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Combattere e avanzare allo stesso tempo. Non sarà un mandato facile quello di Sergio Costa (nella foto) il generale dei Carabinieri chiamato a guidare il ministero dell’Ambiente (qui la fotogallery) e già combattente di prima linea contro le ecomafie, scempio della Terra dei fuochi su tutti. Perché se è vero che l’Italia ha bisogno di sconfiggere certi fenomeni criminali che chiamano direttamente in causa l’ambiente, è anche vero che c’è da gestire un cambiamento energetico i cui ingranaggi sono in moto da tempo. E cioè il passaggio dalle energie fossili alle rinnovabili. Non proprio un gioco da ragazzi per un Paese che non ha mai conosciuto l’indipendenza energetica

Ieri Costa ha dettato una sorta di linea guida della sua azione del suo dicastero. E cioè, lotta alle ecomafie, economia circolare, tutela del territorio e dei parchi e delle aree marine, azioni efficaci per il clima. “Essere parte di questo governo, del governo del cambiamento, è insieme un grande onore e un onere. Ne sento tutta la responsabilità”, ha scritto il neo-ministro Costa sul Blog delle Stelle”.

“Il mio primo pensiero è alla Terra dei Fuochi e a tutte le terre dei fuochi in Italia. Finalmente, dopo una vita trascorsa a denunciare problemi, è arrivato il momento di portare soluzioni. È arrivato il momento di far compiere all’Italia la transizione verso la sostenibilità e di invertire il paradigma economico puntando davvero, realmente, all’economia circolare. È un momento storico e avremo bisogno di tutti, associazioni, comitati, imprese sane, tutti i cittadini per portare a termine questo importantissimo compito”, conclude il ministro dell’Ambiente.

Due concetti in poche righe, lotta al crimine e sviluppo. Ed è proprio su quest’ultimo che Ermete Realacci, padre dell’ambientalismo italiano, esprime qualche perplessità. Perché combattere le ecomafie è giusto, anzi sacrosanto, “ma mi piace pensare a un concetto di ambiente e di ambientalismo che sia più ampio. Picchettare un’azione di governo solo sulla legalità può essere riduttivo e non sufficiente per un Paese alle prese con una transizione storica”, spiega Realacci, raggiunto da Formiche.net di ritorno da un meeting nel beneventano con i vertci di Legambiente.

“Oggi serve una visione ammpia, perché ambiente vuol dire sviluppo, economia, rinnovabili, non solo lotta ai reati. Attenzione dunque, Costa, che stimo e considero una gran brava persona, dovrà necessariamente allargare lo sguardo, fare molto di più insomma. Lo chiede il Paese ma lo chiede anche l’Europa. In Italia ci sono tante idee, tante proposte, serve una mentalità aperta per apprezzarne a pieno il contributo”.

Il messaggio di Realacci è chiaro. Lo sviluppo è più importante della lotta al crimine fine a se stessa. “Costa la sua materia la conosce fin troppo bene. Ma è proprio questo il problema. Fare il ministro dell’Ambiente vuol dire avere competenze a 360 gradi, è difficile pensare di affidare a un generale lo sviluppo della green economy. La lotta ai reati, alle ecomafie, non può riassumere l’intera politica ambientale. La mia perplessità è proprio questa. Si rischia di restringere troppo il campo”.

Costa può essere il ministro dello sviluppo sostenibile. Parola di Realacci

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