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Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il decreto-legge per rilanciare l’estrazione di materie prime presentato dal ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. Il nuovo decreto mira a rafforzare l’approvvigionamento delle materie prime, in particolare quelle considerate critiche, e a rilanciare il settore minerario italiano, che ha registrato un significativo declino, aumentando la dipendenza italiana da minerali provenienti da altre parti del mondo, in particolare dalla Cina, dall’Africa, dall’India e dal Sud America.

Dall’UE all’Italia

Il decreto italiano si inserisce in un quadro più ampio definito della strategia europea del Critical Raw Material Act (CRMA). Gli sviluppi geopolitici, le interruzioni della catena di approvvigionamento durante la pandemia di Covid e l’invasione dell’Ucraina hanno imposto un ripensamento strutturale della questione della resilienza delle materie prime e della catena di approvvigionamento. Con l’obiettivo di diversificare e promuovere nuove catene di approvvigionamento, l’Ue ha approvato a Marzo il cosi detto Critical Raw Material Act che mira ad aumentare delle capacità di estrazione nazionali, ridefinisce i partenariati internazionali sul tema, e potenzia il monitoraggio della catena di approvvigionamento. Il CRMA stabilisce tre target fondamentali da raggiungere entro il 2030: 10% del consumo annuale derivante da materiali estratti all’interno dell’Unione; 40% processato e lavorato nell’UE; 25% derivante da materiali riciclati.

Un nuova governance e le risorse in campo

Il decreto istituisce un nuovo sistema di governance, Comitato Tecnico per le Materie Prime Critiche e Strategiche (CITE), integrato il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Questo comitato avrà il compito di monitorare le filiere, valutare le scorte disponibili e redigere ogni tre anni un piano nazionale per le materie prime critiche. Sul piatto, il governo mette i soldi del fondo sovrano del Ministro per l’Impresa e il Made in Italy, un miliardo, per “sostenere progetti specifici e favorire la creazione di campioni nazionali”, secondo i ministri.
Significative sono inoltre le misure di accelerazione e semplificazione previste per la ricerca di materie prime critiche. Il punto di contatto presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica sarà incaricato di ricevere le comunicazioni relative ai permessi di ricerca, con un iter che consentirà l’avvio delle attività dopo soli 30 giorni dalla comunicazione. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e le Soprintendenze territorialmente competenti avranno il compito di vigilare e controllare i progetti strategici, con la possibilità di interrompere i permessi in caso di irregolarità.
Infine, viene istituito un Registro Nazionale delle Aziende e delle Catene del Valore Strategiche presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per un monitoraggio preciso delle esigenze nazionali.

Royalties per Stato

Per i nuovi progetti, i titolari delle concessioni minerarie dovranno versare allo Stato e/o alle regioni il valore di un’aliquota del prodotto, pari ad una percentuale compresa tra il 5% e il 7%. Questi fondi verranno poi destinati al Fondo nazionale per il Made in Italy per sostenere gli investimenti nella filiera delle materie prime critiche. Inoltre, e’ in programma un aggiornamento della carta mineraria nazionale oramai datata, considerando che analisi condotte da compagnie estere e dal Mimit hanno stabilito che in italia sono presente circa 15 dei 34 minerali più pregiati, in particolare litio e cobalto fondamenti per la produzione di batterie.

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