si aggiungerà dunque lo spazioporto, un tassello importante nel più ampio puzzle del volo suborbitale. Il settore si sta dimostrando particolarmente attraente, e a dimostrarlo c’è l’ampia partecipazione di soggetti nazionali: l’Asi, l’Aeronautica militare, l’Enac, i ministeri Miur e Mise, Altec, il Cira di Capua e infine in proiezione anche il settore industriale (dal campione nazionale Leonardo, alla società Vitrociset, fino a realtà come Sitael). D’altronde, si tratta di un campo che ha una molteplicità di ambiti applicativi, dal turismo al trasporto ad alte velocità, passando per la ricerca scientifica e per compiti di intelligence. Insomma, un campo in grande ascesa per cui il Paese si candida ad hub ideale nel Mediterraneo.

Così Grottaglie si prepara al primo spazioporto italiano

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