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Ci muoviamo, inevitabilmente, in una doppia esigenza: del ritorno a noi (alla ri-scoperta, scoperta continua, del chi siamo) e della comprensione e del governo del mondo-che-è. Entrambe queste esigenze ci appartengono e a entrambe abbiamo la responsabilità di guardare, senza l’ansia di risposte definitive. Ciò comporta, come ho detto, che,  se da un lato dobbiamo maturare visioni e immaginare scenari, dall’altro lato siamo chiamati a guardare dentro di noi, alle nostre complessità e imprevedibilità; perché se il mondo non è solo la nostra “proiezione globale” (non siamo soli), il destino del mondo stesso dipende anche dall’agire di ciascuno di noi. In buona sostanza, dobbiamo considerare, nelle nostre analisi nella realtà, e nella prospettiva del progetto di civiltà, l’importanza crescente del fattore umano.

Siamo in una situazione, scrive Giorgio Nardone (Sette argomenti essenziali per conoscere l’uomo, Ponte alle Grazie 2017, pag. 5), nella quale nessuno può illudersi di conoscere l’intero scibile umano. E, continua Nardone, la ricerca dell’essenza ha lasciato il passo alla conoscenza quantitativa, ossia alla misurazione delle cose sulla base della loro quantità numerica e non più della loro capacità qualitativa.

Concordo pienamente con quanto scrive Nardone (Sette argomenti essenziali per conoscere l’uomo, Ponte alle Grazie 2017, pag. 9): Niente è neutrale e perfettamente cristallino. Questo non deve stupirci, poiché è un effetto della complessità delle dinamiche messe in atto dall’uomo nello sviluppare le proprie capacità di manipolare e gestire la realtà. Insomma, conoscerci e conoscere significa ri-fletterci in noi e nella realtà, ben sapendo che ci immergiamo in complessità profondissime che noi stessi, al contempo, contribuiamo a creare e che ci troviamo a com-prendere, comprendere e cercare di governare (a cominciare da noi stessi).

Continua Nardone (Sette argomenti essenziali per conoscere l’uomo, Ponte alle Grazie 2017, pag. 16): potremmo dire che “si nasce e si evolve”, purtroppo senza poter prevedere la direzione dell’evoluzione (…). anche le variazioni genetiche il più delle volte risultano casuali. E questo è ciò che da sempre maggiormente spaventa l’uomo: il fatto di non poter avere il controllo totale della propria e altrui realtà. Qui entra in gioco il fattore della imprevedibilità che, ben lo sappiamo, oggi è diventato un fattore geostrategico rilevante per il suo “utilizzo” anche in termini di minacce e di rischi asimmetrici.

(…) siamo il frutto di Nature-Nurture (natura e nutrimento), ossia l’effetto di predisposizioni naturali e di nutrimento sociale-ambientale ed esperienziale, con un ampio fattore di casualità e imprevedibilità nonostante le più avanzate metodiche di controllo psicologico: così scrive Giorgio Nardone (Sette argomenti essenziali per conoscere l’uomo, Ponte alle Grazie 2017, pagg 18-19). Per vivere, in sostanza, dobbiamo fare pace con ciò che siamo; il progetto di civiltà non può che ri-partire da questa consapevolezza.

Ri-partire dal fattore umano

Ci muoviamo, inevitabilmente, in una doppia esigenza: del ritorno a noi (alla ri-scoperta, scoperta continua, del chi siamo) e della comprensione e del governo del mondo-che-è. Entrambe queste esigenze ci appartengono e a entrambe abbiamo la responsabilità di guardare, senza l’ansia di risposte definitive. Ciò comporta, come ho detto, che,  se da un lato dobbiamo maturare visioni e immaginare scenari,…

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