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Investire sulla scuola e sull’università per creare nuovi e più qualificati posti di lavoro per gestire la quarta rivoluzione industriale. E ancora, capire quanto potranno e dovranno essere utilizzate le rinnovabili. La forza primaria della competizione industriale? L’innovazione tecnologica, scientifica ed ecologica e non la globalizzazione.

Conversazione con Gianni Bessi, consigliere regionale del Pd, a margine della manifestazione dedicata all’energia rinnovabile che si è tenuta a Ravenna il 14 e 15 marzo con il patrocinio del ministero dello Sviluppo Economico.

Quest’anno al Rem di Ravenna, l’evento dedicato all’energia rinnovabile, si è parlato di quarta rivoluzione industriale e dell’era dei ‘Big data’. Una sfida non da poco: qual è il suo punto di vista al proposito?

Ritengo che sia un passaggio che non possiamo mancare, intendo come sistema Paese, se non vogliamo restare marginali. È bene che si moltiplichino appuntamenti come Rem perché così ci si può confrontare su quali scelte vanno compiute per non restare indietro.

Ce ne dica una.

Dobbiamo sostenere la formazione dei nostri giovani, seguendo modalità che da tempo sono utilizzate con successo in molti Paesi d’Europa. Abbiamo bisogno di ricercatori, di tecnici, di scienziati. Investendo sulla scuola e sull’università si possono formare i tecnici e gli esperti di domani, quelli che dovranno, e sapranno, gestire la quarta rivoluzione industriale.

Un evento che avrà bisogno di enormi quantità di energia…

Infatti. Ed è per questo che il settore energetico è diventato strategico. Se guardiamo al mondo oggi, vediamo che molte scelte di geopolitica hanno come elemento sotteso proprio le modalità dell’approvvigionamento energetico. Di questo si è parlato a Rem, cioè di come dovrà essere il futuro energetico sostenibile e green, di quanto potranno e dovranno essere utilizzate le rinnovabili, dell’aumento dell’efficienza e della diminuzione dei costi.

Da molto tempo lei sostiene che l’unica transizione percorribile è quella che vede un mix energetico di gas naturale e rinnovabili.

E lo confermo. Anzi, proprio gli incontri di Rem 2018 hanno confermato che questa è la migliore strada percorribile. Per diversi motivi. Il primo è che il gas naturale è la più pulita delle fonti fossili. La seconda è che in Italia abbiamo competenze di livello internazionale per gestire una transizione che si basi su questi due pilastri. Senza dimenticare che l’Adriatico continua a essere potenzialmente un grande giacimento di gas. Finora abbiamo “deciso” di non utilizzarlo per tutta la sua potenzialità, ma oltre ad aiutare la bilancia dei pagamenti ci permetterebbe di sostenere un settore, quello dell’oil&gas, che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone.

Lei insiste sull’importanza della tecnologia per lo sviluppo del settore energetico.

Guardi, ritengo che oggi la forza primaria della competizione industriale sia l’innovazione tecnologica-scientifica-ecologica e non la globalizzazione. E in Italia possiamo schierare eccellenze di profilo internazionale. Un esempio è il supercomputer Hpc4 di Eni, il più grande centro di calcolo italiano del settore industriale. Una tecnologia che è in grado di scoprire giacimenti di petrolio o gas, come ha fatto con quello di Zohr, una montagna di 900 miliardi mc in Egitto.

Esiste quindi già una strada tracciata per il futuro energetico italiano e basta solo percorrerla?

Ovviamente c’è bisogno della volontà politica di farlo. Ma la risposta è sì. Esiste un’Italia (che spesso la politica o i media non conoscono) che ‘non ti aspetti’, che è formata da persone che sanno fare bene il proprio lavoro e che tutti i giorni aiutano il progresso a compiere un passo in avanti. Come è stato sottolineato a Rem dai rappresentanti dell’industria digitale, delle grandi società energetiche, delle aziende di impiantistica e del mondo accademico la transizione energetica sostenibile non può fare a meno dell’innovazione, della ricerca e sviluppo. È una rivoluzione che si sta compiendo e a cui bisogna partecipare.

rinnovabili

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