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Mentre la nave “Seliger” s’è avvicinata al luogo dell’incidente, nelle acque delicate del Mediterraneo orientale, per recuperare i resti dell’Il-20, il ministero della Difesa russo ha diffuso un report per ricostruire l’abbattimento del pattugliatore, parte del contingente inviato da Mosca in Siria.

Israele ha respinto al mittente le accuse, sostenendo che la ricostruzione russa non è credibile, e seguendo la propria linea: l’aereo è caduto perché la contraerea siriana ha clamorosamente sbagliato obiettivo, centrando il velivolo alleato.

Secondo quanto affermato dai generali guidati dal fedelissimo putiniano, Sergei Shoigu, l’aereo è precipitato in mare per colpa degli israeliani, che in quegli stessi minuti stavano compiendo una delle circa duecento missioni con cui dal 2012/2013 hanno colpito passaggi di armi iraniane ai gruppi sciiti nemici dello stato ebraico attivi in Siria.

Un’uscita che apparentemente non si allinea con la posizione immediatamente presa da Vladimir Putin, che ha subito cercato di moderare i toni e affrontare la questione con calma: ma i 15 morti tra l’equipaggio pesano, e Mosca deve creare uno schermo alle critiche interne. Putin soffre un calo di consensi, ha problemi legati a questioni economiche che stridono con l’oneroso impegno siriano, e non può permettersi di far tornare in patria figli della Russia dentro alle bare (è già successo qualcosa del genere con le perdite dichiarate e con l’uso di contractor per abbassarne il numero).

Una “negligenza criminale”, ha detto il generale Igor Konashenko, portavoce del ministero, presentando il rapporto russo con cui Israele è accusato di aver deliberatamente fuorviato Mosca, avvisando il comando russo alla base Hmeimim di Latakia con informazioni sbagliate in modo da non poter portare l’Il-20 in un luogo sicuro durante il raid. Per i russi non è vero che il pattugliatore è stato colpito dalla sbadataggine della contraerea siriana mentre i cacciabombardieri israeliani stavano già  rientrando — versione ufficiale diffusa da Gerusalemme. Sono stati gli aerei della Israeli Air Force a indurre in errore le difese aeree del regime, hanno usato l’Il-20 come scudo, hanno penetrato il sistema di comunicazione tra siriani e russi (questo lo scrive la Tass), e per questo il fuoco della contraerea assadista l’ha centrato.

“L’Iaf non si è nascosta dietro a nessun aereo e gli aerei israeliani erano nello spazio aereo israeliano al momento dell’abbattimento dell’aereo russo”, replica Gerusalemme.

Konashenko alza il livello, e arriva ad affermare che questo comportamento è “estremamente ingrato” con tutto quello che la Russia ha fatto per Israele e per gli ebrei. Poi ha aggiunto che Mosca ha pure lavorato, secondo richiesta israeliana, per far ritirare le forze iraniane dalle fasce limitrofe alle alture del Golan (il generale fornisce i numeri: oltre mille miliziani filo-iraniani, 24 lanciarazzi multipli, e 145 altri pezzi di artiglieria spostati a 140 chilometri dai territori contesi sul confine israelo-siriano perché Gerusalemme era disturbato da un presenza ostile così vicina). In più, dice, i russi stanno anche preservando i siti ebraici nei pressi di Aleppo e poi cita un episodio in cui un militare russo è rimasto ferito dai miliziani dell’Is durante le ricerche coordinate dei resti di uomini israeliani finiti vittime di precedenti operazioni.

Su Haaretz, in un’analisi sull’accaduto, Amos Harel ha spiegato che c’era da aspettarsi questa presa di posizione da parte di Mosca, lo schiaffo subito è stato troppo duro, ma se questo cambierà la relazione con Israele dipenderà solo da Putin.

Mosca d’altronde, con le criticità legate all’intervento in Siria, non può permettersi di accusare il suo principale alleato come responsabile per l‘incidente (anche se pure la Russia dice che a colpire il proprio aereo è stato un missile lanciato dai siriani, ma così dicendo scarica le colpe da Damasco). Però, quello che è interessante è che il Cremlino non accusa direttamente il governo israeliano, ma incolpa la negligenza e la poca professionalità delle forze aeree: è probabilmente un modo per tenere ancora moderato il livello del confronto — aspetto che nasconde anche quanto l’attuale dialettica sia più che altro a uso interno.

Nella ricostruzione russa ci sono cose che non quadrano: per esempio dicono di aver avuto solo un minuto di preavviso sul raid, ma Israele non ha dichiarato di aver fornito un tempo molto più lungo. Poi pare strano che la squadriglia israeliana possa aver sfruttato il solo Il-20 come copertura ed è pure illogico che abbiano fornito coordinate diverse dal luogo del raid: perché dovrebbe averlo fatto adesso, dopo che è da tre anni che tutte le comunicazioni tra russi e israeliani sulla Siria funzionano alla perfezione? Non c’è nessun genere di presupposto.

Israele non ha nessun interesse nel modificare i suoi rapporti con la Russia, perché ha come interesse strategico sulla Siria, pubblicamente dichiarato, colpire i trasferimenti di armi ai gruppi amici dell’Iran come Hezbollah (partito/milizia libanese che odia a livello ideologico-esistenziale lo stato ebraico). Gerusalemme sa che Teheran non smetterà di sfruttare la cortina fumogena offerta dal conflitto siriano per armare i suoi proxy, E dunque, manca appunto il presupposto logico: che interesse avrebbe Israele a crearsi problemi operativi con la Russia, che ha la più importante forza aerea in Siria, dopo anni che Mosca gli ha concesso di far tutto ciò che vuole?

Soprattutto sapendo che ci sono in programma certamente altre operazioni contro l’Iran. I militari israeliani, nella dichiarazione con cui hanno ribattuto al report russo, hanno detto che Israele non fermerà i suoi attacchi contro obiettivi iraniani in Siria: “L’Idf continuerà a operare in conformità con le direttive del governo israeliano contro i tentativi incessanti dell’Iran di stabilirsi in Siria e armare Hezbollah con armi letali e accurate”. Nello statement si sottolinea anche l’importanza della cooperazione con la Russia.

Saranno i prossimi giorni, attraverso le evoluzioni sul campo, e le posture assunte dai governi, soprattutto da Putin, e al netto della propaganda da entrambi i fronti, a chiarire il futuro di questo centrale equilibrio russo-israeliano.

 

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